TTIP Leaks: ecco quali sono i rischi per clima, ambiente e sicurezza dei consumatori

TTIP, quali sono i rischi del trattato commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea? L’accordo sta avvenendo in segreto, una procedura che non permette ai cittadini di essere informati su ciò che sta accadendo e che potrebbe mettere a rischio il futuro dell’economia, della società e del pianeta.

, quali sono i rischi del trattato commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea? L’accordo sta avvenendo in segreto, una procedura che non permette ai cittadini di essere informati su ciò che sta accadendo e che potrebbe mettere a rischio il futuro dell’economia, della società e del pianeta.

Ecco però che Greenpeace Olanda è riuscita a pubblicare online parte dei testi dei negoziati dell’accordo sul sito web TTIP Leaks, con l’obiettivo di promuovere un dibattito informato su un trattato di cui si discute troppo poco e che riguarda quasi un miliardo di persone tra Europa e Usa.

“È ora di far luce sul TTIP. Con questi negoziati segreti rischiamo di perdere i progressi acquisiti con grandi sacrifici nella tutela ambientale e nella salute pubblica. Questi documenti svelano che la società civile aveva ragione a essere preoccupata. Fermiamo i negoziati e cominciamo a discuterne pubblicamente” – ha dichiarato Federica Ferrario, di Greenpeace Italia. “Sapevamo che la posizione dell’UE non era bella, ora possiamo vedere che la posizione degli Stati Uniti è addirittura peggio. Un compromesso tra i due sarebbe inaccettabile”.

Secondo Greenpeace nel TTIP esistono 4 aspetti davvero preoccupanti dal punto di vista della tutela dell’ambiente e dei consumatori.

Tutele ambientali acquisite da tempo sembra siano sparite

Nessuno dei capitoli che Greenpeace ha visionato fa alcun riferimento alla regola delle Eccezioni Generali (General Exceptions). Questa regola, stabilita quasi 70 anni fa, compresa negli accordi GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) della World Trade Organization (WTO – in italiano anche Organizzazione Mondiale per il Commercio, OMC) permette agli stati di regolare il commercio per proteggere la vita o la salute umana, animale o delle piante” o per la conservazione delle risorse naturali esauribili. L’omissione di questa regola secondo Greenpeace suggerisce che entrambe le parti stiano creando un regime che antepone il profitto alla vita e alla salute umana, degli animali e delle piante.

La protezione del clima sarà più difficile con il TTIP

Gli Accordi sul Clima di Parigi a parere di Greenpeace chiariscono un punto: dobbiamo mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5 gradi centigradi per evitare una crisi climatica che colpirà milioni di persone in tutto il mondo. Il commercio non dovrebbe essere escluso dalle azioni sul clima. Ma Greenpeace ha notato che non c’è alcun riferimento alla protezione del clima nei testi ottenuti.

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La fine del principio di precauzione

Il principio di precauzione, inglobato nel Trattato UE, secondo quanto comunicato da Greenpeace non è menzionato nei capitoli sulla “Cooperazione Regolamentare”, né in nessuno degli altri 12 capitoli ottenuti. D’altra parte, la richiesta USA per un approccio “basato sui rischi” che si propone di gestire le sostanze pericolose piuttosto che evitarle, è evidente in vari capitoli. Questo approccio, a parere di Greenpeace, mina le capacità del legislatore di definire misure preventive, per esempio rispetto a sostanze controverse come le sostanze chimiche note quali interferenti endocrini (c.d. hormone disruptors).

Porte aperte all’ingerenza dell’industria e delle multinazionali

Greenpeace ha sottolineato che mentre le proposte contenute nei documenti pubblicati minacciano la protezione dell’ambiente e dei consumatori, il grande business ha quello che vuole. Le grandi aziende ottengono garanzie sulla possibilità di partecipare ai processi decisionali, fin dalle prime fasi. Se la società civile ha avuto ben poco accesso ai negoziati, i documenti mostrano che l’industria ha avuto una voce privilegiata su decisioni importanti.

Secondo Greenpeace i documenti pubblicati mostrano che l’UE non è stata trasparente rispetto a quanto grande sia stata l’influenza dell’industria. Il rapporto pubblico reso noto di recente dall’UE ha solo un piccolo riferimento al contributo delle imprese, mentre i documenti citano ripetutamente il bisogno di ulteriori consultazioni con le aziende e menzionano in modo esplicito come siano stati raccolti i pareri delle medesime.

“Chi ha cura delle questioni ambientali, del benessere degli animali, dei diritti dei lavoratori o della privacy su internet dovrebbe essere preoccupato per quel che c’è in questi documenti. Si confermano le forti obiezioni della società civile e di milioni di persone che in tutto il mondo hanno protestato contro il TTIP, che non è altro che un grande trasferimento di poteri democratici dai cittadini al grande business. Chiediamo a tutti i rappresentanti eletti, alla società civile, ai cittadini di leggere questi documenti e di impegnarsi in un dibattito approfondito” – ha aggiunto Ferrario.

I documenti pubblicati da Greenpeace Olanda constano di 248 pagine in un linguaggio legale tecnicamente complesso: 13 capitoli di “testo consolidato” del TTIP più una nota interna dell’UE sullo stato del negoziato (Tactical State of Play of TTIP Negotiations – March 2016).

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Greenpeace Olanda ha lavorato con il rinomato network di ricerca tedesco di NDR, WDR and Süddeutscher Zeitung. Fino ad ora i rappresentanti eletti avevano potuto vedere parte di questi documenti in stanze di sicurezza, con guardie, senza consulenti esperti e senza poterne discutere con nessuno. Con questa pubblicazione, secondo l’associazione ambientalista, milioni di cittadini hanno la possibilità di verificare l’operato dei propri governi e discuterne con i loro rappresentanti.

Per fermare il TTIP, tutelare i diritti e i beni comuni e costruire un altro modello sociale ed economico, equo e democratico, Greenpeace, insieme alla coalizione italiana #StopTTIP invita tutti a un grande appuntamento nazionale che si svolgerà sabato 7 maggio 2016 a Roma.

Per saperne di più leggi il documento di Greenpeace su TTIP Leaks.

Firma qui la petizione di Greenpeace per dire stop al TTIP.

Marta Albè

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