Olio di palma: le lobby della Malesia conquistano Expo (FOTO e VIDEO)

L'olio di palma è dannoso, ma la Malesia continua a fare orecchie da mercante e a Expo 2015 si è resa protagonista di un inatteso scivolone, causato proprio dal dannoso olio di palma, pubblicizzato nel suo padiglione come una risorsa (essendo la seconda nazione al mondo per produzione). Sembra quasi un paradosso visto l'impatto sull'ambiente e sul mondo animale della sua produzione

L’olio di palma è dannoso, ma la Malesia continua a fare orecchie da mercante e a Expo 2015 si è resa protagonista di un inatteso scivolone, causato proprio dal dannoso olio di palma, pubblicizzato nel suo padiglione come una risorsa (essendo la seconda nazione al mondo per produzione). Sembra quasi un paradosso visto l’impatto sull’ambiente e sul mondo animale della sua produzione.

Lo stato asiatico è da giorni al centro di un acceso dibattito. A lanciare la “bomba” è stata prima la testata online Il Fatto alimentare e poi, successivamente, La Repubblica. I due organi di informazione hanno parlato di un “gigantesco cartello” all’interno del padiglione malese dove viene definito illegale scrivere sulle etichette alimentari “Senza olio di palma” o “Palm oil free”. Proprio Il Fatto Alimentare, con il supporto di Great Italian Food Trade, ha inviato una lettera al commissario di Expo 2015 Giuseppe Sala auspicando la rimozione del cartello.

Ma come stanno davvero le cose? GreenMe.it, in tutto questo trambusto, non è rimasto di certo a guardare. Anzi, ha cercato di capire direttamente cosa stesse succedendo davvero in quel di Milano. Siamo entrati all’interno del padiglione della Malesia e abbiamo scoperto che il gigantesco “cartello” in realtà non c’è. È stato tolto? La direttrice Shamilah Perumal – ovviamente a conoscenza di ogni aspetto di questa vicenda – afferma che “nulla è stato tolto e tutto è al suo posto”.

Veniamo accompagnati sul luogo della polemica e notiamo che quello che sarebbe dovuto essere un “gigantesco cartello” è un totem con all’interno un tablet che rimanda ad un sito: www.thepailmoil.org. Un portale, creato dal governo malese e disponibile anche in lingua italiana, dove si spiega la storia, le informazioni e il punto di vista che questa nazione ha sull’olio di palma.

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Navigando nel sito si arriva anche alla parte relativa dove si parla dell’illegalità dello scrivere “Palm oil free”. È questa, quindi, la pietra dello scandalo. “Se Giuseppe Sala o qualche dirigente di Expo ci ha mai chiesto di togliere questi tablet? – ci spiega ancora Shamilah Perumal – Assolutamente no e se dovesse accadere spiegheremo le nostre ragioni prima di procedere”.

Le loro ragioni a noi sono state spiegate fornendoci un documento ufficiale firmato dal Consiglio Malese per l’Olio di Palma (MPOC) dove si legge: “La campagna contro l’olio di palma promossa da Il Fatto Alimentare è basta sul falsità e disinformazione. La Malesia è un ottimo partner commerciale per l’Italia e MPOC chiede al governo italiano di respingere pubblicamente questa campagna dannosa e malevola, priva di rigore scientifico”.

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Il caso rischia, quindi, di prendere le tinte di una crisi internazionale. L’olio di palma continua a far scivolare, sperando di non far cadere e di non portare ad una tensione politica fra le due nazioni. La Malaesia e il suo governo difendono a spada tratta la propria posizione, prendendosela anche con il Movimento 5 Stelle e la Coldiretti.

“L’olio di semi di girasole, di colza e di soia consumano molto più suolo per essere prodotti – afferma il CEO di MPOC Yusof Basiron – ciò dimostra che l’olio di palma è l’olio migliore per quanta riguarda la conservazione del terreno. Il regime di protezione forestale del nostro paese è uno dei migliori al mondo, come riconosciuto al vertice della terra delle nazioni unite. Questa campagna portata avanti da Coldiretti e MoVimento 5 Stelle non è scientifica ed è un insulto alle centinaia di famiglie malese che coltivano e vivono grazie all’olio di palma”.

Secondo la Malesia, quindi, l’olio di palma fa bene alla propria terra, rispettandola e dando lavoro alla popolazione, e soprattutto fa bene alla salute essendo un componente sano all’interno di una dieta equilibrata. Anche l’accusa che si stia distruggendo la fauna selvatica è – a detta del documento – falsa:

“il nostro governo si è impegnato a preservare il 50% almeno della copertura forestale. Un impegno che nessun altro paese, neanche l’Italia, ha corrisposto. Un impegno riconosciuto anche dalle Nazioni Unite e la Banca Mondiale”.

Tornado al principio della questione, appare evidente come questa nazione abbia deciso volutamente di portare l’olio di palma a Milano. Ha “sfruttato” in un certo senso un evento così grande per decontestualizzare un argomento negativo, ma che per questo paese invece non lo è.

Insomma, dalle parti di Kuala Lumpur, l’Expo è una grande opportunità per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema. Questi sono i fatti. Dietro, poi, tanti dubbi. Come quello che alle spalle di questa manovra possano esserci lobby e grandi investitori malesi capaci di trasformare il tutto in una questione di propaganda politica, alla faccia dell’ambiente, della salute e degli animali.

Foto e testi di Alessandro Ribaldi

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