Bonifiche, ma solo sulla carta: lo ‘Sporca Italia’ favorisce i grandi inquinatori

Più sei grande, più puoi inquinare. Questo in estrema sintesi quanto prevede il decreto Sblocca Italia, o “Sporca Italia” che ha introdotto misure meno restrittive in termini di bonifiche. Le grandi aziende infatti potranno sversare “veleni” in maniera proporzionale alla loro dimensione. Ma non solo. Sarà possibile effettuare per loro un'autocertificazione delle sostanze presenti nei terreni e da bonificare

Più sei grande, più puoi inquinare. Questo in estrema sintesi quanto prevede il decreto Sblocca Italia, o “Sporca Italia” che ha introdotto misure meno restrittive in termini di bonifiche. Le grandi aziende infatti potranno sversare “veleni” in maniera proporzionale alla loro dimensione. Ma non solo. Sarà possibile effettuare per loro un’autocertificazione delle sostanze presenti nei terreni e da bonificare.

Se possibile, lo Sblocca Italia ha peggiorato ancora di più quanto introdotto dal dl 91 2014, in vigore da giugno. In particolare, l’articolo recita: “Le Autorizzazioni Integrate Ambientali rilasciate per l’esercizio di dette installazioni possono prevedere valori limite di emissione anche più elevati e proporzionati ai livelli di produzione, fermo restando l’obbligo di rispettare le direttive e i regolamenti dell’Unione europea”.

In questo modo, le aziende che inquinano di più, quelle di maggiori dimensioni, sono in un certo senso libere di muoversi più liberamente su questo fronte. I grandi inquinatori saranno autorizzati a sversare maggiori quantità di veleni, anche oltre i limiti consentiti fino a oggi, e in maniera proporzionale alla loro capacità produttiva. Grande aziende, limiti alti. Tale autorizzazione riguarda rifiuti di tipo industriale, dall’alluminio all’arsenico, al cromo, al ferro, al mercurio, al piombo, al nichel fino ai solventi organici.

Come se non bastasse, la procedura semplificata prevede anche l’autocertificazione da parte dell’inquinatore del livello di contaminazione che ha prodotto nei terreni di sua proprietà. Il sorriso ironico è d’obbligo.

Che significa? Basterà auto-certificare inizialmente la presenza di una sostanza (ad esempio, “il boro meno pericolosa di quelle realmente presenti (come, ad esempio, la diossina) per avere grandissime chance di farla franca senza rimuovere la fonte di pericolo, come ha denunciato il Forum italiano dei movimenti per l’acqua. Un sistema ingannevole visto che i controlli successivi si faranno esclusivamente sull’elenco delle sostanze e sui punti di prelievo proposti dall’inquinatore (il piano di caratterizzazione), su cui scatterà il silenzio assenso delle autorità entro 45 giorni. Una volta trascorsi tali termini, l’ente pubblico controllerà solo i parametri indicati dall’inquinatore.

Ricordiamo che con l’Art.33 del Decreto il Modello ‘Mose’ assurgerà a ‘sistema’, esteso potenzialmente ad ogni città del paese. La cavia, per ora, è Bagnoli. Qualsiasi area urbana potrà essere definita dal Consiglio dei Ministri ‘di interesse nazionale’. A quel punto verrà nominato automaticamente un Commissario straordinario che potrà riscrivere qualsiasi regola per quel territorio, dalle destinazioni d’uso a nuove capacità edificatorie, passando per le norme sulle bonifiche (con la chicca che il Commissario potrà derogare ad una norma – l’Art.252bis del D.lgs.152/2006 sulle bonifiche – introdotta soli sei mesi fa con il Decreto Destinazione Italia!)” ha denunciato il Forum. “Una volta stabilito il nuovo piano di interventi, il Consiglio dei Ministri sceglie un “soggetto attuatore unico” che provvederà a tutto, dall’uso dei fondi pubblici per eventuali bonifiche alle nuove costruzioni. Un vero e proprio “imbuto” dove in poche mani passeranno tutti gli interessi in gioco senza alcun bilanciamento di poteri”.

Francesca Mancuso

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