Barriera corallina: 5 cose da sapere sullo stato di salute secondo Greenpeace

Come sta la barriera corallina? È in costante pericolo o è sufficiente quello che si sta facendo? Da Greenpeace affermano che la barriera corallina sia bisognosa di un piano di protezione più adeguato rispetto a quello appena stilato dal governo australiano e dal governo dello stato di Queensland insieme.

Come sta la barriera corallina? È in costante pericolo o è sufficiente quello che si sta facendo? Da Greenpeace affermano che la barriera corallina sia bisognosa di un piano di protezione più adeguato rispetto a quello appena stilato dal governo australiano e dal governo dello stato di Queensland insieme.

Il Reef 2050 Plan sarebbe infatti insufficiente e, addirittura, consentirebbe ancora una volta massicce espansioni delle estrazioni di carbone e dei porti carboniferi. A pochi giorni dalla sua diffusione, Greenpeace descrive così in cinque punti quali sono i pericoli che corre una delle più affascinanti e importanti, ma al contempo minacciate, aree del Pianeta.

1. La somma tra fenomeni di origine naturale e attività umane, come per esempio le estrazioni minerarie, l’agricoltura, le attività portuali, i trasporti, il turismo, la pesca, la crescita urbana e lo sviluppo industriale, ha causato negli ultimi 27 anni la scomparsa di oltre il 50% della copertura di coralli e al deterioramento di 24 dei 41 “indicatori di qualità” relativi allo stato di salute della barriera;

2. la minaccia più immediata per la Grande Barriera Corallina proviene dal progetto di espansione del porto carbonifero di Abbot Point, piano avvallato dal governo australiano e che avrebbe in programma l’aggiunta di un ulteriore terminale oltre a quello già esistente. Questo comporterebbe il raddoppio della capacità di carico, attualmente di 50 milioni di tonnellate di carbone all’anno e le emissioni di CO2 che deriverebbero dalla combustione di questi quantitativi di carbone sarebbero equivalenti a quelle della Corea del Sud, settimo Paese al mondo per emissioni di gas serra;

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3. ovvio che i cambiamenti climatici siano già oggi il peggior nemico della Grande Barriera. Uragani e tempeste sempre più devastanti, sbiancamento dei coralli e acidificazione degli oceani sono processi causati dal riscaldamento globale;

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4. ad essere in grave sofferenza, oltre ai coralli, sono anche le estese praterie di piante marine – parenti prossime della posidonia mediterranea – e le specie che vivono quelle aree. Come ad esempio i dugonghi (la cui popolazione è solo il 3% rispetto a quella del 1960), la tartaruga a dorso piatto e la tartaruga verde, che frequentano l’area marina di Abbot Point per riprodursi e alimentarsi;

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5. per Greenpeace, il Reef 2050 Plan presentato dal Primo ministro australiano Tony Abbott porta soltanto alla totale distruzione della Grande Barriera Corallina, piuttosto che un piano per la tutela di un patrimonio dell’umanità, come chiesto dall’UNESCO. Il piano, infine, secondo l’associazione ambientalista, si occupa solo marginalmente dei cambiamenti climatici, minaccia numero uno per la Grande Barriera Corallina.

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