Dalla UE l’obbligo di indicare sull’etichetta la presenza di parti animali nei capi d’abbigliamento

È stato approvato ieri dal Parlamento Europeo un nuovo regolamento comunitario riguardante la “Denominazione dei prodotti tessili e relativa etichettatura”, che prevede l’obbligo di indicare sull’etichetta dei capi d’abbigliamento la presenza di parti di animali, come piume, pellicce e cuoio.

È stato approvato ieri dal Parlamento Europeo un nuovo regolamento comunitario riguardante la “Denominazione dei prodotti tessili e relativa etichettatura”, che prevede l’obbligo di indicare sull’etichetta dei capi d’abbigliamento la presenza di parti di animali, come piume, pellicce e cuoio.

Ad oggi infatti i consumatori europei non sono in grado di stabilire con esattezza cosa stanno comprando, perché non è prevista alcuna indicazione circa l’uso di pelliccia animale, ma adesso – grazie all’introduzione di questo provvedimento – tutti i beni di consumo dovranno riportare in etichetta l’eventuale presenza di piume, pelle, ecc, con la dicitura “Contiene parti non tessili di origine animale”.

Il provvedimento è stato preso anche grazie alla LAV e altre associazioni animaliste, della rete internazionale “Fur Free Alliance”, che in questi mesi hanno proposto e sostenuto emendamenti specifici alla proposta di un nuovo Regolamento comunitario su questo argomento.

Da quando nel marzo del 2010 la proposta di Regolamento approdò alla Commissione per il Mercato Interno e la Tutela del Consumatore (IMCO) del Parlamento UE, la LAV ha monitorato ogni singolo passaggio della proposta legislativa, presentando e sostenendo gli emendamenti che hanno introdotto l’etichettatura obbligatoria delle pellicce – ha detto Simone Pavesi, responsabile LAV Campagne Pellicce – Si tratta di un primo importante passo in avanti compiuto nell’interesse degli animali e dei consumatori che così, potranno compiere più facilmente una scelta informata e responsabile acquistando prodotti fur-free”.

Ma in realtà, come fa notare anche l’agenzia GEAPRESS, alla base di questo regolamento non ci sarebbe l’attenzione per gli animali, ma bensì la preoccupazione verso chi soffre di allergie legate all’uso di peli, cuoio e pellicce di animali nei vestiti e negli accessori.

E c’è di più: la decisione dell’UE lascia diversi punti oscuri, come il fatto che i sarti indipendenti siano esonerati da qualsiasi obbligo e che è impossibile sapere se un capo proviene dai Paesi extra-UE. Nonostante le pressioni del Parlamento che chiedeva l’obbligatorietà dell’etichettatura d’origine sui prodotti tessili importati da paesi terzi, infatti, la proposta è stata respinta dal Consiglio.

Ma a prescindere dalle intenzioni e dalle lacune ancora presenti, le nuove regole dovranno ora essere recepite e formalmente sottoscritte dagli Stati membri. Il regolamento entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale europea. Come specificato sul sito del parlamento europeo, inoltre, “per i nuovi requisiti di etichettatura, così come per le norme sull’etichettatura delle parti in pelle, ci sarà da aspettare un periodo di transizione di due anni e mezzo, per dare alle aziende il tempo di adeguarsi“.

 

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