Vestiti e scarpe diventano compostabili e…monouso

Magliette usa e getta, compostabili, e scarpe da cui si ricavano penumatici. Le nuote tendenze della moda, da Wear and Toss a Puma

Anche scarpe e vestiti diventano usa e getta. E “gettabili” nel compost. L’utilizzo delle fibre naturali e materiali completamente sostenibili nella moda ormai non è più una novità, ma i ragazzi di Wear and Toss vanno oltre, lanciando una linea di abbigliamento monouso, completamente compostabile in quanto realizzata con fibre vegetali – per di più lavorate da fonti rinnovabili, tra cui cellulosa, barbabietola, amido di mais e canna da zucchero.

L’iniziativa vede come protagonista l’imprenditore trevigiano Filippo De Martin, che insieme ai due collaboratori, l’ingegner Lupo Rossi e l’ingegnere tessile Nicola Monti, ha dato vita alla sua linea di capi Wear and Toss, basata su un nuovo materiale, completamente biodegradabile, che apre la strada al futuro dell’abbigliamento compostabile. E c’è già chi ne parla come una rivoluzione.

Che significa? Acquisiamo una T-Shirt, la utilizziamo, e poi possiamo gettarla nel compost casalingo, ossia insieme ai rifiuti organici. Monouso. Non solo. Il costo di tali indumenti sarebbe abbastanza basso. Spiega De Martin: “Si tratta di un materiale stabile, un jersey, una maglina morbida, con elasticità e effetto drappo come i normali tessuti e la cosa notevole che è a bassissimo costo: una maglietta arriverà al consumatore solo 2 euro.” Va comunque considerato che si userà soltanto una volta.

Ma quali sono i vantaggi dell’abbigliamento monouso biodegradabile? In primo luogo quelli per l’ambiente. L’abbigliamento pro­dotto infatti, una volta utilizzato, può essere facilmente smaltito nel terreno come compost, letteralmente sotterrato, o gettato negli appositi contenitori dove si decompone trasformandosi in acqua e anidride carbonica, elementi indis­pensabili per la fotosintesi clorofilliana delle piante verdi.

Secondo i suoi ideatori, l’utilizzo di tale materiale ha l’ulteriore vantaggio di ridurre l’impatto ambientale, in alternativa al cotone: “I 25 milioni di tonnellate di cotone prodotte ogni anno hanno un impatto enorme sull’ambiente, la rivoluzione di Wear&Toss™ sta appunto nell’utilizzo di fibre sos­tenibili e biodegradabili e nell’abbattimento dei costi di produzione” ribadiscono. In effetti, confrontando ia Wear&Toss™ e il cotone risulta un risparmio del 95% di acqua e del 75% di Co2 emessa nell’aria. Ed ecco gli altri vantaggi:

  • Economico: i costi di produzione rispetto alla filiera del cotone si abbattono del 70%. E ciò ne favorisce il riacquisto, offrendo all’imprenditore la possibilità di variare e di creare infiniti capi sempre nuovi e a costi ridotti.
  • Anallergico: la struttura del tessuto assicura una perfetta protezione della pelle contro gli allergeni degli acari della polvere.
  • Confortevole e traspirante: i capi d’abbigliamento garantiscono massimo comfort e tra­spirabilità.
  • Elastico: grazie alle sue proprietà, il tessuto è estremamente duttile e flessibile, può essere tirato e stropicciato senza mai deformarsi.
  • Stabile: il tessuto non rilascia fibre e pulviscolo.
  • Isotropo: è in grado di mantenere le stesse proprietà e caratteristiche fisiche in tutte le direzioni. Questo si traduce in ottima resistenza e ro­bustezza dei capi d’abbigliamento.

Proprio per le sue caratteristiche, l’abbigliamento di Wear and Toss è adatto alle situazioni più disparate: dalla moda allo sport, dal workwear al militare, dal cosmetico al bio-medicale.

E poi è facilissimo da trasportare visto che è disponibile nel formato tascabile. Sta praticamente in una mano. Immaginate i vantaggi, ad esempio quando facciamo la valigia per andare in viaggio, potremmo portarci dietro tutto l’armadio, gettando tutto ancor prima di tornare, e liberando il nostro bagaglio per riempirlo di souvenir e nuovi acquisti. Ma più problemi di peso all’aeroporto. Le nuove t-shirt e i nuovi capi saranno in vendita presso ipermercati e centri commerciali, ma anche aeroporti, ferrovie e autostrade, poste, cartolibrerie e tabaccherie, fiere e manifestazioni. E non ultimo, le T-Shirt possono essere anche personalizzate.

Passateci questa generalizzazione, è il sogno in particolare delle donne, rifarsi il guardaroba spendendo davvero poco, se si considera che i capi costeranno 2 euro, cambiando davvero un abito per ogni occasione. Ci sarà solo l’imbarazzo della scelta. E poi non si lava, non si stira, non si stropiccia. Meno abiti in lavatrice e addio ferro da stiro, un ulteriore risparmio energetico da non sottovalutare.

Certo, in una cultura dell’usa e getta, farci entrare anche i vestiti in questo circuito morboso forse non è proprio la soluzione per un vero consumo critico, ma è anche vero che probabilmente questi prodotti potrebbero risultare utili in alcune determinate circostanze. Da parte nostra continuiamo a preferire il riuso.

E proprio su questo fronte si inserisce un’iniziativa simile ma diametralmente opposta lanciata dalla famosa casa d’abbigliamento sportivo, la Puma che sta puntando a realizzare scarpe, magliette e borse compostabili o comunque riciclabili al 100%. L’idea della Puma è riassunta dal titolo “Cradle to Cradle” che significa alla culla alla culla. Dare nuova vita alle cose, questa la filosofia da seguire.

L’ha spiegata Franz Koch, amministratore delegato di Puma, al Guardian e a Wirtschaftswoche: “La linea segue due circuiti, quello tecnico e quello biologico. Ad esempio, si possono riciclare le vecchie scarpe e le magliette compostabili producendone altre nuove. Ma possiamo anche utilizzarle per produrre altre cose, come pneumatici per auto. Durante il circuito biologico, invece, posso produrre magliette e scarpe compostabili. Così, quando non servono più, possono essere seppellite in giardino. Stiamo lavorando su prodotti che soddisfino questi criteri”.

Francesca Mancuso

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