Moria delle api: colpa dei pesticidi neonicotinoidi, la conferma in un nuovo studio

Moria delle api, i neonicotinoidi sono tra le cause principali. Il declino delle api rischia di mettere in difficoltà sempre maggiori la produzione agricola internazionale e di alterare gli ecosistemi di tutto il mondo.

Moria delle api, i neonicotinoidi sono tra le cause principali. Il declino delle api rischia di mettere in difficoltà sempre maggiori la produzione agricola internazionale e di alterare gli ecosistemi di tutto il mondo.

I pesticidi neonicotinoidi, comunemente utilizzati in agricoltura, sono stati a lungo nel mirino per quanto riguarda il declino delle api e i rischi per altri insetti impollinatori. Ora un nuovo studio importante ha individuato una correlazione tra l’impiego di neonicotinoidi e la moria delle api in Inghilterra e Galles. Lo studio in questione è stato pubblicato sulla rivista Nature.

Inoltre un rapporto dello U.S. Geological Survey (USGS) ha rilevato la presenza di pesticidi neonicotinoidi in oltre la metà dei campioni prelevati dalle acque fluviali in aree agricole e urbane degli Stati Uniti e di Puerto Rico.

Lo studio pubblicato su Nature ha evidenziato che il crescente impiego dei neonicotinoidi per il trattamento delle sementi di colza in Inghilterra e nel Galles tra il 2000 e il 2010 è stato correlato ad un tasso di mortalità delle api più elevato.

Lo studio è stato eseguito su larga scala e ha preso in considerazione una superficie agricola che si è ampliata da circa 300 mila a 600 mila ettari in un periodo di 11 anni. In questo lasso di tempo il numero di sementi di colza conciate con il pesticida “imidacloprid” è salito dall’1% ad oltre il 75%.

In quest’area gli esperti hanno monitorato la presenza di 126220 colonie di api. Tra di esse, ben 10725 colonie hanno incontrato la morte, con una percentuale corrispondente all’8,5%. I ricercatori hanno confermato che l’aumento dell’impiego di pesticidi neonicotinoidi in questa zona è collegabile all’incremento della moria delle api.

Lo studio pubblicato su Nature va ad ampliare l’insieme di documenti scientifici che hanno evidenziato la pericolosità degli insetticidi neonicotinoidi per le api e gli impollinatori. I ricercatori sono intenzionati a compiere nuovi approfondimenti in proposito. Mentre l’Europa ha messo in atto un bando parziale di due anni per i neonicotinoidi a partire dal 2013, il Regno Unito quest’anno ha permesso di reintrodurre l’utilizzo di due neonicotinoidi per 120 giorni per la loro applicazione sul 5% dei campi di colza in Inghilterra.

Mentre in Europa sono in vigore alcune restrizioni, negli Stati Uniti i neonicotinoidi sono ampiamente utilizzati e la loro presenza nelle acque fluviali ha destato la preoccupazione dei ricercatori dell’USGS che hanno condotto la prima indagine nazionale su larga scala riguardo al problema.

Lo studio, condotto dal 2011 al 2014, ha riguardato 24 Stati degli Usa e Puerto Rico. Almeno uno dei sei neonicotinoidi presi in considerazione dagli esperti è stato rilevato in oltre la metà dei campioni delle acque fluviali prelevati. Lo scorso giugno Obama ha annunciato la nascita della Pollinator Health Task Force, che ha riconosciuto le gravi perdite legate alle api operaie, alla farfalla monarca e ad altri insetti impollinatori. Ma l’uso non limitato di pesticidi neonicotinoidi di certo non sta contribuendo a migliorare la situazione. E anche per l’Europa servirebbero regole più severe.

L’imidicloprid è stato rilevato nel 37% dei campioni, il clothianidin nel 24%, il thiamethoxam nel 21%, il dinotefuran nel 13%, l’acetamiprid nel 3% e il thiacloprid non è stato individuato. Negli Stati Uniti la situazione delle api diventa sempre più preoccupante, ma anche in Europa urge prendere nuovi provvedimenti.

Marta Albè

Fonte foto: Shutterstock

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