Jeans: anche Versace dice NO alla sabbiatura

Sono stati gli attivisti di Clean Clothes Campaign, con la loro lunga campagna, iniziata nel 2010, a vincere la battaglia contro il “sandblasting”, ovvero la tecnica di sabbiatura che conferisce ai jeans il look usurato e sbiancato, ottenendone la messa al bando dai stabilimenti della nota casa di alta moda Versace.

Sono stati gli attivisti di Clean Clothes Campaign, con la loro lunga campagna, iniziata nel 2010, a vincere la battaglia contro il “sandblasting”, ovvero la tecnica di sabbiatura che conferisce ai jeans il look usurato e sbiancato, ottenendone la messa al bando dai stabilimenti della nota casa di alta moda Versace.

Dopo aver negato la possibilità ai suoi fan di lasciare post in bacheca sulla sua pagina di facebook, a causa dei molteplici messaggi in cui si chiedeva l’abolizione della sabbiatura, reagendo all’iniziativa di alcuni attivisti di Abiti Puliti, la famosa greffe ha rilasciato finalmente il tanto atteso annuncio di dire stop alla sabbiatura dei jeans.

Infatti, nonostante molteplici petizioni lanciate in rete, non solo tramite facebook, ma anche attraverso la piattaforma Change.org, l’azienda era rimasta irremovibile. Un’altra vittoria dunque per la campagna, che aveva visto altri marchi – quali H&M, Levi-Strauss, Replay, Benetton, Gucci, Bestseller, Burberry, C&A, Carrera Jeans, Charles Vögele, Esprit, Mango, Metro , New Look, Pepe Jeans – accettare già nel 2010 l’eliminazione nel processo produttivo dei loro jeans, di questa tecnica, altamente dannosa in cui viene sparata sabbia ad alta pressione contro i denim, con la conseguenza di spargere la polvere nell’ambiente fino ad arrivare ai polmoni e a causare anche la morte dei lavoratori addetti.

sabbiatura-jeans-versace

Dichiarandosi d’accordo nel considerare il “sandblasting” inaccettabile per i rischi alla salute che comporta, Versace ha spezzato così il suo silenzio.

I motivi alla base di questo rifiuto iniziale, forse stanno nell’elevato guadagno che i jeans sbiancati danno ai produttori, avendo un prezzo più alto rispetto ai normali denim. Il problema sta nei costi che la tecnica, praticata spesso in paesi quali Bangladesh, Messico, Cina ed Egitto comporta alle aziende stesse.

Soddisfatta per i risultati ottenuti, la Clean Cloths Campaign continua comunque la sua lotta impegnandosi a supportare l’azienda Versace nel percorso di eliminazione della tecnica e di monitoraggio della catena di fornitori, affinché anche altri marchi tessili eliminino i denim sabbiati dalle loro produzioni.

Gloria Mastrantonio

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