La mamma che sfidò Monsanto vince il Goldman Environmental Prize 2012

Il Goldman Environmental Prize, uno dei più importanti riconoscimenti internazionali per l'impegno ambientale, è stato assegnato all'argentina Sofia Gatica. La donna ha avuto il coraggio di indagare a fondo riguardo alle cause della morte della propria bambina, avvenuta tredici anni fa a soli tre giorni dalla nascita, senza alcun timore nel doversi opporre alla multinazionale delle biotecnologie agrarie Monsanto, negli ultimi mesi sempre più al centro delle cronache per via delle sostanze dannose contenute nei propri diserbanti e pesticidi.

Il Goldman Environmental Prize 2012, uno dei più importanti riconoscimenti internazionali per l’impegno ambientale, è stato assegnato all’argentina Sofia Gatica. La donna ha avuto il coraggio di indagare a fondo riguardo alle cause della morte della propria bambina, avvenuta tredici anni fa a soli tre giorni dalla nascita, senza alcun timore nel doversi opporre alla multinazionale delle biotecnologie agrarie Monsanto, negli ultimi mesi sempre più al centro delle cronache per via delle sostanze dannose contenute nei propri diserbanti e pesticidi.

La figlia di Sofia morì improvvisamente per via di gravi complicazioni renali, che la donna non volle rimanessero ingiustificate. Per questo motivo, decise di appurare se all’interno della propria comunità di appartenenza si fossero verificati dei casi analoghi. Venne così a scoprire come ad Ituzaingo, una cittadina di circa 6000 abitanti situata nell’Argentina centrale, si fossero verificati numerosi casi relativi a problemi di salute apparentemente inspiegabili. Insieme ad un gruppo di donne della comunità, decise di approfondire la questione, a partire da un aspetto che aveva particolarmente contribuito a turbare il loro territorio di appartenenza: l’impiego smodato di pesticidi nella coltivazione della soia, di cui l’Argentina è il terzo maggiore esportatore mondiale.

Sofia e le sedici donne della neonata associazione “Mothers of Ituzaingo” puntarono immediatamente il proprio sguardo sull’erbicida Roundup, il cui impiego su larga scala fu in seguito considerato responsabile di gravi problemi di salute nei nascituri, per via del suo contenuto di glifosato, un’agro-tossina che nel 2008 venne dichiarata in grado, anche in minime quantità, di causare la morte delle cellule embrionali e placentari. Accanto all’erbicida Roundup, per la coltivazione della soia argentina è stato impiegato il potente pesticida endosulfano, ora bandito in 80 Paesi del mondo in quanto altamente tossico e considerato una vera e propria minaccia per la salute dell’uomo e per l’ambiente.

Dalle interviste porta a porta effettuate da Sofia, emerse come nella località di Ituzaingo l’incidenza dei casi di cancro fosse ben 41 volte superiore alla media nazionale. Simili dati si ripetevano riguardo al tasso di mortalità infantile registrato ed a problemi relativi al sistema nervoso ed all’apparato respiratorio. Sofia e le altre diedero così inizio ad una campagna volta a fermare l’impiego di sostanze dannose in agricoltura ed organizzarono conferenze ed incontri di sensibilizzazione. Nel 2007 la donna giunse a ricevere concrete minacce di morte per via del proprio operato. Il suo impegno non è però stato vano.

Sofia infatti si è rivelata in grado di attirare l’attenzione del Ministero della Salute argentino che, appoggiando la causa della donna, ha agito effettuando i controlli scientifici e sanitari necessari, Nel 2010, la Corte Suprema Argentina ha vietato lo spargimento di agro-tossine per la coltivazione nella vicinanza di aree abitate, imponendo ai produttori di soia di dimostrare l’atossicità dei prodotti impiegati in agricoltura. La campagna condotta da Sofia, denominata “Stop Spraying”, prosegue tuttora e mira a bandire l’uso del glifosato in Argentina. L’endosulfano sarà invece bandito già a partire da luglio 2013.

Marta Albè

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