Addio Gino Girolomoni, padre del biologico italiano. Un seme piantato per sempre

Ieri pomeriggio si sono tenuti i suoi funerali, nel Monastero di Montebello di Isola del Piano, struttura che acquistò egli stesso negli anni '70 per ridare nuovo impulso all'economia locale, restaurandola e ricostruendo strade, coltivando campi e producendo cibi con un metodo di coltivazione sano e consapevole.

Biologico, una risposta concreta alla crisi economica e climatica, che promuove un modello economico che pone il rispetto dell’ambiente e la qualità del cibo al centro del suo agire. Un diverso modello di produzione da un milione di ettari coltivati e quasi cinquantamila imprese, che offre ben 229 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario e 4.606 specialità tradizionali censite in tutte regioni. Se tutto ciò e stato possibile lo dobbiamo a Gino Girolomoni che, dopo aver dedicato un’intera vita a un modello che consentisse ai consumatori di scegliere quello che vogliono mangiare in termini di qualità, sostenibilità ambientale e rispetto della tradizione alimentare, ci ha lasciato per sempre all’età di 66 anni, colpito da infarto mentre si trovava nella sua cooperativa “Alce Nero” a Montebello di Isola del Piano.

Ieri pomeriggio si sono tenuti i suoi funerali, nel Monastero di Montebello di Isola del Piano, struttura che acquistò egli stesso negli anni ’70 per ridare nuovo impulso all’economia locale, restaurandola e ricostruendo strade, coltivando campi e producendo cibi con un metodo di coltivazione sano e consapevole.

Gino rappresenta la nostra storia, il nostro presente ed il nostro futuro. Ci ha insegnato che i principali protagonisti del movimento bio sono i contadini, ha aperto il nostro orizzonte alle cultura del Mediterraneo e nello stesso tempo è stato esempio di un nuovo modo di fare impresa cooperativa, che da vero valore ai produttori biologici. Il suo impegno e il suo eclettismo culturale sono uno straordinario lascito per tutti noi e dovranno ispirare il futuro del movimento biologico italiano“, hanno detto Andrea Ferrante, presidente del Consiglio Direttivo Federale dell‘Aiab, e Vincenzo Vizioli, presidente Firab esprimendo il loro cordoglio per questa triste e prematura perdita.

Ma, oltre che una perdita per il mondo del biologico e per la lotta contro gli OGM , la scomparsa di Gino Girolomoni lascia un profondo vuoto anche dal punto di vista umano, in quanto persona “che ha avuto una grande lungimiranza nel capire prima di molti quanto il futuro dell’agricoltura dipendesse dalla qualità dei suoi prodotti. In tutti questi anni è stato, infatti, sempre in prima fila per diffondere l’importanza dell’agricoltura biologica“, dice Legambiente in una nota , esprimendo solidarietà alla famiglia e all’associazione di Girolomoni.

A noi piace ricordarlo con le sue parole, scritte per sempre in “Alce Nero grida. L’agricoltura biologica, una sfida culturale“: “la via maestra è quella che hanno praticato in questi anni gli agricoltori biologici. Adesso si debbono alleare con i medici che non lavorano per l’industria della malattia, con gli architetti e gli ingegneri che non costruiscono scatole di veleni per viverci dentro. Con banchieri che rispettano le fatiche degli uomini che hanno prodotto risparmi usandoli bene, con commercianti che si comportano equamente con i produttori delle merci che trattano, soprattutto con quelli del Sud del mondo“.

Dal seme piantato da Gino Girolomoni è nata una pianta robusta ed eterna che ricorderà per sempre il suo esempio e le sue idee, che germinerà perpetuamente in tutti quegli agricoltori e quei consumatori che scelgono un modello economico più consapevole e responsabile.

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