Monsanto, ribaltato l’esito della storica sentenza di condanna. Al via nuovo processo sul glifosato

Insufficienza di prove. Il giudice della Corte Superiore di San Francisco ha avviato un nuovo processo che vede da una parte Monsato e dall’altra Dewayne “Lee” Johnson, il giardiniere malato di cancro che aveva portato in giudizio il colosso dell’agrochimica. In discussione anche il megarisarcimento ottenuto dall’uomo.

Mesi fa vi abbiamo raccontato della sentenza storica presa da un giudice americano. Il processo iniziato a giugno presso la Suprema Corte della California, si era concluso con una decisione storica da parte di un giudice federale “eroe”, che avrebbe potuto fare da apripista a migliaia di azioni legali contro il glifosato da parte dei malati di cancro.

Allora, secondo il giudice, c’erano le prove sufficienti affinché la giuria potesse prendere in considerazione i casi che accusano il glifosato di aver favorito la comparsa del cancro. La decisione del giudice distrettuale degli Stati Uniti Vince Chhabria, a San Francisco, era arrivata dopo anni e anni di contenziosi e settimane di udienze sulle controverse informazioni riguardanti il glifosato, l’ingrediente chiave dell’erbicida venduto da Monsanto.

Al termine del processo, a Lee viene assegnato un megarisarcimento pari a 289 milioni di dollari, di cui 39 milioni per risarcimento danni e 250 milioni per danni punitivi. Quest’ultimo aveva addirittura accusato Monsanto di non aver correttamente messo in guardia sui rischi legati all’utilizzo dell’erbicida. A settembre, il colosso dell’agrochimica passa al contrattacco sfidando una sentenza storica.

Adesso un giudice della California ha concesso alla società un nuovo processo.

Suzanne Bolanos, giudice della Corte Superiore di San Francisco, lo ha motivato attraverso “l’insufficienza delle prove per giustificare il riconoscimento di danni punitivi”, e sostenendo che Johnson non ha presentato “prove chiare e convincenti di malizia o oppressione” da parte di Monsanto.

La Monsanto sta dunque cercando di rovesciare il verdetto, sostenendo che il glifosato è sicuro.

Timothy Litzenburg, uno degli avvocati che ha rappresentato Johnson nel processo, ha detto al Guardian che, indipendentemente dal risultato, la sentenza originale avrebbe comunque avuto un impatto a lungo termine: “C’è stato un messaggio forte e chiaro”.

Un portavoce di Bayer ha elogiato la decisione provvisoria del giudice Bolanos, aggiungendo: “La Società continua a credere che le prove al processo non sostengano il verdetto e il danno ricevuto”.

Un processo di portata storica, che ha ancora molti punti da chiarire. La decisione definitiva arriverà dopo che gli avvocati presenteranno ulteriori argomenti.

In ogni caso, a prescindere dall’esito della querelle, è lecito chiedersi se ancora una volta le lobby agrochimiche abbiano interessi ” altri”, che non coincidono con la salute umana.

Vi lasciamo con tante domande, a cui probabilmente neanche la giustizia saprà mai dare risposta. Il glifosato provoca il cancro? E se così fosse, Monsanto sapeva e ha taciuto?

Per ricostruire la vicenda leggi anche:

Francesca Mancuso

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