Gli indigeni brasiliani che lottano per salvare le terre ancestrali da una mega-diga (PETIZIONE)

Un antico popolo indigeno, i Munduruku, si batte contro il progetto di una mega-diga che, se realizzata, lo costringerà ad abbandonare per sempre le proprie terre ancestrali. E Greenpeace ha lanciato una petizione per sostenere le sue ragioni e proteggere quello scrigno di biodiversità che è la foresta amazzonica.

Un antico popolo indigeno, i Munduruku, si batte contro il progetto di una mega-diga che, se realizzata, lo costringerà ad abbandonare per sempre le proprie terre ancestrali. E Greenpeace ha lanciato una petizione per sostenere le sue ragioni e proteggere quello scrigno di biodiversità che è la foresta amazzonica.

Sfrattati, discriminati, costretti a vivere ai margini della società, talvolta persino uccisi: da mesi vi raccontiamo le persecuzioni di cui sono vittime gli indigeni in diverse aree del mondo, dall’ Africa all’America Latina.

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Domani, 25 giugno, la fiaccola olimpica arriverà a Dourados, nello stato brasiliano del Mato Grosso do Sul, proprio dove il popolo dei Guaranì rischia di scomparire a causa di anni di violenze e persecuzioni. E sarà proprio un indigeno, Rocleiton Ribeiro Flores, a portare la fiamma, un simbolo di pace e di rispetto reciproco in una terra in cui si vive ogni giorno una realtà ben diversa.

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E così, un momento dovrebbe essere di festa, finisce per riportare alla memoria le tante ingiustizie subite dalle popolazioni indigene del Brasile, perseguitate da decenni da chi vorrebbe impossessarsi delle loro terre, per sfruttarne le innumerevoli risorse o per trasformarle in pascoli e piantagioni.

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Basti pensare che, mentre i Guaranì vivono assediati dai latifondisti, diverse centinaia di chilometri più a nord il popolo amazzonico dei Munduruku lotta strenuamente per impedire la costruzione della diga di São Luiz do Tapajós, che comporterebbe la distruzione del suo territorio ancestrale. I Munduruku sono un gruppo indigeno composto da circa 12.000 persone, che vive da generazioni nei dintorni del fiume Tapajós, un affluente del Rio delle Amazzoni, nel cuore della foresta.

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Le loro esistenze dipendono in tutto e per tutto dal fiume, che permette loro di procurarsi il cibo e di spostarsi e con il quale vivono da sempre in una sorta di simbiosi. La costruzione della diga, contro cui i Munduruku combattono da ben tre decenni, comprometterebbe tale armonia, finendo per distruggere il loro territorio, il loro stile di vita e le loro tradizioni, oltre a disboscare e ad allagare un’ampia porzione di foresta, con tutto quello che ne consegue in termini di emissioni e di perdita di biodiversità.

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Per questo i Munduruku chiedono al Governo Brasiliano il riconoscimento ufficiale delle loro terre ancestrali, in modo da poterle proteggere per sempre dallo sfruttamento indiscriminato. Un appello a cui si unisce Greenpeace, esortando il Governo di Brasilia a rinunciare ai mega progetti a favore di alternative più sostenibili, come l’eolico e il solare.

Se vuoi firmare la petizione in difesa dei Munduruku e della foresta, clicca qui.

Lisa Vagnozzi

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