“Il mais OGM BT usato contro i parassiti distrugge anche gli insetti utili”. Lo studio brasiliano

Le tossine del mais OGM BT non danneggiano solo gli insetti nocivi bersaglio, ma potrebbero danneggiare anche gli insetti utili. Lo studio

Le tossine del mais OGM BT non danneggiano solo gli insetti nocivi bersaglio, ma potrebbero danneggiare anche gli insetti utili. È quanto emerge da un nuovo studio, che mostra il meccanismo attraverso il quale le colture insetticide Bt potrebbero di fatto fallire. Si sposterebbe così l’ago della bilancia: la sua introduzione per ridurre l’uso di pesticidi non potrebbe più essere così conveniente.

Loro sono gli scienziati brasiliani di più Università, che in una ricerca confermano alcuni risultati precedenti secondo cui le tossine Bt arrecano danni anche agli insetti non bersaglio, compresi quelli che sono benefici per gli agricoltori perché mangiano a loro volta gli insetti nocivi. Gli insetti predatori utili che subirebbero danni dalle tossine Bt includono crisope e coccinelle.

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Le colture geneticamente modificate che contengono geni introdotti dall’ingegneria genetica per controllare gli insetti esprimono proteine pesticide (Cry) dal batterio Bacillus thuringiensis (Bt) che possono svolgere appunto un’azione insetticida su insetti degli ordini lepidotteri, coleotteri, imenotteri e ditteri. A causa della loro elevata efficacia di controllo e facilità d’uso, le colture di Bt sono aumentate rapidamente. Ecco, insomma, quello che potrebbe accadere nell’immediato.

Cos’è il mais OGM BT

Il mais geneticamente modificato BT ha la capacità di produrre una tossina che uccide alcuni insetti, in particolare coleotteri e lepidotteri parassiti, tra cui la piralide del mais (lepidottero piraustide, o “tarlo europeo del mais” o ECB). La tossina del mais BT è prodotta in natura dal Bacillus thuringensis, un batterio sporigeno anaerobio. L’inserimento di una porzione di DNA proveniente da questo microrganismo ha permesso di creare il mais BT transgenico.

Il ricorso a questo tipo di mais biotecnologico (oggi rappresenta oltre l’80% delle coltivazioni statunitensi di mais) ha portato di fatto a una forte riduzione dell’immissione in natura di insetticidi. Ma, sin dalla sua introduzione nel 1996, già in molti erano preoccupati circa le possibili conseguenze per gli equilibri naturali della massiva diffusione della tossina, oltre al possibile sorgere tra i lepidotteri di fenomeni di resistenza.

Essendo un composto naturale, la tossina BT non può essere modificata nella sua struttura chimica, ma – al contrario – le molecole antiparassitarie chimiche spesso fanno parte di famiglie di composti, nei quali l’introduzione di una sia pur piccola modifica, o anche l’introduzione di molecole coadiuvanti, può portare un incremento di efficacia oppure a un aumento dei suoi meccanismi d’azione e siti bersaglio, con la possibilità di arrivare a colpire più funzioni vitali differenti dell’organismo parassita e quindi eliminare i fenomeni di resistenza, che comunque per le molecole chimiche rappresentano un problema di minore importanza, poiché esse sono soggette a un naturale turnover, che in Europa ne esclude periodicamente molte dalla commercializzazione.

Gli studi

Secondo uno studio del 2017, la maggior parte delle varietà di mais insetticida Ogm Bt in Brasile non era più in grado di controllare il parassita autunnale lafigma perché diventato resistente alla tossina insetticida Bt nelle piante. Lo stesso modello di resistenza ai parassiti rapidamente evoluto fu riscontrato Argentina, Porto Rico e negli Stati Uniti.

La nuova indagine, ora, mette in evidenza un ulteriore meccanismo per cui le colture insetticide Bt potrebbero essere un flop. Le tossine Bt nel mais Ogm ingerite dal parassita autunnale – si legge  nello studio – sono trasferite a un nemico naturale dello stesso lafigma, la cimice predatrice Podisus nigrispinus, causando cambiamenti dannosi nelle cellule del suo intestino. Secondo gli autori questi cambiamenti potrebbero avere un impatto negativo sull’azione degli insetti predatori.

I risultati dello studio suggeriscono che gli enzimi digestivi di Podisus nigrispinus non degradano completamente le tossine Bt. Altre analisi  hanno anche trovato proteine ​​della tossina Bt nella parte inferiore del tratto gastrointestinale di animali nutriti con mais Bt, confermando che queste tossine sono molto più stabili nell’intestino di quanto previsto dagli esperimenti industriali eseguiti per supportare l’approvazione normativa delle colture Bt. 

Il nuovo studio è l’ultimo di una lunga serie di studi che sollevano interrogativi sugli effetti del consumo di colture Ogm Bt sull’intestino degli esseri umani e di altri animali. Ma mostra anche che gli effetti ecologici delle colture Ogm Bt vanno oltre gli specifici parassiti bersaglio per avere un impatto sui predatori naturali di quei parassiti, influenzando la sostenibilità dell’agricoltura – qualcosa a cui non viene data sufficiente attenzione nelle valutazioni normative di queste colture, si legge su Gm Watch.

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Fonti: Scielo BR / GM Watch

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