La canapa della Puglia: resiste alle lobby che avevano provato a farla sparire

Le lobby avevano provato a farlo sparire, ma il settore della canapa in Puglia ha resistito e negli ultimi anni, ha avuto un grande sviluppo. Per questo deve essere tutelato da frodi e speculazioni.

Le lobby avevano provato a farlo sparire, ma il settore della canapa in Puglia ha resistito e negli ultimi anni, ha avuto un grande sviluppo. Per questo deve essere tutelato da frodi e speculazioni.

Come abbiamo più volte detto, la canapa (Cannabis sativa) rappresenta una fondamentale risorsa naturale purtroppo eccessivamente sottovalutata a livello mondiale e oscurata dal periodo di proibizionismo che ne ha fortemente limitato la coltivazione in Italia, paese dove le piantagioni di canapa erano molto floride.

Quando si parla di canapa si pensa subito alla marijuana, ma in pochi sanno che questa pianta così versatile in molti casi può perfettamente sostituire il petrolio, ad esempio per quanto concerne la produzione di carburanti e materie plastiche, oltre a rappresentare nel contempo un’alternativa ecologica al cotone per la produzione di fibre tessili, una risorsa alimentare da non sottovalutare ed una materia prima adatta per la fabbricazione di carta e di materiali per l’edilizia.

Per questo viene considera una risorsa scomoda per le lobby, tuttavia le imprese agricole resistono e soprattutto in Puglia sono in tanti coloro che denunciano fenomeni distorsivi e speculativi

“Il boom della canapa in Puglia è stato registrato anche grazie alla legge regionale entrata in vigore il 14 gennaio 2017 che ha favorito il moltiplicarsi di terreni e produzione, oltre ad idee innovative nella trasformazione della ‘pianta’ dai mille usi, dalla birra alla ricotta e agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a semi, fiori per tisane, pasta, taralli, biscotti e cosmetici e ancora vernici, saponi, cere, detersivi, carta o imballaggi, oltre al pellet di canapa per il riscaldamento che assicura una combustione pulita”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Nel 196, il Governo italiano sottoscriveva la “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti”, in cui la canapa sarebbe dovuta sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore. Nel 1975 con la “legge Cossiga” contro gli stupefacenti a scomparire sono gli ultimi ettari coltivati.

“La nuova frontiera è la cannabis light con la coltivazione e la vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc), attività regolamentate dalla legge numero 242 del 2 dicembre 2016”, dice Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia.

Con la nuova norma, infatti, non è più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di Thc al massimo dello 0,2%, fatto salvo l’obbligo di conservare per almeno dodici mesi i cartellini delle sementi utilizzate. Resta il divieto di utilizzo di foglie e fiori di canapa per scopo alimentare.

“L’affermarsi di stili di vita più ecologici ha favorito –la diffusione della canapa che è particolarmente versatile negli impieghi, ma anche in grado dal punto di vista colturale a basso impatto ambientale di ridurre il consumo del suolo, la percentuale di desertificazione e la perdita di biodiversità”, dice Claudio Natile, referente del comparto della canapa di Coldiretti Giovani Impresa Puglia.

Il boom della coltivazione della canapa è un’ottima dimostrazione – conclude Coldiretti Puglia – della capacità delle imprese agricole di scoprire e sperimentare nuove frontiere e soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori che proprio da queste esperienze di green economy si aprono opportunità di lavoro nelle campagne che possono contribuire alla crescita sostenibile e alla ripresa economica ed occupazionale del Paese.

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Dominella Trunfio

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