Xylella fastidiosa: il batterio killer degli ulivi pugliesi minaccia l’Europa?

La Xylella fastidiosa ora minaccia l'Europa

La Xylella fastidiosa ora minaccia l’Europa? Ve ne parlavamo un anno fa come di un batterio killer pronto ad attaccare gli ulivi pugliesi. Alcuni esperti in seguito avevano indicato il ceppo salentino di Xylella fastidiosa come di scarsa patogenicità per gli ulivi, parlando di una sottospecie che non era in grado di infettare nemmeno vite e agrumi.

Ora si torna a parlare di Xylella fastidiosa e di rischio sanitario per le piante nell’Unione Europea. Nel mondo la Xylella fastidiosa avrebbe colpito oltre 300 specie di piante sia spontanee che coltivate.

L’Efsa ha eseguito una valutazione del rischio fitosanitario di questo batterio e della possibili misure di riduzione. Giuseppe Stancanelli, uno degli autori del rapporto Efsa, ha precisato che la Xylella fastidiosa è un batterio comune in California per gli attacchi alla vite e in Brasile per quanto riguarda gli alberi di agrumi.

Il problema ora riguarderebbe diverse partite di piante di caffè infette e importate come piante ornamentali dall’America centrale all’Europa. Queste piante sarebbero state distrutte perché il commercio di piante infette rappresenta il rischio maggiore per la diffusione del batterio.

Il timore è che la Xylella fastidiosa possa diffondersi ulteriormente tra gli ulivi pugliesi. L’Italia ha ricevuto 1 milione di euro di finanziamenti UE per contrastare il batterio killer in Puglia. La Commissione Europea entro fine gennaio valuterà se sarà necessario ricorrere a misure straordinarie.

Il caso della Puglia rappresenterebbe l’unico focolaio di Xylella fastidiosa che si sia mai manifestato sul campo in un Paese dell’Unione Europea. Se dall’America è possibile che arrivino piante importate colpite da una forma aggressiva del batterio, l’Europa dovrà proteggersi dai rischi per tutelare l’agricoltura e per evitare la diffusione di infezioni da Xylella fastidiosa.

Consulta qui la valutazione dell’Efsa sulla Xylella fastidiosa.

Marta Albè

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