Il cibo che mangiamo ogni giorno può contenere tracce di inchiostro dannose. Le analisi

Gli alimenti che consumiamo ogni giorno potrebbero essere contaminati da tracce di inchiostro migrato dalle confezioni al cibo. E’ un rischio concreto messo in luce da un’analisi di Altroconsumo.

Gli alimenti che consumiamo ogni giorno potrebbero essere contaminati da tracce di inchiostro migrato dalle confezioni al cibo. È un rischio concreto messo in luce da una recente analisi di Altroconsumo.

La nota rivista di consumatori ha analizzato, insieme ad altre tre associazioni di consumatori europee, 76 prodotti confezionati in Europa (Italia compresa) per verificare quanto gli involucri, e in particolare l’inchiostro su di essi utilizzato, possa andare ad interferire con gli alimenti confezionati all’interno.

Vi è dunque davvero il rischio di trovare tracce di inchiostro (con annesse sostanze dannose) dentro il cibo che consumiamo? La risposta, purtroppo, è sì!

Le analisi sui prodotti italiani

Gli esperti hanno analizzato in laboratorio 76 campioni di imballaggi in carta e cartone. Il test, oltre che in Italia, è stato realizzato in Spagna, Norvegia e Danimarca.

Si andava alla ricerca in particolare di due tipi di sostanze presenti negli inchiostri: le ammine aromatiche primarie (alcune delle quali sono cancerogene e mutagene per l’uomo) e vari tipi di fotoiniziatori, sostanze usate per garantire brillantezza ai colori ma sui cui  vi è il sospetto che siano cancerogene o che possano andare ad interferire con il sistema endocrino.

Questi i prodotti monouso italiani analizzati:

  • Burger king: bicchiere bibita
  • Kfc: bicchiere bibita
  • Mc Donald’s: bicchiere bibita
  • Amscan: piatti
  • Decorata party: Disney piatti in carta
  • Per la festa: ballon plates
  • Flying Tiger: piatti usa e getta
  • Pap Star: Pirate Paper plates
  • Gima Packaging: sacchetto carta stampata
  • Youpacket: sacchetto carta stampata
  • Decora: cupcake capsules Sponge Bob
  • Plurimix: tulip monouso per muffin
  • Tescoma: delìcia pirottini colorati

Questi i prodotti alimentari confezionati analizzati:

  • Lidl: 18 bastoncini di polpa di pesce
  • Capitan Findus: 12 bastoncini
  • Frosta: 15 bastoncini di merluzzo
  • Barilla: integrale fusilli
  • De Cecco: integrale fusilli giganti N° 234
  • Flora: riso classico
  • Gallo: blond riso versatile sempre al dente

test-inchiostro-prodotti-italiani

I risultati

Innanzitutto c’è da specificare un fatto importante. Per valutare i risultati ottenuti, gli esperti si sono trovati di fronte ad un problema: l’assenza di una norma specifica sugli inchiostri a livello europeo. Si è quindi scelto di far riferimento alla legislazione svizzera che regola l’uso degli inchiostri per gli imballaggi alimentari e il parere dell’ente governativo tedesco di valutazione dei rischi alimentari (Bfr) relativamente al rischio che le ammine aromatiche possano migrare al cibo.

In generale è risultato che i prodotti confezionati, rispetto a quelli monouso, sono più problematici per entrambe le categorie di sostanze.

Dei 76 imballaggi analizzati, 45 sono risultati ‘puliti’, altri invece rischiavano di trasmettere ai cibi le sostanze chimiche in essi presenti.

Nello specifico:

  • 9 campioni (tra cui uno italiano) presentavano una quantità di ammine superiore alla raccomandazione del Bfr
  • 6 campioni mostravano una migrazione di fotoiniziatori che superava i limiti stabiliti dalla legge svizzera
  • 15 campioni avevano un alto contenuto di fotoiniziatori nell’imballaggio ma una migrazione bassa o nulla nel cibo.

Tra questi, come già detto, c’è anche un prodotto italiano: gli stampi Tescoma per i muffin, in cui sono stati trovati livelli alti di ammine aromatiche. Se vi può consolare, all’estero è andata anche peggio e gli imballaggi che rischiano di trasmettere sostanze nocive al cibo sono risultati di più.

Serve una legge europea

E’ evidente che, visti i risultati di questa indagine, si rende necessaria e urgente una legge europea che regoli l’utilizzo di inchiostro negli imballaggi ed eviti pericolose migrazioni nel cibo.

Quanto scoperto da Altroconsumo è stato inviato al Beuc (The European Consumer Organization) che farà da tramite per chiedere a livello delle Istituzioni europee una presa di posizione su questo problema.

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Francesca Biagioli

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