Pesticidi: la lista dei cibi più contaminati in Italia (TABELLE)

Troppi pesticidi nel cibo che finisce sulle nostre tavole. Fino a 21 principi attivi su un solo prodotto irregolare ma anche 11, 13 e 14 sostanze su campioni ‘in regola’. È quanto emerge dal nuovo dossier “Stop pesticidi”, presentato oggi a Roma da Legambiente

Troppi pesticidi nel cibo che finisce sulle nostre tavole. Fino a 21 principi attivi su un solo prodotto irregolare ma anche 11, 13 e 14 sostanze su campioni ‘in regola’. È quanto emerge dal nuovo dossier “Stop pesticidi”, presentato oggi a Roma da Legambiente.

A lasciare a bocca aperta sono stati alcuni dati: il verde con 21 residui chimici e le bacche con 20, ma anche il cumino con 14 diverse sostanze, le ciliegie con 13, le lattughe e i pomodori con 11 o l’uva con 9 principi attivi.

Secondo quanto emerso dalle analisi, sono in aumento i campioni fuorilegge ma la buona notizia è che crescono anche le produzioni biologiche e le tecniche agronomiche sostenibili. I dati di Stop pesticidi provengono dalle analisi condotte dai diversi laboratori pubblici italiani.

È quello della frutta il comparto in cui sono state trovate le percentuali più alte di multiresiduo e le principali irregolarità. Ma il massiccio impiego di pesticidi non ha effetti solo sulla nostra salute ma anche sull’ambiente. Denuncia Legambiente che sono stati immessi nel mercato nuovi formulati senza un’adeguata conoscenza dei meccanismi di accumulo nel suolo, delle dinamiche di trasferimento e del destino a lungo termine nell’ambiente.

“Occorre valutare meglio gli effetti in termini di perdita di biodiversità, di riduzione della fertilità del terreno, di accelerazione del fenomeno di erosione dei suoli. Per le sostanze su cui non esiste ancora un parere unanime del mondo scientifico sui rischi, come per il famoso Glifosato, dovrebbe valere il principio di precauzione e il divieto di utilizzo” spiega l’associazione.

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Le maggiori irregolarità sono state trovate dai laboratori più zelanti, che conducono il maggior numero dei controlli (Lombardia e l’ottima Emilia Romagna) contemplando il più alto numero delle sostanze da ricercare. Mancano invece all’appello i dati della Calabria, che non ha fornito alcuna informazione, e della Toscana, che ha fornito i dati in maniera disaggregata.

Anche quest’anno, la quantità dei residui di pesticidi rintracciati nei prodotti da agricoltura convenzionale, nei prodotti trasformati e miele, è elevata: salgono leggermente i campioni irregolari (1,2% nel 2015, erano lo 0,7% del 2014); mentre i prodotti contaminati da uno o più residui contemporaneamente raggiungono il 36,4% del totale, più di un terzo dei campioni analizzati (9608 campioni), in leggero calo rispetto al 2014 (41,2%). La percentuale di campioni regolari senza alcun residuo invece, in leggero rialzo rispetto al 58% del 2014, è il 62,4%.

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I pesticidi in Italia

Nonostante la crescente diffusione di tecniche agronomiche sostenibili, sono ancora troppi i pesticidi usati in Italia. Anche se tra il 2010 e il 2013 abbiamo assistito a un calo del 10%, nel 2014 c’è stata un’inversione di tendenza e il consumo di prodotti chimici nelle campagne è tornato a salire, passando da 118 a circa 130 mila tonnellate rispetto al 2013. In particolare, nel 2014, sono stati distribuiti circa 65 mila tonnellate (T) di fungicidi (10,3 mila T in più rispetto al 2013), 22,3 mila T di insetticidi e acaricidi, 24,2 mila T di erbicidi e infine 18,2 mila T di altri prodotti. Nel complesso, l’Italia si piazza al terzo posto in Europa nella vendita di pesticidi (con il 16,2%), dopo Spagna (19,9%) e Francia (19%), piazzandosi però al secondo posto per l’impiego di fungicidi.

Buone notizie

Ma qualcosa di buono c’è ed è la crescita delle aziende agricole che scelgono di non far ricorso ai pesticidi e di produrre secondo i criteri biologici e biodinamici. La superficie agricola biologica in Italia, infatti, tra il 2014 e il 2015 è aumentata del 7,5%.

Quali pesticidi?

Tra le sostanze attive più spesso rilevate troviamo: il Boscalid, il Penconazolo, l’Acetamiprid, il Metalaxil, il Ciprodinil, l’Imazalil e il Clorpirifos, un interferente endocrino.

I cibi più contaminati

Nel complesso, uva, fragole, pere e frutta esotica (soprattutto banane) sono i prodotti più spesso contaminati dalla presenza di residui di pesticidi.

L’uva risulta tra i prodotti maggiormente contaminati: tutti i campioni (12) analizzati dai laboratori del Friuli Venezia Giulia presentano uno o più residui; in Valle d’Aosta si è registrata una irregolarità per superamento del limite ammesso di Clorpirifos, due campioni regolari con un residuo (Clorpirifos) e quattro campioni regolari ma con multiresiduo. In Liguria in un campione regolare sono stati rilevati fino a sette residui (Boscalid, Ciprodinil, Clorpirifos, Imidacloprid, Metossifenozide, Pirimetanil, Fludioxonil) mentre in Puglia si è arrivati anche a 9. Anche in Sardegna, l’uva da tavola risulta essere sempre contaminata da più residui.

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In Emilia Romagna risultano contaminate il 46,1% delle insalate e l’81,6% delle fragole (multiresiduo).15 le irregolarità rilevate: 8 su pere locali e 7 nel comparto verdura. Cocktail di sostanze attive anche in Lombardia con due campioni di bacche provenienti dalla Cina con 12 e 20 residui. Anche la regione Sicilia presenta 6 campioni irregolari, uno nel comparto verdura (cereali) e cinque nel comparto frutta. La regione Puglia ha rilevato 20 irregolarità tra cui 6 su campioni di melograno provenienti dalla Turchia.

“Lo studio presentato oggi evidenzia in modo inequivocabile gli effetti di uno storico vuoto normativo: manca ancora una regolamentazione specifica rispetto al problema del simultaneo impiego di più principi attivi sul medesimo prodotto. Da qui la possibilità di definire ‘regolari’, e quindi di commercializzare senza problemi, prodotti contaminati da più principi chimici contemporaneamente se con concentrazioni entro i limiti di legge. Senza tenere conto dei possibili effetti sinergici tra le sostanze chimiche presenti nello stesso campione sulla salute delle persone e sull’ambiente. Eppure le alternative all’uso massiccio dei pesticidi non mancano. La crescita esponenziale dell’agricoltura biologica e delle pratiche agronomiche sostenibili sta dando un contributo importante alla riduzione dei fitofarmaci e al ripristino della biodiversità e alla salute dei suoli” ha detto la presidente di Legambiente Rossella Muroni.

Per leggere il dossier completo, clicca qui

Francesca Mancuso

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