Wineleather: pelle vegan tutta italiana dagli scarti della produzione di vino

Si chiama Wineleather e intende rivoluzionare il settore della pelletteria con le sue caratteristiche: è resistente, ecofriendly.

Si chiama Wineleather e intende rivoluzionare il settore della pelletteria con le sue caratteristiche: è resistente, ecofriendly e nessun animale viene ucciso o torturato per la sua realizzazione.

Questa pelle è infatti prodotta trasformando la vinaccia, scarto che altrimenti diventerebbe rifiuto senza tappe intermedie.

Pelle vegetale dagli scarti del vino

Alle spalle di WineLeather c’è l’azienda Vegea srl, che nasce a Milano nel gennaio 2016 come azienda di produzione di nuove pelli vegetali, attualmente è insediata nell’incubatore di Progetto Manifattura, il polo clean tech e dell’economia circolare italiano di Trentino Sviluppo.

Il fondatore è Gianpiero Tessitore, architetto di Milano che nel 2014 inizia un approfondito studio in collaborazione con Centri di Ricerca specializzati, per analizzare le caratteristiche fisiche e meccaniche di diverse fibre vegetali e la loro capacità di essere trasformate in materiali ecologici. Lo studio ha identificato le fibre contenute nelle bucce e nei semi dell’uva come le ottimali per la creazione di una pelle totalmente ecologica 100% vegetale: ecco com’è nata Winelether.

Riciclare la vinaccia

Ogni anno vengono prodotte 13 milioni di tonnellate di scarti di produzione vinicola. Perché non riciclarle?

Così è nata Wineleather, un simil-pelle di origine vegetale che può sostituire le pelli animali e sintetiche che purtroppo ancora sono in commercio. WineLeather si caratterizza per una produzione libera da petrolio, sostanze inquinanti, uccisioni immotivate di animali indifesi, consumi di acqua (praticamente zero, contro i 240 litri di acqua necessari per un metro quadro di pelle animale).

La vinaccia viene utilizzata in un processo ad impatto zero. Con quelle 13 mln di tonnellate di scarti si possono produrre ben 3 mld di metri quadrati di vegan leather, una superficie equivalente a circa 400 mila campi da calcio. Da un lato, in questo modo gli scarti non diventano un rifiuto vero e proprio e non finiscono, dai terreni, direttamente nelle falde acquifere; dall’altro lato, si crea un prodotto che sostituisce tutti i processi produttivi di pelle animale e sintetica, limitando gli impatti ambientali e sociali derivanti da queste produzioni.

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wineleather tessitore

Per creare WineLeather non occorre il sacrificio di alcun animale, a questo si aggiunge l’obiettivo molto green di ridare valore a ciò che diventerebbe un rifiuto. Ecco perché per le aziende che producono abbigliamento o oggetti in pelle è una valida alternativa per connotarsi come green e cruelty-free, mostrando di saper guardare a quel target sempre più numeroso di acquirenti vegani o semplicemente molto attenti a scegliere prodotti che non celino crudeltà nelle fasi di lavorazione.

Anna Tita Gallo

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