OGM: Clini apre alle colture transgeniche, scoppiano le polemiche (e le manifestazioni)

E' guerra aperta dopo le dichiarazioni di Clini sugli OGM. Da più parti piovono le critiche sul Ministro dell'Ambiente

Ogm, è scoppiato il caso dopo le dicharazioni rilasciate da Corrado Clini, che da Bruxelles aveva aperto qualche spiraglio nei confronti delle coltivazioni transgeniche. Il Ministro dell’Ambiente aveva espresso la propria posizione nei confronti degli organismi geneticamente modificati, ma per fortuna la ferma opposizione di paesi come Francia, Regno Unito, Germania, Belgio e Irlanda ha evitato il raggiungimento di un accordo al Consiglio Ambiente che si è appena concluso.

Secondo Clini la posizione dell’Italia è “più aperta” così come l’atteggiamento del nostro paese, definito “proattivo, per consentire alla Commissione di esercitare il suo ruolo ed agli Stati membri di essere garantiti“.

Ed ecco cosa ha detto oggi il Ministro a proposito degli OGM dopo la manifestazione organizzata a Roma: “L’Italia, come l’Ungheria, la Spagna, la Svezia (paesi tradizionalmente contrari all’impiego degli OGM in agricoltura) ha sostenuto la proposta danese. È evidente che la proposta danese ha l’effetto di riaprire in Europa le iniziative legate agli OGM, e più in generale gli investimenti in ricerca e sviluppo sui temi legati alle biotecnologie ed all’ingegneria genetica. Su questo versante l’opposizione agli OGM in Italia ha avuto l’effetto di deprimere la ricerca, nonostante le grandi competenze presenti nel nostro paese“.

Ma che utilità può avere un ampliamento degli studi del settore? A noi questo punto risulta difficile da comprendere. Ma Clini precisa che l’Italia non si è detta favorevole all’introduzione degli OGM: “Le normative europee stabiliscono una procedura rigorosa per l’autorizzazione all’impiego degli OGM in Europa, al fine di salvaguardare l’ambiente e la salute. Nonostante queste regole, un gruppo di Stati Membri, tra cui l’Italia, ha sempre manifestato opposizione all’uso degli OGM nei propri territori, con effetti di blocco sulle procedure europee“. Non sembra a giudicare dalle ultime osservazioni effettuate dal Ministro.

A suo avviso, inoltre, la proposta danese dello scorso 9 marzo è stata fatta per “superare la situazione di stallo” e per “innovare la procedura europea confermando la rigorosa procedura di autorizzazione in capo alla Commissione Europea e consentendo nello stesso tempo agli Stati Membri la decisione in merito all’autorizzazione dell’impiego degli OGM nel proprio territorio nazionale“.

Fin qui semnbra tutto chiarito. Ma poco dopo il Ministro dell’Ambiente non si nasconde dietro a un dito e sottolinea che nonostante l’Italia sia favorevole al divieto dell’impiego degli OGM in agricoltura, giudica “insensato continuare a tenere il freno alla ricerca, considerando in particolare l’ingegneria genetica un’infrastruttura comune per la ricerca in molti settori: dalla farmaceutica alla protezione di prodotti tipici dell’agricoltura, dall’energia al risanamento di siti contaminati con bio-tecnologie, dalla lotta alla desertificazione alla protezione dei suoli esposti al dissesto idrogeologico“. In che modo gli OGM ci aiuterebbero a superare tali problemi? Clini ne è convinto: “Sarebbe opportuna una seria e documentata riflessione, anche tenendo conto della evoluzione della ricerca e degli investimenti in questo settore, a livello europeo e globale“.

Com’è facilmente intuibile, dopo le sue parole numerosi sono stati i commenti a caldo, e ancor più feroci le critiche. A partire dal presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese che ha detto: “Ingegneria genetica e biotecnologie sono due cose diverse e non possono essere, come fa il Ministro dell’Ambiente Clini, messe sullo stesso piano. Poi anche se gli italiani si sono espressi per un no deciso sugli Ogm un conto è parlare di sperimentazione, non in campo aperto, un altro è parlare di coltivazione“. Secondo Slow Food inoltre, è poco credibile il fatto che “gli Ogm permetteranno di risolvere i problemi delle coltivazioni in aree con condizioni estreme”.

Sarebbero i fatti a dimostrarlo visto che “dopo più di 15 anni di commercio, e ancor più di investimenti e ricerca, nel settore degli Ogm, nessuna pianta con le caratteristiche evidenziate dal Ministro è presente sul mercato e meno che mai ha aiutato piccole comunità agricole a risolvere i problemi di sussistenza“.

E l’AIAB dl canto suo ha fatto sapere di non aver gradito la proposta di Clini: “Il Paese ha già riflettuto sul tema e ha detto no. Inoltre per la ricerca biotech sono stati già buttati milioni di euro, mentre i finanziamenti del Fondo per la ricerca agricoltura biologica sono ancora bloccati“.

Vorremmo ricordare al ministro dell’Ambiente Clini che il Paese ha già fatto una serie riflessione sull’uso degli OGM in agricoltura e che ha detto ‘No’ all’uso di organismi geneticamente modificati. Per altro un conto è parlare di ricerca, sperimentazione o selezione genetica in agricoltura, cosa ben diversa è parlare di coltivazione di OGM in campo aperto. Visto che la coesistenza in campo è impossibile, accettare la coltivazione GM significherebbe contaminare le nostre produzioni, a partire da quelle biologiche, conosciute nel mondo per la loro qualità e tipicità, e mettere il settore primario sotto il dominio delle multinazionali del biotech”, ha spiegato Alessandro Triantafyllidis, presidente nazionale dell’AIAB.

Nessun margine di trattativa. Di OGM in Italia, proprio non se ne vuol parlare. E Legambiente attacca Clini sottolineando il fatto che “proprio nel giorno in cui agricoltori, associazioni e cittadini scendono in piazza in difesa del made in Italy, il ministro Clini dichiara al Paese di voler assumere in sede europea una posizione di apertura sugli Ogm davvero preoccupante“.

Gli ambientalisti sono increduli e non riescono a capacitarsi del fatto che “il ministro descriva i nostri prodotti tipici come il frutto di una mutagenesi anziché del nostro ricchissimo patrimonio di biodiversità, mantenuto nel tempo proprio dagli sforzi e l’impegno di migliaia di agricoltori e imprenditori agricoli“. Per questo puntano ad un’inversione di marcia rispetto alla strada intrapresa dal Ministro: “Crediamo che questa apertura del governo all’introduzione di Ogm nei nostri territori e dunque nelle produzioni made in Italy, sia molto pericolosa e vada nella direzione opposta rispetto alle reali esigenze del Paese. È urgente infatti che per l’agricoltura italiana di qualità, che si identifica nei prodotti tipici, biologici e nelle bellezze del paesaggio agrario, si apra una nuova stagione fatta di norme, come quelle sulla trasparenza delle produzioni e della tracciabilità, necessarie a garantire la sicurezza alimentare e a valorizzare ulteriormente la qualità delle produzioni“.

Anche Coldiretti, come Legambiente, si è opposta fermamente alle parole che esprimono la volontà del Ministro: “Clini non ha trovato sufficienti problemi per l’Italia nel suo Ministero dell’Ambiente e sta pensando di aggiungerne dei nuovi” ha detto il presidente della Coldiretti Sergio Marini. “Gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy come sanno il 71 per cento degli Italiani che esprimono una forte contrarietà, ormai costante da anni secondo monitoraggio effettato dalle indagini Coldiretti/Swg nel tempo“.

Riguardo alle coltivazioni ogm a scopi energetici, Coldiretti ha sottolienato poi che il Ministro dovrebbe essere al corrente che “in un Paese come l’Italia, per la conformazione morfologica dei terreni e le dimensioni delle aziende, non sarebbe possibile evitare le contaminazioni ambientali e sarebbe violata la sacrosanta libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e cittadini di avere i propri territori liberi da Ogm“.

Purtroppo, o per fortuna, gli OGM mettono tutti d’accordo. O quasi.

Francesca Mancuso

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