Da Aiab a Greenpeace, le associazioni fanno muro contro il tentativo di far rientrare gli OGM in Italia

Da Greenpeace a Aiab, le associazioni levano gli scudi sul blitz che consente l’ingresso in Italia di nuovi OGM

Dopo 20 anni fuori dall’agricoltura italiana, gli OGM rischiano di tornare ad inquinare i campi ed i piatti tramite decreti legislativi inviati per l’approvazione dal Governo alle Commissioni parlamentari per l’agricoltura. Dentro i provvedimenti ora in discussione alle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato si potrebbe nascondere la tecnica di ricombinazione genetica (NBT) che la Corte di Giustizia UE equipara ai tradizionali ogm.

Da Greenpeace a Aiab, le associazioni di settore levano gli scudi e lanciano il grido di allarme sul fatto che, senza troppi giri di parole, si vorrebbe infatti permettere l’ingresso in Italia di nuovi OGM in ambito frutticolo, vitivinicolo e delle sementi orticole, comparti fondamentali del sistema agricolo nazionale. Queste proposte di decreti legislativi, sui quali il Parlamento può solo esprimere un parere non vincolante, vengono presentati come degli adeguamenti necessari al recepimento di direttive europee.

“Questo è un blitz per introdurre gli OFM dalla finestra”

“Nella distrazione da pandemia, decreti di Natale e Mes, le Commissioni Agricoltura di Camera e Senato stanno discutendo di tre proposte di Decreto legge (bozze num 208,211, 212) su sementi e materiale di propagazione (sementi, vite e piante da frutto). Nessuna ha alle spalle un dibattito o, a quanto è dato sapere, un confronto con le parti in causa o con il mondo del biologico né con quello ambientalista, che da tempo pongono la delicata questione delle sementi e che si sono mobilitati su OGM e NBT (New Breeding Techniques)”, scrivono Greenpeace a Aiab.

Solo grazie alla vigile attenzione di agricoltori informati e alla sensibilità di alcuni parlamentari s è venuti a conoscenza della discussione, che le associazioni non faticano a definire come un vero e proprio blitz a ridosso delle ferie natalizie e in un periodo oggettivamente difficile per comunicazioni e confronto. Per di più con tempi strettissimi di votazione, decisamente inopportuni vista la complessità e corposità della materia.

Per questo, la richiesta al governo è perentoria: ritiro dei testi in discussione, ai parlamentari in Commissione di bocciarli senza improbabili e poco efficaci tentativi di aggiustamento.

“Temi del genere vanno discussi apertamente, nel rispetto della volontà dei cittadini e con trasparenza. Le proposte trattano in modo confuso temi complessi e delicati, tanto che si potrebbe pensare a una scarsa conoscenza della materia da parte dell’estensore. Si cerca infatti di regolamentare la commercializzazione in Italia di materiali geneticamente modificati (OGM) di cui è vietata la coltivazione, quindi la vendita. Peraltro in attesa di un quadro armonizzato in Europa alla luce della sentenza delle Corte di Giustizia Europea del 25/7/2018 e senza che sia ancora stato definito in maniera chiara il dispositivo normativo. Ci sono molti delicati aspetti da chiarire non ultimo il divieto di coltivazione e l’obbligo di tracciabilità ed etichettatura dei prodotti derivanti”, aggiungono.

Per questo stupisce anche il silenzio delle altre associazioni di categoria agricole di fronte a questioni così importanti, che coinvolgono anche la coesistenza tra OGM e altre colture, tipiche e biologiche, e le sementi contadine evidentemente di scarso interesse commerciale ma di altissimo valore per tipicità, biodiversità e capacità di adattamento. Così come non si tiene conto dei materiali evolutivi, meglio conosciuti come miscugli, che rientrano a pieno titolo nella normativa europea sul bio.

Il pericolo per le sementi contadine

“Riscrivere la legge sementiera interrompendo 20 anni di agricoltura libera da OGM, caratterizzata dalla crescita del biologico e dalla garanzia di “GMO free” per i suoi prodotti sul mercato mondiale, senza alcun dibattito e in palese contraddizione con le leggi italiane esistenti, appare ancor più grave se si pensa al momento in cui essa è stata proposta: il classico colpo di mano natalizio, che questa volta cerca di sfruttare la terribile crisi sanitaria e socio-economica provocata dalla pandemia per stravolgere l’agricoltura italiana senza che l’opinione pubblica ne sia al corrente”, tuona l’Associazione Rurale Italiana.

La perdita della qualifica di “OGM-free” dell’agricoltura italiana comporterebbe conseguenze economiche inimmaginabili oltre che in fatto di fiducia, credibilità e qualità del comparto agroalimentare.

“Ci rivolgiamo inoltre al Presidente della Repubblica quale garante dell’integrità e della costituzionalità dei processi legislativi della Repubblica, affinché Esso blocchi l’eventuale emanazione di questi Atti del Governo e li rimetta al parere del Parlamento. Ciò non solo perché emergono dei gravi profili di incongruenza con la legislazione in vigore, ma anche in quanto la materia trattata risulta di importanza strategica per il settore agricolo del nostro Paese, travalicando di gran lunga le prerogative delle consuete leggi delega con le quali il Parlamento incarica il Governo di legiferare in sua vece”, conclude l’associazione.

“Danni incalcolabili ed irreversibili”

Anche Altragricoltura BIO e ACU denunciano la gravità della situazione, a sostegno di Cambia la Terra, coalizione che raccoglie FerderBio, Legambiente, Lipu, ISDE – Medici per l’Ambiente e WWF

L’intento è quello a far sentire la voce di tutta la decisa opposizione che si sta levando ovunque. L’obiettivo è fermare la strategia di svendita del pèatrimonio agricolo italiano, del paesaggio e della biodiversità

Secondo l’Associazione, i decreti, già approvati il 30 ottobre 2020 dal governo, in attesa dei pareri delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato e della Conferenza Stato Regioni, procurebbero “danni incalcolabili ed irreversibili danni all’intera nazione, non solo per la scriteriata esaltazione degli organismi geneticamente modificati e dei nuovi progetti sperimentali di editing genomico in agricoltura, che gli schemi in oggetto propongono”

I danni riguarderebbero anche:

  • i disastrosi riflessi sull’intera immagine della nostra agricoltura di qualità,
  •  l’ignobile assoggettamento ai brevetti su semi e varietà di ortaggi, alberi da frutta e varietà di vitigni che arricchiranno le solite quattro multinazionali,
  • la chiusura di tante importantissime piccole e medie imprese, spesso a conduzione famigliare, che mantengono viva la biodiversità dei territori collinari e montani,
  • l’attacco istituzionale a tutto il comparto dell’agricoltura biologica italiana, in costante crescita sia quantitativa che qualitativa, indice di una importante presa di coscienza culturale da parte dei consumatori e degli stessi agricoltori.
  • La legge delega, che richiede di adeguarsi con tali decreti a due specifici regolamenti europei, non prevede assolutamente di normare gli OGM.

OGM e NBT non sono l’innovazione a cui pensiamo per mettere in atto un vero Green deal e avviare quella transizione ecologica sana che tutti a parole auspicano.

Fonte: Aiab/Associazione Rurale Italiana/Altragricoltura BIO e ACU

 

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