La patata dolce è geneticamente modificata dalla natura: lo strano caso di un “Ogm naturale”

Naturalmente transgenica: la patata dolce contiene al suo interno pezzi di dna provenienti da un'altra specie, il batterio Agrobacterium, con il quale i biotecnologi creano ad hoc piante geneticamente modificate.

Naturalmente transgenica: la patata dolce contiene al suo interno pezzi di dna provenienti da un’altra specie, un batterio, e ci lascia di stucco.

Un team di ricercatori internazionali sulle pagine di Pnas parla chiaro: nelle piante di patate dolce si trova del dna di origine batterica, che Madre Natura ha pensato bene di trasferire con un processo tale e quale a quello che i ricercatori usano per realizzare gli Ogm. Quel batterio, cioè, sarebbe usato nei laboratori proprio per creare modifiche genetiche nelle piante.

Gli studiosi hanno analizzato il genoma di quasi 300 varietà coltivate e di alcune selvatiche e in tutte hanno rilevato sequenze genetiche provenienti da un estraneo, l’Agrobacterium, con il quale i biotecnologi creano ad hoc piante geneticamente modificate.

l dna che è stato scoperto è il cosiddetto T-dna, una porzione del plasmide di Agrobacterium, volta ai trasferimenti genici. Inoltre, i geni batterici trasferiti orizzontalmente nella pianta da una specie diversa sembrano essere attivi, per cui, “guadagnandoli”, la pianta avrebbe assunto delle caratteristiche positive, che avrebbero contribuito alla selezione da parte degli agricoltori che l’hanno addomesticata già secoli fa.

La presenza naturale del T-dna di Agrobacterium nella patata dolce e la sua ereditarietà stabile durante l’evoluzione è un bellissimo esempio della possibilità di scambio di dna tra le barriere che separano le diverse specie“, dice Lieve Gheysen, uno degli autori dello studio. “Questo dimostra che la modificazione genetica avviene anche in natura. In confronto però agli ogm ‘naturali’, che sfuggono al nostro controllo, gli ogm creati dall’uomo ci danno il vantaggio di sapere esattamente quali caratteristiche si aggiungono alla pianta“.

Insomma, quel che tentano di dirci ora i ricercatori è che con la tecnologia Ogm non ci si è inventati nulla, ma trasferendo del dna estraneo nel genoma di piante e animali si mutua semplicemente quanto già accade in natura. Troppo sempliciotta come tesi, non trovate?

Germana Carillo

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