Plastica monouso: l’Italia rischia l’infrazione per le deroghe sui prodotti in bioplastica e compostabili

La Commissione UE si scaglia contro il decreto italiano che mette al bando alcuni prodotti di plastica monouso: troppe deroghe inaccettabili

La Commissione europea si scaglia contro il decreto italiano che mette al bando alcuni prodotti di plastica monouso: troppe deroghe che non possono essere accettate. Per l’Italia il rischio di infrazione si fa sempre più concreto

Per l’Unione europea gli sforzi dell’Italia per ridurre la plastica monouso non sono sufficienti. Com’è noto, lo scorso 14 gennaio è entrato in vigore il decreto con le nuove regole che attua la direttiva europea 2019/904, conosciuta come SUP (Single Use Plastic), che mette al bando alcuni prodotti in plastica usa e getta. Ma la Commissione europea boccia il nostro decreto, evidenziando che non è in linea con le disposizioni e gli obiettivi della direttiva e che prevede troppe deroghe. Adesso il rischio è che il nostro Paese vada incontro ad una procedura di infrazione, l’ennesima.

Cosa prevede il decreto appena entrato in vigore

Il decreto entrato in vigore la scorsa settimana (con oltre sei mesi di ritardo rispetto alla data fissata dell’Ue!) si applica ai prodotti in plastica monouso, ai prodotti in plastica oxo-degradabile e agli attrezzi da pesca contenenti plastica. Come si legge, il “prodotto di plastica monouso” è quello “realizzato interamente o parzialmente in plastica, a eccezione del prodotto realizzato in polimeri naturali non modificati chimicamente”. Invece, le plastiche oxo-degradabili sono le “materie plastiche contenenti additivi che attraverso l’ossidazione comportano la frammentazione della materia plastica in microframmenti o la decomposizione chimica”.

Tra i prodotti in plastica messi al bando troviamo: posate (forchette, coltelli, cucchiai, bacchette), bastoncini cotonati, piatti, cannucce (tranne quando rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva 90/385/CEE o della direttiva 93/42/CEE), agitatori per bevande, aste da attaccare a sostegno dei palloncini, contenitori per alimenti in polistirene espanso, contenitori per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi e Tazze o bicchieri per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.

Tuttavia, potranno continuare ad essere venduti altri prodotti molto utilizzati e inquinanti come i bicchieri plastica e quelli biodegradabili e compostabili (Uni En 13432 o Uni En 14995) con percentuali di materia prima rinnovabile uguali o superiori al 40% e, dal 1° gennaio 2024, superiori almeno al 60%.

Leggi anche: Divieto plastica monouso in vigore da oggi: la lista dei prodotti che spariscono

Le obiezioni della Commissione europea

Come dicevamo, però, il decreto approvato non soddisfa l’Ue per una serie di motivi, elencati dalla Commissione europea in un parere circostanziato inviate al ministero dello Sviluppo economico.

Innanzitutto, il divieto nel nostro Paese non si applica ai prodotti con un rivestimento in plastica in quantità inferiore al 10% del peso totale del prodotto. All’articolo 3 del decreto legislativo viene definita come plastica quel materiale “costituito da un polimero, cui possono essere stati aggiunti additivi o altre sostanze e che può funzionare come componente strutturale principale dei prodotti finiti, a eccezione dei polimeri naturali, che non sono stati modificati chimicamente”. Ciò significa, quindi che esclusi vernici, inchiostri, adesivi e altri “rivestimenti in plastica con un peso inferiore al 10% rispetto al peso totale del prodotto, che non costituiscono componente strutturale principale dei prodotti finiti”.

Ma al riguardo proposito l’Europa non ha mai fatto distinzioni, visto che non prevede alcuna soglia per la quantità di plastica da usare in un prodotto affinché possa essere considerato un” prodotto di plastica monouso”.

L’altra obiezione riguarda le deroghe relative gli articoli in plastica biodegradabile e compostabile. In realtà la direttiva comunitaria non prevede queste eccezioni e la plastica biodegradabile viene considerata al pari delle altre sostanze plastiche. A tal proposito un punto fortemente criticato dalla Commissione Ue riguarda gli incentivi inseriti nel decreto per le aziende italiane che scelgono di acquistare prodotti riutilizzabili o fabbricati in plastica biodegradabile. L’ennesimo incentivo all’usa e getta, che invece dovrebbe essere scoraggiato.

E adesso che succede?

A seguito di questa “bocciatura” da parte dell’Unione europea cosa dobbiamo aspettarci? In caso di mancata modifica del provvedimento, il rischio più concreto è quello della procedura d’infrazione a cui potrebbe andare incontro il nostro Paese, visto che non c’è alcuna base giuridica per l’Italia che permette di introdurre deroghe speciali.

Già la scorsa estate Greenpeace aveva messo in guardia il nostro Paese, lanciando un appello al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e alle autorità europee:

Le legge di delegazione europea approvata dal parlamento nei mesi scorsi viola le basi stesse della direttiva. Quest’ultima promuove infatti le plastiche biodegradabili e compostabili come sostituti della plastica tradizionale, mentre la norma comunitaria, basandosi sui dati scientifici disponibili, ne vieta espressamente l’impiego per frenare gli impatti ambientali dell’usa e getta. Insomma l’Italia sembra preferire di gran lunga una finta transizione ecologica. Se vogliamo andare oltre la plastica e la cultura del monouso, dobbiamo evitare la semplice sostituzione dei materiali e promuovere soluzioni basate sul riutilizzo, obiettivo principale della direttiva europea che il nostro Paese sta volutamente ignorando.

Adesso l’organizzazione ambientalista è intervenuta nuovamente per criticare l’atteggiamento adottato dal nostro Paese.

La direttiva offriva l’opportunità di andare oltre il monouso e la semplice sostituzione di un materiale con un altro, promuovendo soluzioni basate sul riutilizzo – Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – Ci auguriamo che nelle prossime settimane l’Europa imponga al governo italiano le modifiche necessarie affinché prevalga la tutela dell’ambiente e della collettività anziché i meri interessi industriali. Purtroppo c’è il concreto rischio che venga avviato l’iter per una procedura d’infrazione.

Ancora una volta l’Italia ha perso l’occasione di dichiarare guerra – in maniera concreta ed efficace – alla pericolosa cultura del monouso…

Fonti: Commissione europea/ Greenpeace Italia

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