“So critical so fashion”: la risposta “alternativa” della moda alla Fashion Week milanese, vista da noi

Ci abbiamo messo un po’, è vero. Ma alla fine, a una settimana dalla chiusura dell’evento, eccoci qui a raccontarvi di So Critical So Fashion e di quello che abbiamo trovato curiosando tra gli stand e le iniziative di questa fashion week “alternativa”.

Ci abbiamo messo un po’, è vero. Ma alla fine, a una settimana dalla chiusura dell’evento, eccoci qui a raccontarvi di So Critical So Fashion e di quello che abbiamo trovato curiosando tra gli stand e le iniziative di questa fashion week “alternativa”.

So Critical So Fashion è l’evento dedicato alla moda “critica” organizzato da Terre di Mezzo e Isola della Moda, che dal 27 settembre al 2 ottobre ha attirato oltre mille persone (1500, per la precisione) nello spazio di AG22, nel cuore del quartiere milanese dell’Isola, da sempre uno dei luoghi in cui si concentra l’elaborazione intorno allo stile (di moda e di vita) sostenibile e attento.

L’obiettivo è sempre lo stesso a cui gli organizzatori lavorano con impegno ormai da anni, promuovendo eventi, occasioni di incontro e, soprattutto, offrendo la possibilità di provare, parlare, “toccare con mano”: un modo di vestire che sia coerente con i principi dell’equità e dell’attenzione all’ambiente, senza però rinunciare alla qualità delle materie prime, alla cura nei dettagli e nella produzione e, soprattutto, alla bellezza e allo stile. Anzi, agli stili: perché se ancora pensate che “critical” siano solo abitini e t-shirt in cotone bio, gonne in stile hippy e pantaloni un po’ sformati siete rimasti decisamente indietro. So Critical So Fashion è un fiorire di capi destrutturati e fantasiosi, ma anche linee classiche e toni sobri, tessuti semplici e ricche lavorazioni in seta. E poi costumi da bagno, borse techno, miniabiti, gonne arricciate e pantaloni da costruirsi addosso, cappellini, borse, gioielli e cinture. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Forse non per tutti i portafogli, questo va detto, ma è un altro discorso.

La settimana “critical fashion” è stata aperta dalla sfilata Dressed-Up, evento nell’evento a cura di Isola della Moda, che ha portato sulla passerella dello spazio AG22 13 stilisti indipendenti italiani selezionati sulla base della qualità delle proposte per la collezione primavera/estate 2011.

Una sfilata “rigorosamente aperta al pubblico”, come recita la presentazione dell’evento, proprio per segnare la distanza dal cat walk della Settimana della Moda. Anche le modelle sono state selezionate con un casting pubblico a cui hanno partecipato studentesse, mamme di famiglia, donne “vere” e non modelle professioniste. Se, come la sottoscritta, vi siete perse Dressed-Up per cause indipendenti dalla vostra volontà, potete rifarvi con i video, i backstage video, i backstage e le foto.

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[Copyright: Foto di Marco Baio per Isola della Moda]

A partire da martedì 28 settembre So critical So fashion ha aperto i suoi spazi espositivi, prima alla stampa e poi al pubblico, che ha potuto godersi le nuove proposte per la collezione primavera-estate 2011 nell’area showroom, oppure provare – e acquistare – alcuni tra i capi della collezione autunno-inverno nell’area dedicata alla vendita. Gli espositori, infatti, hanno potuto scegliere l’opzione con cui essere presenti, e qualcuno nello showroom forse si è mangiato le mani: avendo scelto diversamente forse avrebbe venduto più di un capo. Perché il mercato per la moda etica, quando è curata e bella, c’è e funziona. Ormai ne abbiamo più di una prova, e So Critical So Fashion è una di queste.

Sapete qual è la cosa più bella di un evento come questo, con pochi espositori selezionati e uno spazio raccolto? Che hai il tempo di parlare: farti raccontare come nasce un’idea, da dove arrivano i materiali, quali progetti accompagnano il lavoro di tanti stilisti, sarti e produttori. Il tutto mentre accarezzi un abito, provi una gonna, indossi un cappellino o un gioiello.

Così puoi incontrare Cinzia Debiase e farti raccontare di Giunone Couture, nata 8 anni fa tra vicine di casa e diventata una linea di abiti perfettamente in equilibrio tra eleganza e semplicità. Cinzia produce personalmente tutti gli abiti, supportata da due persone che le danno una mano.

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Mentre mi racconta dei tessuti rigorosamente naturali e dei pezzi unici fatti a mano, si lascia sfuggire anche un pizzico di amarezza per la mancanza di persone disposte a lavorare con ago e filo: tanti sognano di essere stilisti, dice, ma l’importanza del lavoro manuale e della pratica non è sempre un valore condiviso. Nell’Atelier di Torino potete trovare la linea stagionale, nelle taglie tra 38 e 50; e se avete bisogno di ritocchi e modifiche al vostro capo, Cinzia lo fa su misura e gratuitamente. Dal sito, invece, c’è anche la possibilità di acquistare online.

Il percorso continua, e tra tanti brand che per gli appassionati sono ormai “vecchie conoscenze”, capita di trovare anche qualcosa di nuovo. Del tutto nuovo. Come i costumi da bagno di Individuals che si adattano a tutte le forme e taglie grazie a un sistema di stringhe e frange. Oppure le creature di Ghostzip, metri e metri di chiusure lampo che si trasformano in borse, portachiavi o pouf da salotto. Tutto nasce da un prototipo visto per caso, che ha generato l’idea di provare a cucire insieme le zip per creare accessori moda. “Prima scegliamo i tessuti”, mi spiega Paolo Gorni (il project manager), “e poi facciamo produrre delle zip abbinate per colore o materiale”.

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La produzione degli accessori Ghostzip è affidata a un laboratorio artigianale a Sesto San Giovanni o a centri locali: una scelta che contribuisce a valorizzare il tessuto produttivo del territorio, in controtendenza con la più diffusa pratica della delocalizzazione.

Uno degli elementi più caratteristici della moda critica e green, si sa, è la capacità di dare nuova vita ai materiali di scarto o riciclati. Chissà se i produttori di tessuto ci pensano mai, a quante creazioni nascono dagli scarti e dalle rimanenze dei loro magazzini.

Mitzica ha cominciato proprio così, nel 2004: rimanenze e metraggi avanzati sono diventati la materia prima per una linea di abiti streetwear e accessori dal taglio originale ma senza eccessi. Dalle produzioni integralmente “reycled” la linea si è poi allargata a capi realizzati innestando elementi di recupero su tessuti – rigorosamente naturali – acquistati ex novo. Un esempio? vecchie cravatte utilizzate per decorare e foderare nuovi gilet.

Brand 100% femminile, guidato da Alice Salmeri, Mitzica negli ultimi anni ha cominciato a sperimentare la produzione di accessori e gioielli, realizzati in collaborazione con artigiani locali.

Il tour delle “chicche” di So Critical So fashion si conclude con le gonne geometriche di Giulia, che con il brand Moku ha appena cominciato ad affacciarsi sul mercato. I capi e gli accessori di Moku sono tutti fatti a mano a partire da tessuti di fine pezza e rimanenze di magazzino: le gonne, in particolare, nascono da tagli rettangolari che vengono arricciati, piegati e cuciti in modo sempre diverso. “Metto sempre una fascia di maglina di cotone in vita – mi spiega Giulia mentre ammiro le sue gonne – per rendere i capi adattabili a qualunque taglia.”

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Oltre all’abbigliamento, Moku propone anche accessori di varia natura, sempre con un tocco personale: dalle cinture realizzate con vecchie fasce da smoking ai cappellini con inserti originali come reti da bouquet o bottoni vintage.

Il bilancio, insomma, è positivo. Per gli organizzatori, che hanno visto confermata l’attenzione e la presenza di pubblico quando si parla di moda con l’accento sull’etica; e per gli espositori, soprattutto i più giovani o meno conosciuti, che hanno potuto mostare le proprie collezioni in un contesto meno caotico e dispersivo di quello che spesso offrono le grandi manifestazioni.

La strada continua a essere lunga, ma un altro passo è stato fatto.

Maura Tomei

[foto copertina: Mitzica Labstore on Facebook]

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