I pesticidi aumentano il rischio di Parkinson

Pesticidi e morbo di Parkinson, quale correlazione? Tra impiego di pesticidi ed incremento del rischio di sviluppare la malattia di Parkinson è stato evidenziato da parte degli esperti un nesso da non sottovalutare. Ad essere esposti maggiormente ad un simile rischio sarebbero soprattutto gli agricoltori, per i quali nei mesi scorsi era già stata posta in evidenza una connessione tra impiego di pesticidi e diffusione della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) per via del lavoro svolto nei campi a diretto contatto con sostanze tossiche.

Pesticidi e morbo di Parkinson, quale correlazione? Tra impiego di pesticidi ed incremento del rischio di sviluppare la malattia di Parkinson è stato evidenziato da parte degli esperti un nesso da non sottovalutare. Ad essere esposti maggiormente ad un simile rischio sarebbero soprattutto gli agricoltori, per i quali nei mesi scorsi era già stata posta in evidenza una connessione tra impiego di pesticidi e diffusione della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) per via del lavoro svolto nei campi a diretto contatto con sostanze tossiche.

L’incremento del rischio di sviluppare la malattia di Parkinson non riguarderebbe unicamente gli agricoltori che si trovino ad impiegare pesticidi nel proprio lavoro, ma anche gli abitanti delle zone di campagna maggiormente interessate dal loro impiego e tutti noi, per via delle possibili contaminazioni da parte dei pesticidi degli alimenti di cui ci cibiamo, dell’acqua che beviamo e, semplicemente, dell’aria che respiriamo.

I pesticidi si trovano dunque ancora una volta duramente sotto accusa per quanto riguarda i rischi per la salute legati al loro impiego. Ad essi si accompagnano altre sostanze segnalate da parte degli esperti come fattori di rischio. Si tratta degli insetticidi e degli erbicidi, ancora una volta parte del lavoro agricolo, e degli idrocarburi solventi, composti derivati dal petrolio che si trovano presenti nella nostra vita quotidiana attraverso benzina, vernici, colle e trielina.

A porre in evidenza il nesso tra pesticidi e morbo di Parkinson è uno studio italiano basato sull’analisi di 104 ricerche condotte in precedenza. Tra coloro che si sono occupati del nuovo studio troviamo gli scienziati della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, i quali hanno collaborato con il Centro Parkinson Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano.

Lo studio, come riportato da parte di Science Daily, ha trovato la propria pubblicazione ufficiale tra le pagine della rivista Neurology, e vede il dottor Emanuele Cereda come autore principale. Esso porta il titolo di Exposure to pesticides or solvents and risk of Parkinson disease”. Una prolungata esposizione a tali sostanze tossiche, tra le quali sono stati indicati pesticidi, idrocarburi solventi, erbicidi e insetticidi, viene ritenuta in grado di incrementare il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson dal 33 all’80%.

In studi controllati, l’esposizione all’erbicida “Paraquad” ed al fungicidi “Maneb” e “Mancozeb” è stata associata ad un raddoppiamento del rischio di sviluppare la malattia. A parere degli esperti, tale rischio verrebbe accresciuto sia dalle tempistiche di esposizione alle sostanze sotto accusa, sia dai quantitativi delle stesse. Gli studi presi in considerazione avevano valutato la prossimità di esposizione ai pesticidi, data ad esempio dal vivere in campagna, la tipologia di occupazione lavorativa e l’abitudine di bere acqua del rubinetto.

Pesticidi, insetticidi, erbicidi ed altre sostanze tossiche, purtroppo di impiego comune, si trovano dunque nuovamente sotto accusa dal punto di vista dei rischi per la nostra salute, che non possono essere che accompagnati dalla questione del loro impatto sull’ambiente. I pesticidi raggiungono e contaminano i terreni dai quali nasce il cibo che portiamo sulle nostre tavole, l’acqua che beviamo normalmente, l’aria che respiriamo. Urge un cambiamento di rotta. La conversione all’agricoltura biologica, in tal caso, potrebbe rappresentare una prima ed importante risposta.

Marta Albè

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