Colgate si impegna a salvare le foreste. Quando P&G?

Olio di palma e deforestazione: Greenpeace chiede l'impegno anche di P&G

Foreste e produzione di olio di palma: Greenpeace non si ferma nella lotta contro la deforestazione a difesa degli habitat di animali selvatici come la tigre di Sumatra e l’orango, minacciati ogni giorno dalla massiccia coltivazione di palme da olio. Molte aziende hanno cambiato le proprie politiche, ma resta ancora la P&G.

Grazie alla pressione esercitata dall’Associazione ambientalista, ora la Colgate-Palmolive annuncia una per ripulire dalla deforestazione la propria filiera dell’olio di palma entro il 2020 e garantirne la piena tracciabilità.

Colgate-Palmolive non è l’unica azienda a cambiare la rotta del settore dell’olio di palma, ma ci sono anche Nestlé, L’Oréal, Unilever, Mars e la nostra Ferrero.

Mentre, a non dare ancora un cenno di “conversione” è la Procter & Gamble: già poche settimane fa Greenpeace aveva chiesto alla multinazionale di scegliere solo fornitori che coltivano palme e producono olio di palma in modo sostenibile, per fermare la distruzione delle foreste.

Ma sinora tutto tace.

“Apprezziamo l’impegno di Colgate-Palmolive, che auspichiamo possa essere implementato già nel 2015, e chiediamo a Procter & Gamble (P&G) di seguire questo esempio, per garantire ai consumatori che l’olio di palma utilizzato per shampoo e altri prodotti di uso quotidiano non provengano dalla distruzione di uno dei più importanti polmoni del Pianeta, come abbiamo documentato nelle nostre indagini”, afferma Esperanza Mora, campagna Foreste di Greenpeace Italia.

Nel mirino degli ambientalisti è uno dei fornitori di olio di palma della Procter & Gamble (P&G), che produce tra le altre gli shampoo Pantene, gli shampoo Head&Shoulders, la schiuma da barba Gillette o il detersivo Dash.

olio di palma salute belgio

I DANNI ALLE FORESTE – Con questi prodotti, seriamente in pericolo sono le foreste primarie della regione indonesiana di Papua. Basti pensare che le foreste indonesiane spariscono a una velocità pari a nove piscine olimpioniche al minuto a causa della coltivazione di palma da olio, con la conseguente perdita di habitat per la tigre di Sumatra, l’orango e l’elefante pigmeo del Borneo.

Secondo dati di Greenpeace, il produttore PT Rimba Matoa Lestari (PT RML), controllato dal gruppo RGE (Royal Golden Eagle), è coinvolto nel taglio a raso su larga scala nelle proprie concessioni nella regione di Papua. Il gruppo fornisce olio di palma a Cargill, che lo rivende a sua volta a P&G ed è collegato all’approvvigionamento di olio di palma da concessioni illegali nel parco nazionale Tesso Nilo nell’isola di Sumatra, agli incendi forestali e alla distruzione dell’habitat della tigre di Sumatra, oltre a possedere la Asia Pacific Resources International Limited (APRIL), azienda responsabile della deforestazione per la produzione di polpa di cellulosa.

“Sono sempre più le persone consapevoli del collegamento tra la distruzione delle foreste e i prodotti sugli scaffali dei supermercati – prosegue Mora -. Il commercio dell’olio di palma sostenibile potrebbe apportare un reale contributo allo sviluppo dell’Indonesia, ed è ora che il settore dimostri che vuole realmente contribuire a questo cambiamento nel Paese, senza far diventare complici della deforestazione anche i consumatori italiani”.

È per questo che, intanto, a noi non resta altro se non cominciare a scegliere esclusivamente prodotti a deforestazione zero (che, ricordate, non sono solo i cosmetici ma anche moltissimi prodotti che mangiamo!). Un altro modo è possibile!

– Leggi il briefing (in inglese):

www.greenpeace.org/international/Global/international/briefings/forests/2014/20140324_PnG_MediaBriefing2_Final.pdf

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