Gli Pfas sono presenti anche nei pesticidi, e nessuno sa perché. L’allarme degli scienziati

Pfas nei pesticidi comuni, che moltiplicano la contaminazione dei terreni in cui vengono usati. A confermarlo un nuovo test.

In Italia ne parliamo da anni per l’annosa questione che li lega all’inquinamento delle falde acquifere nelle province del nord est, ma di Pfas presenti anche nei pesticidi finora se n’è parlato troppo poco. Eppure esiste eccome la pratica per cui gli Pfas vengono utilizzati come additivi proprio nei pesticidi comuni.

A darne conferma è un nuovo test portato avanti dal gruppo ambientalista americano Public Employees for Environmental Responsibility (Peer) e rilasciato esclusivamente a E&E News.

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I risultati sono stati descritti come “profondamente preoccupanti” perché non possono non portare all’attenzione una serie di questioni sulla salute pubblica e di sicurezza alimentare. I test effettuati da Peer hanno rilevato sostanze per- e polifluoroalchiliche (Pfas), una classe di sostanze chimiche legate a una vasta gamma di problemi di salute incluso il cancro, interferenti endocrini, in alcuni erbicidi e insetticidi liberamente venduti.

Non è chiaro come i PFAS entrino nei pesticidi e se i produttori stiano aggiungendo intenzionalmente le sostanze chimiche.

Lo studio

I test hanno rilevato PFAS in Talstar P, un insetticida prodotto da FMC Corp. che uccide oltre 75 tipi di parassiti. Il sito web dell’azienda afferma che il prodotto “è approvato in più siti di utilizzo, quindi è possibile utilizzarlo quasi ovunque: all’interno e all’esterno, in aree industriali, commerciali e di manipolazione degli alimenti”.

I test hanno anche rilevato PFAS nell’agente di controllo delle zanzare e delle zecche Mavrik Perimeter, prodotto da Zoecon. I test iniziali hanno rivelato PFAS in almeno altri due pesticidi, sebbene siano necessarie ulteriori analisi per confermare i risultati.

pfas pesticidi

©Claudine Hellmuth/E&E News

Non è chiaro come i Pfas entrino nei pesticidi – si legge E&E News – e se i produttori stiano aggiungendo intenzionalmente le sostanze chimiche, al contrario della contaminazione accidentale dalle apparecchiature utilizzate per produrre o trasportare i pesticidi”.

I nuovi risultati dei test seguono la scoperta della presenza degli Pfas da parte di Peer di dicembre nel prodotto ampiamente utilizzato per il controllo delle zanzare Anvil 10 + 10, che è stato poi confermato dall’Agenzia statunitense per l’ambiente (Epa). Secondo l’agenzia i Pfas in Anvil 10 + 10 proverebbero dai barili di polietilene ad alta densità utilizzati per il trasporto dei pesticidi.

In queste ore, l’Epa ha dichiarato a E&E News di aver trovato otto diversi Pfas in barili che trasportano Anvil 10 + 10. Non tutti i Pfas trovati nei barili sarebbero stati assorbiti nel pesticida, ma a preoccupare è soprattutto la presenza di Pfoa, composto che l’Epa afferma sia stato “creato come risultato del processo di fluorurazione”. In generale, il Pfoa può anche svilupparsi quando altri Pfas si rompono nel tempo e gli scienziati del Peer hanno anche ipotizzato che il composto potrebbe essere una contaminazione ereditaria delle apparecchiature usate nella produzione dei barili.

Nel frattempo, secondo l’Agenzia per la sicurezza alimentare (Fda), il dipartimento sta lavorando con l’Epa per sapere “se ci sono implicazioni per la sicurezza degli alimenti” dai barili fluorurati, sottolineando che Anvil 10 + 10 non è approvato per l’uso sui raccolti.

Un problema enorme, in particolare se si considera che a parere di Kyla Bennett, direttrice della politica scientifica al Peer, ora “abbiamo cinque diversi produttori che vendono pesticidi contaminati da Pfas. Questo è un problema di proporzioni epiche”.

Bennett è particolarmente preoccupata per il fatto che l’Epa sia focalizzata sui test sui Pfas provenienti dai barili. I nuovi test condotti da Peer hanno rivelato composti Pfas diversi da quelli trovati nei barili Anvil 10 + 10, sollevando dubbi sul fatto che le sostanze chimiche siano in grado di entrare nei pesticidi con altri mezzi e che i produttori stiano aggiungendo intenzionalmente i composti nei pesticidi. Il bello è che, se ciò fosse vero, comunque le aziende non sarebbero obbligate a rivelare la presenza delle sostanze chimiche nei prodotti.

Negli States, di fatto, i consumatori vengano informati solo sugli ingredienti attivi che prendono di mira i parassiti indesiderati, mentre non si è a conoscenza di ingredienti “inerti”, che potrebbero essere aggiunti per aiutare i pesticidi ad attaccarsi o penetrare nelle piante.

In generale, i produttori dei pesticidi affermano di non utilizzare Pfas nei loro prodotti. E non solo. Epa avrebbe chiuso così la questione: i pesticidi attualmente registrati non contengono ingredienti che hanno “strutture o proprietà paragonabili a Pfas prominenti”.

Fonti: E&E News / PFAS Central

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