Il grano avariato della nave Sumatra rischia ancora di arrivare sulle nostre tavole

Una parte del grano avariato è in deposito doganale a Ravenna. Presentata un'interrogazione ai ministri per chiedere maggiori controlli

Alcuni mesi fa vi avevamo parlato della vicenda della nave Sumatra che era arrivata al porto di Ravenna carica di grano avariato. Sembrava che la situazione fosse sotto controllo ma invece, ad oggi, ancora non è chiaro che fine farà quel grano e per questo è stata presentata una interrogazione ai ministri delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e della Salute.

A luglio la nave Sumatra, con a bordo un carico di grano respinto dall’Algeria in quanto avariato, si era fermata al porto di Ravenna. GranoSalus in quell’occasione aveva fatto sapere che la nave aveva ricevuto il provvedimento di non ammissione allo sbarco da parte delle autorità sanitarie italiane.

Ma cosa è successo da allora? Che fine ha fatto il grano avariato?  Ebbene è riuscito a sbarcare in Italia, come vi avevamo già raccontato in un precedente articolo. Leggi anche: Il grano canadese avariato (respinto dall’Algeria) è stato scaricato a Ravenna

La situazione, però, resta ancora nebulosa. A cercare di fare chiarezza è anche stavolta il senatore Saverio De Bonis, della IX Commissione Agricoltura del Senato e membro dell’Associazione GranoSalus che ha annunciato di aver presentato una nuova interrogazione ai ministri Patuanelli e Speranza.

Come dicevamo, nonostante all’inizio sia stato impedito alla nave di scaricare il grano avariato, successivamente è stato autorizzato uno sbarco temporaneo del carico. Come si legge nell’interrogazione del senatore De Bonis:

in data 30 luglio 2021 su richiesta della società Casillo Commodities Italia S.p.A. il posto di controllo frontaliero (PCF) di Ravenna (del Ministero della salute) ha autorizzato lo sbarco della merce dalla Sumatra. La merce è stata sbarcata in temporanea custodia presso i magazzini della Eurodocks Srl.

Ma non è tutto:

il 6 settembre la società Casillo Commodities Italia ha avanzato istanza di autotutela avverso il provvedimento adottato dal PCF di Ravenna, richiedendo in particolare il rilascio della certificazione sanitaria argomentando di aver proceduto all’adozione di un “trattamento speciale” consistente nella separazione fisica della parte di merce ritenuta contaminata da acqua marina, dal resto del carico, che sarebbe stato stoccato presso altro silos. In subordine l’importatore ha richiesto l’acquisizione dei rapporti di ispezione ed analisi condotti privatamente sulla partita dalla Inspectorate Italia S.r.l. o, alternativamente, l’effettuazione di un campionamento del lotto al fine di individuare il trattamento speciale più idoneo a consentire il consumo umano della merce.

Insomma, sembra che questo grano in qualche modo voglia comunque essere rifilato ai consumatori e dato che si trova nel nostro paese siamo proprio noi a rischiare grosso. Il Senatore ricorda che, all’interno della nave, sono stati trovati insetti, un odore sgradevole, infiltrazioni d’acqua e muffe.

Come si legge nell’interrogazione, tra l’altro, il 9 settembre parte della merce, originariamente in temporanea custodia è stata dichiarata in deposito doganale sempre all’interno dei magazzini Eurodocks. In temporanea custodia rimangono 112.100 chili di grano, che corrisponderebbero alla parte avariata.

Il fatto che una parte del carico (in teoria quello “buono”) si trovi in deposito doganale concretamente significa che è si è ancora in attesa di capire se la merce potrà essere importata nel paese o se si procederà a respingerla.

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Quello che davvero non si capisce è come sia possibile che una nave respinta in Algeria per il suo carico, sia potuta arrivare nel nostro paese dove (almeno in teoria) vi è una regolamentazione più stringente e soprattutto come, dopo mesi, ancora non sia chiaro il destino di questo grano.

Ci auguriamo che il ministro della Salute e quello delle Politiche Agricole accolgano l’invito di vigilare attentamente su questo carico, svolgendo indagini approfondite e tutti i controlli sanitari del caso.

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Fonte: Senato / Saverio De Bonis Facebook

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