Moria delle api: la causain un gene. E i pesticidi?

Scoperto il gene che provoca la moria delle api. Potrebbe essere contenuta nel loro DNA la chiave della moria che sta decimando le colonie di api in tutto il mondo. A far luce su questo fenomeno è un team di ricercatori italiani, che hanno condotto uno studio coordinato dall'università di Udine, pubblicato dalla rivista Plos Pathogens.

Scoperto il gene che provoca la moria delle api. Potrebbe essere contenuta nel loro DNA la chiave della moria che sta decimando le colonie di api in tutto il mondo. A far luce su questo fenomeno è un team di ricercatori italiani, che hanno condotto uno studio coordinato dall’università di Udine, pubblicato dalla rivista Plos Pathogens.

Il monitoraggio delle api e del loro comportamento – durato per ben due anni – ha analizzato in particolare la morte della api in relazione alla loro vita e al loro modo di organizzarsi: dalla colonia, costituita da migliaia di esemplari, fino ai geni. Ed è proprio dall’analisi di questo ultimo aspetto che i ricercatori sono riusciti ad individuare un gene del sistema immunitario, che svolge un ruolo fondamentale nella difesa antivirale degli insetti e che può essere influenzato da vari elementi.

Quali? Secondo gli studiosi, uno dei principali fattori negativi è rappresentato sicuramente dal parassita Varroa destructor, ma non si esclude l’azione data dai pesticidi o da un’alimentazione inappropriata.

Tutto questo – secondo i ricercatori autori dello studio – comporterebbe un indebolimento del sistema immunitario delle api, sempre più soggette alle malattie virali contagiose, principali cause della moria che sta sterminando questi preziosi insetti.

Ma come risolvere questo problema?

Quale possibile rimedio alle morie delle api – ha spiegato Francesco Nazzi, coordinatore della ricerca – lo studio ribadisce la necessità di tenere sotto controllo le infestazioni parassitarie per evitare che, a loro volta, possano provocare esplosioni virali incontrollate. Uno sviluppo più futuribile riguarda invece la possibilità di sostenere le difese immunitarie dell’ape“.

Secondo Legambiente, per bloccare la decimazione delle colonie di api è indispensabile fermare definitivamente il ricorso ai pesticidi sistemici, oggi usati soprattutto per difendere il mais dai parassiti.

Prendendo atto dei risultati di numerosi studi e ricerche sugli effetti letali che queste sostanze hanno sulle api – hanno fatto sapere Legambiente e Unaapi, che da anni portano avanti questa battaglia – i ministeri competenti devono procedere alla loro sospensione definitiva”.

Il ministero della salute e i dicasteri competenti, interpellati direttamente dalla due associazioni, dovranno esprimersi entro il 30 giugno sulla sospensione dell’autorizzazione dei concianti del mais, contenenti le sostanze clothianidina, thiamethoxam, imidacloprid e fipronil.

Per ben cinque volte i ministeri hanno dato stop temporanei all’uso dei pesticidi in questione. – ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – Ora serve un divieto definitivo, perché ad essere in gioco, oltre alla salute dell’ambiente, è l’intero settore agricolo. I ministeri dispongono di dati che dimostrano come il periodo di sospensione di queste sostanze, abbia avuto risultati positivi con il conseguente ripopolamento degli alveari, l’aumento della produzione di miele unita ad una ripresa di salute e di produttività degli allevamenti apistici italiani. Senza uno stop definitivo, si rischia di vanificare tutti i buoni risultati ottenuti fino ad ora mettendo nuovamente in pericolo le api, l’ambiente e il settore dell’apicoltura“.

Il declino delle api, eccezionali sensori ambientali, dimostra come e quanto gli insetticidi sistemici distruggano le forme vitali naturali indispensabili alla fertilità di agricoltura e ambiente – ha aggiunto Francesco Panella, presidente Unaapi – La scienza ha oramai accertato che il pervasivo utilizzo dei micidiali insetticidi è un enorme rischio: è l’ora di vietarli per il mais e di rivalutare gli altri metodi agricoli. Si afferma di voler convertire la produzione agricola a metodi più ecologici ma poi, anche di fronte a prove oramai inconfutabili, non si è in grado di assumere come in questo caso piccole, ma urgenti, decisioni”.

La produzione agricola dipende in gran parte dall’impollinazione delle api. Se le api muoiono, l’agricoltura è destinata a crollare. Per questo – ha evidenziato la Legambiente – è importante adottare tecniche agronomiche come la rotazione culturale, senza ricorrere all’uso parassiti.

Verdiana Amorosi

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