Lotta al caporalato: tutti i punti del primo Piano nazionale contro lo sfruttamento nei campi

Finalmente approvato il primo Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato, che prevede dieci azioni.

Dalla prevenzione a una maggiore vigilanza, dall’assistenza al reinserimento socio-lavorativo per le vittime: il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha finalmente approvato il primo Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato, che prevede dieci azioni prioritarie.

Partendo da una mappatura di tutti i territori interessati in Italia e dei fabbisogni di manodopera agricola, lo scopo del Piano è quello sì di intervenire laddove ci sono emergenze, ma anche e soprattutto di mettere in atto interventi di sistema o di lungo periodo, seguendo quattro diversi assi strategici: prevenzione; vigilanza e contrasto; protezione e assistenza; reintegrazione socio-lavorativa.

Proprio questi assi, saranno declinati in dieci azioni:

  • Un sistema informativo con calendario delle colture, dei fabbisogni di manodopera e altri dati e informazioni utilizzato per la pianificazione, gestione e monitoraggio del mercato del lavoro agricolo
  • Gli interventi strutturali, investimenti in innovazione e valorizzazione dei prodotti migliorano il funzionamento e l’efficienza del mercato dei prodotti agricoli
  • Il rafforzamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, l’espansione del numero delle imprese aderenti e l’introduzione di misure per la certificazione dei prodotti migliorano la trasparenza e le condizioni di lavoro del mercato del lavoro agricolo
  • La pianificazione dei flussi di manodopera e il miglioramento dell’efficacia e della gamma dei servizi per l’incontro tra la domanda e l’offerta (CPI) di lavoro agricolo prevengono il ricorso al caporalato e ad altre forme d’intermediazione illecita
  • Pianificazione e attuazione di soluzioni di alloggio dignitoso per i lavoratori del settore agricolo in alternativa a insediamenti spontanei e altri alloggi degradanti
  • Pianificazione e attuazione di soluzioni di trasporto per migliorare l’offerta di servizi adeguati ai bisogni dei lavoratori agricoli
  • Campagna di comunicazione istituzionale e sociale
  • Rafforzamento delle attività di vigilanza e contrasto allo sfruttamento lavorativo
  • Pianificazione e attuazione di un sistema di servizi integrati (referral) per la protezione e prima assistenza delle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura e rafforzamento degli interventi per la loro reintegrazione socio-lavorativa
  • Realizzazione di un sistema nazionale per il reinserimento socio-lavorativo delle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura

Il caporalato in Italia

Lo sfruttamento lavorativo è costituito da forme illegali di intermediazione, reclutamento e organizzazione della manodopera al di fuori dei canali di collocamento regolari, che non tengono conto delle disposizioni in materia di orario di lavoro, senza minimi salariali, senza contributi previdenziali e senza, manco a dirlo, di misure di sicurezza sul lavoro. In più, è caratterizzato dalle condizioni di vita degradanti imposte ai lavoratori e lavoratrici approfittando del loro stato di vulnerabilità o di bisogno.

In Italia lo sfruttamento lavorativo ad opera dei caporali riguarda vari settori (trasporti, costruzioni, logistica e servizi di cura), ma è particolarmente presente nel comparto agricolo, caratterizzato da una prevalenza di rapporti di lavoro di breve durata e stagionali lavoratori italiani e una crescita di tre volte del numero dei lavoratori stranieri (sia europei che provenienti da Paesi terzi).

Nel 2018, su oltre 7mila accertamenti effettuati si è registrato un tasso di irregolarità pari al 54.8% con oltre 5mila lavoratori interessati dalle violazioni. Nello stesso anno le attività di contrasto al reato di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo hanno interessato 1.474 lavoratori, di cui il 46% è totalmente irregolare. Tra i lavoratori irregolari, circa il 74% erano impiegati nel settore agricolo e oltre la metà erano cittadini stranieri.

Qui tutto il piano.

Fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

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