Mais OGM: in FVG la prima trebbiatura con tanto di festa

Futuragra si prepara a festeggiare la trebbiatura del mais Ogm. Per l’Italia sarà il funerale definitivo della legalità. Sabato 12 ottobre 2013, a Vivaro (PN) si svolgerà la “Festa della prima trebbiatura di mais Ogm italiano”. Lo hanno annunciato Giorgio Fidenato e Silvano Dalla Libera dell’associazione Futuragra, entrambi coltivatori del mais geneticamente modificato Mon 810 di Monsanto.

Futuragra si prepara a festeggiare la trebbiatura del mais Ogm in Friuli Venezia Giulia. Per l’Italia sarà il funerale definitivo della legalità. Sabato 12 ottobre 2013, si svolgerà la “Festa della prima trebbiatura di mais Ogm italiano”. Lo hanno annunciato Giorgio Fidenato e Silvano Dalla Libera dell’associazione Futuragra, entrambi coltivatori del mais geneticamente modificato Mon 810 di Monsanto.

Come si legge dal sito web dell’associazione, Futuragra, che da anni si esprime a favore degli Ogm e che ha proseguito la coltivazione del mais nonostante il decreto interministeriale vigente, invita tutti gli agricoltori italiani a partecipare ai “festeggiamenti”, che si terranno a Vivaro, in provincia di Pordenone, una delle località in cui il mais Ogm è stato seminato e coltivato.

Futuragra parla di innovazione e di un’importante opportunità per l’agricoltura italiana. L’Italia, in realtà, non ha nulla da festeggiare. La coltivazione del mais Ogm è avvenuta approfittando del vuoto normativo. L’entrata in vigore del decreto contro gli Ogm non è risultata sufficiente a fermare l’azione dei loro promotori. Le autorità italiane stentano ad agire. L’applicazione della clausola di salvaguardia non è ancora avvenuta e la responsabilità di dire fermamente stop agli Ogm rimbalza tra il Ministro dell’Ambiente e il Presidente della Regione Friuli.

Mercoledì 9 ottobre, il Ministero dell’Ambiente Andrea Orlando ha imposto lo stop al Governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ordinando di “procedere nel divieto alla coltivazione del mais geneticamente modificato Mon 810” e di porre in essere le azioni per dare esecuzione al divieto. La risposta della Serracchiani è stata immediata, ma ha rimandato al mittente il problema, sostenendo la necessità che il Governo intervenga per colmare le lacune normative. Secondo quanto dichiarato da Serracchiani, “Oltre all’impossibilità di irrogare una sanzione, non vi è alcuna base normativa che renda legittimo un qualunque provvedimento amministrativo regionale per distruggere le colture Ogm in atto”.

Mentre nessuna delle istituzioni competenti si assume le proprie responsabilità, la situazione si aggrava sia per la salute che per l’ambiente, di fronte alle contaminazioni dei terreni causate dalle coltivazioni Ogm, già dichiarate evidenti dal corpo forestale dello Stato.

L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI, Ambiente, Salute pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato quanto segue: “Tra il botta e risposta delle Istituzioni a guadagnarci è chi non ha rispettato i divieti e continua a farsi beffe delle norme. Con la trebbiatura del Mais Ogm si celebrerà il funerale della legalità in Italia. Questo scarica barile tra la Regione Friuli e il Ministero dell’Ambiente è una cosa grave dalla quale chi ci guadagna sono i sostenitori dell’OGM in Italia. A volte, per vincere le battaglie di civiltà a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente servirebbe un po’ di coraggio che non ho visto arrivare da nessuna delle istituzioni in gioco. Ancora una volta i cittadini italiani si trovano a combattere contro i mulini a vento nel più totale abbandono delle istituzioni”.

Quali motivazioni frenano realmente il Ministro dell’Ambiente il Presidente del Friuli dall’intraprendere misure drastiche e decisive contro gli Ogm? Dovrebbe ormai risultare chiaro che gli Ogm non rappresentano in alcun modo un’opportunità di crescita per l’Italia. Sono infatti una minaccia per la biodiversità, per la salute, per l’ambiente e gli animali (a cui il mais geneticamente modificato potrebbe essere somministrato sotto forma di mangime), oltre che per la tutela dei prodotti alimentari tradizionali italiani.

Marta Albè

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