Caro Ministro, ecco perché il CETA non andrebbe ratificato

Si torna a discutere di Ceta, l'accordo di libero scambio tra Ue e Canada, dopo le dichiarazioni del ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova che ne vorrebbe l’immediata ratifica.

Si torna a discutere di Ceta, l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada, dopo le dichiarazioni del ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova che ne vorrebbe l’immediata ratifica.

“Dobbiamo lavorare perché si arrivi alla ratifica con l’obiettivo di dare competitività al Sistema Italia”, ha detto il ministro Bellanova a Radio 24 “Si è parlato molto di porti chiusi alle disperazioni ma non si è parlato molto di porti chiusi alla contraffazione che è una parte fondamentale della concorrenza sleale al Made in Italy. Inoltre anche sugli Ogm voglio aprire un confronto anche con la parte industriale. Parliamone”.

Parole che non sono piaciute al M5s secondo cui il Ceta danneggia pesantemente il made in Italy e tutta la filiera nostrana.

Cos’è il Ceta

Il Ceta è il primo accordo commerciale tra l’UE e il Canada e inciderà sulle esportazioni europee di beni e servizi verso il Canada. Il Ceta è in vigore da due anni, in via provvisoria, e l’Italia è uno dei Paesi che non lo ha ancora ratificato anche se vige già sulle materie che rientrano nella competenza dell’Unione europea.

Che cosa prevede? Come ha spiegato a più riprese la Commissione europea: innanzitutto va ad eliminare i dazi all’importazione, permetterà poi alle imprese europee di partecipare agli appalti pubblici in Canada e di accedere ai mercati dei servizi e degli investimenti in Canada, renderà più facile trasferire temporaneamente personale, riconoscerà figure standard come architetti, ingegneri ed esperti contabili europei che potranno prestare servizi in Canada, contribuirà ad impedire che le innovazioni, le opere d’arte, i marchi e i prodotti alimentari tradizionali dell’Unione europea vengano copiati illegalmente in Canada e rafforzerà la cooperazione tra gli organismi di normazione europei e canadesi.

Ma vediamo, invece, che cosa potrebbe succedere nella realtà dei fatti. Quali sono i rischi del Ceta?

Made in Italy, OGM e pesticidi 

“La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni”, spiega la Coldiretti.

Non solo, su un totale di 291 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela nel trattato.

“Il Ceta – denuncia ancora – uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosato nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia”.

Sul piano degli OGM, il Ceta non vieterà il loro ingresso, così come quello di pesticidi che sono leciti in Canada, ma in Europa si. E ancora, come dicevamo, il glifosato, una minaccia più che mai reale. Il grano canadese è pieno di questo pesticida da anni al centro del dibattito perché potenzialmente cancerogeno.

Farine animali negli allevamenti e ormoni della crescita

Sulla questione carne c’è da sottolineare che la presenza di un buco legislativo permette agli agricoltori canadesi di utilizzare farine animali negli allevamenti come la farina di sangue e la gelatina animale (cosa vietata in Ue). Ma cosa rischiamo se poi la carne finisce sulle nostre tavole? Sicuramente ripercussioni su salute e ambiente.

“E peserà- dice Coldiretti- anche l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia”

Investment Court System (ICS)

Il Ceta, secondo gli ambientalisti, non solo minaccia il made in Italy, ma anche il diritto dei governi di adottare e far rispettare leggi di interesse pubblico, come la protezione dell’ambiente o della salute pubblica perché l’accordo contiene la clausola ICS cioè il sistema giudiziario arbitrale per la difesa, che assicura agli investitori stranieri particolari privilegi che potranno citare in giudizio nei tribunali internazionali privati, le aziende europee. Ma non solo, con il Ceta le aziende canadesi avranno accesso agli appalti per tutti i servizi pubblici, compresi quelli legati all’acqua. Ancora, l’accordo potrà essere implementato dopo la ratifica dall’organismo di cooperazione regolatoria. Si tratta di un gruppo di tecnici il cui operato non è soggetto ad alcun controllo pubblico.

Posti di lavoro e sviluppo

Secondo uno studio indipendente, l’entrata in vigore porterebbe disoccupazione, diseguaglianza e perdita del benessere. Nello specifico, la perdita di circa 200 mila posti di lavoro nell’Unione europea. Inoltre, secondo quanto stimato dalla stessa Commissione europea, l’adozione di questo trattato vedrebbe nel lungo periodo in Europa una irrisoria crescita economica compresa tra lo 0,02 e lo 0,03%. In Canada invece tale percentuale è compresa tra lo 0,18 e lo 0,36%.

Per Monica Di Sisto, portavoce della rete italiana Stop Ttip:

“I rischi per l’ambiente, il clima e i diritti sociali sono troppi, gli accordi sono impostati in modo da favorire le grandi imprese multinazionali a scapito delle piccole produzioni, esponendo agricoltori, lavoratori ed ecosistemi ad una pressione insostenibile. Se il governo appena nato si pone come priorità la transizione ecologica questa dichiarazione della Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova è un primo passo nella direzione opposta. Ci preoccupano inoltre le sue aperture sugli Ogm, perché ci saremmo aspettati di sentir parlare di agroecologia”.

Sul CETA leggi anche:

Dominella Trunfio

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook