Riutilizzo dei beni usati: la proposta di legge che fa bene ai mercatini e all’ambiente

Vuoi vendere e comprare beni usati? Attualmente è difficile fidarsi perché le regole sono poco chiare, dando spazio all'illegalità. Per questo una nuova proposta di legge, a prima firma del deputato Stefano Vignaroli, intende tutelare i consumatori, così come gli operatori onesti, con regole chiare. In modo che noi tutti possiamo finalmente avere la certezza di cosa e come compriamo e vendiamo, facendo del bene all'ambiente e rimettendo in circolo beni usati senza destinarli alla discarica

Vuoi vendere e comprare beni usati? Attualmente è difficile fidarsi perché le regole sono poco chiare, quindi con spazio all’illegalità. Per questo una nuova proposta di legge, a prima firma del deputato Stefano Vignaroli, intende tutelare i consumatori, così come gli operatori onesti, con regole chiare. In modo che noi tutti possiamo finalmente avere la certezza di cosa e come compriamo e vendiamo, facendo del bene all’ambiente e rimettendo in circolo beni usati senza destinarli alla discarica.

I mercatini dell’usato sono, infatti, più diffusi di quanto si pensi e non mancano iniziative per il riutilizzo dei beni, che includono ora, ai tempi di Internet, anche piattaforme online per la loro condivisione all’interno di una vera e propria community.

Il riuso è una delle strategie per sostenere l’economia circolare, che mira a minimizzare i rifiuti, in favore dell’ambiente e della sostenibilità. Significa, infatti, stop al consumismo sfrenato, stop all’obsolescenza programmata e forse anche stop al possesso dei beni destinati a un unico soggetto. In un’ottica di condivisione.

Perché il riuso oggi è ostacolato dalla normativa

Il settore dell’usato italiano oggi coinvolge circa 100.000 persone con almeno mezzo milione di tonnellate di beni che vengono riutilizzati creando sviluppo locale e posti di lavoro anziché essere smaltite come rifiuti provocando costi ambientali (nonché sociali ed economici). Non a caso Riutilizzo e Preparazione per il Riutilizzo sono in cima alle priorità delle direttive e leggi italiane ed europee sui rifiuti.

Il prodotto deve durare il più possibile e quando non serve più a qualcuno al via la ricerca di un nuovo utilizzatore. Quando poi è rotto chi ha detto che va buttato per intero? Magari qualche componente è ancora perfettamente funzionante e può essere recuperato in modo da far funzionare qualcos’altro.

Ma quindi dove sono le barriere a quello che sembra una soluzione chiave per il risparmio e l’ambiente? Spesso nelle leggi. “[…] il settore è inibito e a volte vessato da leggi inadeguate o da carenze normative – spiega in un comunicato a questo proposito il Portavoce di Rete ONU (Rete Nazionale degli Operatori dell’Usato) Pietro LuppiI decreti ministeriali su riutilizzo e preparazione per il riutilizzo, ad esempio, sono congelati ormai da oltre 7 anni senza alcuna ragione evidente, e a causa di questo il settore non ha la possibilità di svilupparsi”.

Come si riflette questo sui cittadini? Purtroppo nella sfiducia e quindi nella scarsa attenzione ad una proposta di cambiamento a vantaggio dell’ambiente e dell’economia. “Allo stesso modo, l’assenza di norme chiare per le migliaia di micro-operatori che lavorano nei mercati, genera informalità e precarietà” continua a questo proposito Luppi. Per non parlare poi del fatto che scarsa chiarezza favorisce l’illegalità, da cui deriva una sfiducia ancora maggiore.

Ma una proposta di legge che arriverà tra poco alla Camera (atto 1065), potrebbe andare in un’altra direzione. La norma è partita diversi anni fa e ha subito diverse modifiche. Ma a breve, forse proprio alla prima seduta utile di commissione, potrebbe finalmente essere incardinata con successivo inizio della discussione.

Cosa prevede la proposta di legge sul riutilizzo dei beni usati

Il riconoscimento dell’operatore dell’usato

Il testo prevede l’istituzione di un Tavolo di Lavoro Permanente sul Riutilizzo, al quale partecipano il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e ISPRA, con diritto di partecipazione anche per principali associazioni rappresentative del settore dell’usato e per i principali operatori del settore per categoria.

“Il Tavolo promuove la differenziazione nella gestione dei rifiuti favorendo, d’intesa con le pubbliche amministrazioni interessate, la selezione e la diversificazione degli oggetti, in modo da permettere agli operatori dell’usato un più facile accesso ai beni riutilizzabili; fornisce pareri in materia di riutilizzo, preparazione per il riutilizzo e mercati dell’usato al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare”.

L’obbiettivo è quello quindi di organizzare il settore con regole analoghe a quelle della vendita dei beni nuovi, riconoscendo la figura dell’operatore dell’usato.

A questo proposito il testo specifica: “Tale riconoscimento dovrà avere un codice attività specifico, il codice ATECO, al fine di circoscrivere in maniera chiara e definita i soggetti su cui vanno a ricadere i provvedimenti in materia fiscale, commerciale, urbanistica e ambientale nonché i beneficiari di agevolazioni e politiche di promozione”.

Vendita dell’usato libera ma con tracciabilità dei beni

Per favorire le attività di vendita dell’usato la norma chiarisce inoltre che tali attività sono libere, prevedendo solo una segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) a carico dell’organizzatore del mercato, che deve dichiarare quanti operatori sono presenti durante la manifestazione e trascrivere gli estremi identificativi in appositi registri. Inoltre è previsto che gli operatori dell’usato operino nel territorio urbano al pari di altri operatori del commercio.

Per contrastare l’illegalità, inoltre, gli operatori saranno obbligati a fornire dati utili alla tracciabilità dei beni usati, che saranno messi a disposizione dell’autorità di pubblica sicurezza, ove richiesto, e conservati per un periodo minimo di cinque anni dalla data della vendita.

Prima la prevenzione, poi il riciclo

Il riuso anche prima del riciclo. “Presso ogni centro di raccolta è organizzata un’area apposita destinata alla separazione delle frazioni riutilizzabili, al fine di non riciclare oggetti suscettibili di essere riutilizzati e di garantire il loro non deterioramento”. Ok al riciclo dunque, ma prima la prevenzione dei rifiuti.

Alle pubbliche amministrazioni è lasciata poi la possibilità di promuovere raccolte dedicate o metodi di raccolta che eventualmente permettano di riutilizzare i beni prima che questi diventino rifiuti, nel rispetto della normativa vigente.

A che punto siamo?

Per maggiori chiarimenti sull’iter previsto per la norma abbiamo contattato il deputato Vignaroli che conferma la pubblicazione a breve del testo.

È possibile dunque, continua, che alla prima seduta utile di commissione verrà incardinato e che partirà subito dopo la discussione.

E poi?

“Auspico e credo che il Governo proceda, contestualmente, all’emanazione dei decreti attuativi sul riutilizzo e preparazione per il riutilizzo, come previsto dall’art. 180 bis del decreto legislativo 152 del 2006, poiché dovevano essere stati emanati oltre 7 anni fa” conclude Vignaroli.

Regole, quindi maggiore fiducia dei consumatori ed enormi benefici per l’ambiente grazie al riuso. Ce lo auguriamo.

Anche perché, dati alla mano, il mercato dell’usato evita che 15 milioni di metri cubi annui di oggetti vadano direttamente in discarica, allungando la durata dei beni. In pochi lo valorizzano come merita ed è giunto il momento di normarlo.

PER CONSULTARE LA PROPOSTA DI LEGGE SUL RIUTILIZZO DEI BENI USATI CLICCA QUI

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