Lavorare sui veleni in pieno centro a Bologna. Report indaga su Hera

700 persone sono costrette a lavorare su un materasso di veleni, ma ignorano questo rischio. Siamo nel pieno centro di Bologna, proprio dove sorge la sede di Hera, una delle più grandi municipalizzate d'Italia che gestisce luce, acqua, gas e rifiuti per 250 comuni in Emilia-Romagna, Marche, Veneto e Venezia-Giulia. Nell'area Berti Pichat c'è una contaminazione di sostanze cancerogene

700 persone sono costrette a lavorare su un materasso di veleni, ma ignorano questo rischio. Siamo nel pieno centro di Bologna, proprio dove sorge la sede di Hera, una delle più grandi municipalizzate d’Italia che gestisce luce, acqua, gas e rifiuti per 250 comuni in Emilia-Romagna, Marche, Veneto e Venezia-Giulia. Nell’area Berti Pichat c’è una contaminazione di sostanze cancerogene.

Si tratta di in una ex area industriale, vicino alla stazione, dove si trova il vecchio gasometro. Qui per quasi 100 anni si è distillato carbon fossile. Dismessa l’attività, 10 anni fa tutto passò nelle mani di Hera, che qui piazzò la sua sede. I dipendenti cominciarono ad andarci a lavorare. E continuano a farlo da anni e anni, senza sapere di mettere in pericolo la propria salute. A svelarlo è il servizio di Report “In buone acque”, andato in onda ieri sera, a cura di Emanuele Bellano (per guardarlo clicca qui).

Il caso, spiega Bellano, scoppiò, a dire il vero, nel maggio del 2008, quando all’interno dell’attuale sede di Hera alcuni operai, scavando, trovarono a 2 metri di profondità 1.500 tonnellate di cianuri e altre sostanze altamente tossiche, generate dalla vecchia attività di produzione del gas. Ma vennero esclusi profili di rischio per i dipendenti.

Anche l’anno scorso, durante i lavori alle condutture del riscaldamento, alcuni dipendenti ebbero malori. Ma dopo che le loro segnalazioni furono inoltrate ai dirigenti di Hera, arrivarono di nuovo rassicurazioni. Questo anche se, in un caso in particolare, il medico parlò di “esposizione ad esalanti chimici del tipo idrocarburi policiclici aromatici” e di “drammatica accentuazione dei disturbi respiratori”.

Sulla base di questi e altri documenti inediti, Report ha documentato il livello di inquinamento presente nel suolo di quei terreni e i rischi per la salute a cui, secondo le analisi svolte da Hera stessa, ma mai divulgate, i dipendenti sono sottoposti andando a lavorare lì dentro ogni giorno. Per giunta l’inquinamento coinvolgerebbe anche alcune falde.

Hera, che non è di certo responsabile dell’inquinamento, replica alla trasmissione: “facciamo monitoraggi ogni giorno, stiamo bonificando, di lavori in corso noi non ne abbiamo visti, e finiremo nel 2018”. Intanto, però, centinaia di suoi dipendenti lavorano in uffici collocati su un’area pericolosamente inquinata, mentre la bonifica ‘la sta tirando per le lunghe‘, come dice la Gabanelli. Di chi è la colpa? Di certo non dei lavoratori, né dei Bolognesi, uniche vittime di questa vicenda, insieme all’ambiente.

Roberta Ragni

Riceviamo e pubblichiamo la replica di Hera:

In merito alle recenti notizie sui media, in linea con le politiche aziendali di costante attenzione rispetto alle tematiche sulla sicurezza e trasparenza, Hera ritiene opportuno assicurare che l’area della sede di Bologna di Viale Berti Pichat è pienamente a norma e costantemente monitorata, di concerto con le autorità competenti, sia per tutto quello che riguarda il profilo della salute e sicurezza delle persone che lavorano e transitano nell’area sia per quanto riguarda la qualità dell’ambiente per tutti i cittadini.

Inoltre non vi è alcun problema relativamente alla falda acquifera ad uso potabile. La qualità dell’acqua viene analizzata quotidianamente con oltre 91’500 analisi nella Provincia di Bologna nel 2013, di cui oltre 5’000 nel solo Comune di Bologna. Una parte di queste analisi viene svolta direttamente dall’AUSL attraverso i laboratori dell’ARPA. I dati sono pubblicati semestralmente sul sito della società (www.gruppohera.it/acqua).

Non è fatto nuovo che l’area sia contaminata. L’inquinamento del sottosuolo di Viale Berti Pichat, rilevato e notificato anni fa in alcune parti dell’area aziendale risale principalmente alla lavorazione del carbon coke che vi è stata svolta dalla fine del 1800 agli anni ’60.

Hera, subentrata successivamente nella proprietà dell’area di Viale Berti Pichat, pur non essendo il soggetto responsabile dell’inquinamento, si è fatta carico di risanare a suo completo onere le porzioni di sito inquinate, identificandone tipologia ed estensione, e individuando gli interventi più appropriati per il suo completo risanamento ambientale. Tale impegno è stato formalmente sottoscritto nell’Accordo di Programma per la Riqualificazione Urbana dell’Area Aziendale, stipulato il 1 luglio 2008 dalla società con la Provincia di Bologna, il Comune di Bologna, il Comune di Castenaso, il Comune di Granarolo dell’Emilia e Arpa Emilia Romagna, a cui è stata data già dal 2008 ampia informativa sui giornali locali e nazionali, oltre che nel portale informatico interno, a disposizione dei dipendenti.

Hera ha pertanto dato seguito alle attività conoscitive e progettuali in conformità alla normativa vigente, sotto il controllo e l’approvazione degli enti pubblici.

A partire dal 2003 fino ad oggi, sono stati eseguiti sull’intera area:
• 179 sondaggi a diverse profondità;
• 10 trincee di larghezza 50 cm e lunghezza variabile da 2 a 20 mt;
• 11 scavi da 100 x 200 cm.

Per quanto riguarda il monitoraggio delle acque sotterranee, sempre dal 2003, sono stati realizzati 61 piezometri, inclusi i 9 attualmente fuori dal perimetro del comparto di proprietà. Sono altresì state redatte analisi di rischio sanitario-ambientale sull’intera area, che hanno confermato la compatibilità all’uso degli immobili oggi utilizzati.

Alle evidenze emerse dall’analisi di rischio, relative a due locali ad uso ufficio e legati ad un’esposizione di lunga durata (25 anni), è stato dato riscontro sia attraverso il cambiamento di destinazione d’uso sia con interventi di impermeabilizzazione, prima nel 2011 e successivamente nel 2013, in attuazione del progetto operativo approvato. Tali interventi realizzati ai sensi di legge e collaudati dagli enti competenti, hanno fatto decadere ogni limitazione d’uso.

Ad oggi, sono stati eseguiti e validati dall’ente di controllo diversi interventi di risanamento, effettuati principalmente tramite scavo e rimozione dei terreni e dei materiali contaminati, che hanno portato al risanamento di circa un terzo dell’intera area aziendale.

A garanzia della sicurezza e salute dei lavoratori nonché dell’ambiente e per tutto l’arco di tempo che porterà al complessivo risanamento del sito, da una decina d’anni è in essere uno specifico piano di monitoraggio dell’acqua sotterranea e, dal 2009, dell’aria nei vari ambienti; tutte le attività di monitoraggio vengono svolte da terzi e in pieno coordinamento con Comune di Bologna, Arpa, AUSL, Provincia di Bologna.

Tutte le analisi, raccolte in una relazione consegnata semestralmente agli enti di controllo, hanno costantemente escluso qualsiasi profilo di rischio per i lavoratori e per i cittadini, in quanto conformi ai valori di riferimento di legge. Inoltre, la falda sottostante l’area aziendale, che si trova tra circa 14 m e 20 m di profondità, è ben distinta dalla falda da cui si attingono le acque che alimentano l’acquedotto cittadino. Infatti, i pozzi per uso potabile nella città di Bologna prelevano acqua da profondità molto superiori (tra circa 250 m e 400 m) e sono localizzati a diversi km di distanza dall’area aziendale.

Secondo gli impegni assunti con l’Accordo di Programma, ad oggi sono stati completati i primi sei lotti, mentre sono già stati assegnati con gara i lavori del settimo lotto, che verrà avviato nelle prossime settimane, non appena conseguiti gli ultimi permessi operativi. Con il completamento degli interventi sul suolo di tale lotto, previsto per il 2015, sarà stato completato il risanamento di oltre il 60% dell’area. I lavori nella parte restante verranno completati nel biennio 2017/2018. La calendarizzazione degli interventi del piano operativo è stata predisposta tenendo conto della complessità operativa, logistica e del profilo dei rischi. Inoltre l’avanzamento dei lavori viene rendicontato semestralmente alle autorità competenti sin dal 2009.

Contestualmente all’avvio dell’Accordo di Programma, sono stati informati i rappresentanti dei lavoratori, in relazione al piano di riqualificazione e agli interventi ad esso collegati, inoltre tale informativa è dal 2008 anche disponibile on line a tutti i lavoratori sul sito intranet aziendale.

Con riferimento al caso segnalato ad inizio 2013 di malessere di un dipendente, esso è da porre in relazione ad una origine non connessa alla contaminazione del suolo. Inoltre rispetto a due segnalazioni successive fatte da dipendenti, esse hanno dato luogo ad un immediato incontro con i rappresentanti dei lavoratori, in cui sono stati condivisi interventi operativi tesi ad evitare ulteriori disagi ed è stato assicurato il monitoraggio puntuale e costante dell’aria, i cui risultati, sempre ampiamente sotto i limiti di legge, sono stati comunicati tempestivamente e costantemente sino alla chiusura del cantiere.

L’Azienda ha quindi sempre operato nel pieno e completo rispetto della normativa, a tutela dei lavoratori e dei cittadini, e sotto la vigilanza degli enti di controllo. Ritiene quindi estremamente grave generare una situazione di allarme che non ha alcun fondamento nella realtà dei fatti. Per questo, anche a valle delle notizie riportate dagli organi di informazione, si tutelerà in tutte le sedi competenti.

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook