Cambiamenti climatici, IPCC: abbiamo solo 16 anni per correre ai ripari

Cambiamenti climatici ed emissioni Co2: presentato a Berlino l'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc)

Cambiamenti climatici: le dal 2000 al 2010 sono aumentate più rapidamente dei tre decenni precedenti. E abbiamo solo 16 anni per salvarci le penne. È il quadro che emerge dal nuovo rapporto sul clima presentato a Berlino dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), l’organismo dell’Onu che analizza il riscaldamento globale premiato con il Nobel della pace nel 2007.

Dal rapporto è chiara una informazione: per limitare il riscaldamento globale entro i 2 gradi Celsius sopra i livelli pre-industriali, i Paesi del mondo dovranno tagliare le proprie emissioni di gas serra del 40-70% entro il 2050 rispetto ai valori registrati nel 2010, puntando a raggiungere un valore prossimo allo zero entro la fine di questo secolo.

Così, dopo il “Climate Change 2014: Impacts, Adaptation and Vulnerabilitypresentato il mese scorso, ora l’Ipcc rende noto il nuovo studio “Climate Change 2014: Mitigation of Climate Change“, il terzo di tre rapporti che, insieme a una sintesi prevista per ottobre prossimo, costituiranno il Quinto Rapporto di Valutazione dell”IPCC sul cambiamento climatico.

Dalla scienza arriva un messaggio chiaro: per evitare pericolose interferenze con il sistema climatico occorre smettere di avere un atteggiamento di sottovalutazione“, ha affermato il tedesco Ottmar Edenhofer, presidente del gruppo di lavoro insieme al cubano Ramón Pichs-Madruga e alla maliana Youba Sokon.

Il report è stato realizzato confrontando 1200 scenari diversi presenti nella letteratura scientifica che si occupa di cambiamenti climatici e il monito che ne consegue non è nuovo: bisogna agire al più presto per limitare, investendo su nuove e innovative tecnologie verdi, riducendo il consumo energetico, puntando sulle energie pulite, ponendo un freno alla deforestazione e promuovendo uno sviluppo inclusivo e sostenibile.

TECNOLOGIA PONTE – Secondo gli studiosi, entro i prossimi 16 anni bisogna fare un decisivo cambio di rotta e attuare un “trasferimento massiccio” dall’uso intensivo dei combustibili fossili alle energie rinnovabili per poter ancora invertire il riscaldamento globale in atto.

C’è bisogno di un grande cambiamento nel settore dell’energia, e questo è vero oltre ogni ragionevole dubbio“, ha dichiarato il climatologo Jim Skea, uno dei firmatari del rapporto. Nel rapporto si sottolinea il ruolo come “tecnologia ponte” del gas nei prossimi decenni, per lasciare petrolio e carbone prima di introdurre ovunque energie rinnovabili.

L’alternativa? Entro il 2100 le temperature medie globali saranno aumentate dai 3,7 ai 4,8 gradi, molti ma molti di più dei due gradi “consentiti” come soglia per cambiamenti irreversibili sul pianeta.

Insomma, la chiave di un serio cambiamento è solo la transizione verso l’energia pulita che porterà a una riduzione della crescita mondiale pari allo 0,06% all’anno.

Il che non significa, come afferma Edenhofer, che “che il mondo debba sacrificare la crescita per salvare l’ambiente. È un ritardo della crescita economica, ma non è un sacrificio“.

Un’accelerazione delle politiche di riduzione dei gas a effetto serra è auspicata anche dal Sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo che in una nota specifica il ruolo dell’Italia in questo impegno:

Alla vigilia della turno di presidenza dell’Unione Europea, l’Italia deve essere in prima fila e farsi promotore di un’azione unitaria che preveda interventi netti ed efficaci per contrastare il surriscaldamento globale e gli effetti che esso produce sull’ambiente.
Due sono i fronti su cui agire: da una parte occorre rallentare l’innalzamento delle temperature globali, dall’altra bisogna prepararsi ad affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici già in atto. Proprio l’Unione Europea, in ambito internazionale, dovrà avere quel ruolo determinante e propositivo, affinché anche altri Paesi si impegnino concretamente a invertire quel processo di cambiamento climatico che ad oggi sembra irreversibile“.

Tra l’altro, vogliamo mettere tutti i benefici economici che deriveranno una volta che si avrà anche una riduzione dei fenomeni atmosferici estremi e dell’inquinamento dell’aria che respiriamo?

Germana Carillo

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