Sprechi alimentari: la meta’ del cibo prodotto finisce tra i rifiuti

Sprechi alimentari. Il grave problema degli sprechi alimentari ritorna a galla grazie ad uno studio condotto in Gran Bretagna, tramite il quale viene evidenziato come le pessime abitudini di acquisto del mondo occidentale e dei Paesi benestanti in generali porti ad un accumulo di alimenti superiore alle necessità effettive, con la spiacevole conseguenza del verificarsi di una pratica frequente: gettare tra i rifiuti cibo ancora commestibile.

Il grave problema degli sprechi alimentari ritorna a galla grazie ad uno studio condotto in Gran Bretagna, tramite il quale viene evidenziato come le pessime abitudini di produzione e di acquisto del mondo occidentale – e dei Paesi benestanti in generale – porti ad un accumulo di alimenti superiore alle necessità effettive, con la spiacevole conseguenza del verificarsi di una pratica frequente: gettare tra i rifiuti cibo ancora commestibile.

Gli esperti inglesi dell’Institution of Mechanical Engineers si sono occupati della compilazione di un dossier scientifico relativo allo spreco mondiale di cibo, dal titolo “Global Food, Waste Not, Want Not”. Attraverso di esso viene posto in risalto come ogni anno nel mondo vengano prodotte 4 milioni di tonnellate di cibo, la metà delle quali non vengono consumate, ma trasformate in scarti e rifiuti.

Si tratta di una quantità di cibo sprecato a dir poco sconcertante. Esso potrebbe essere impiegato per affrontare il problema della fame del mondo e per nutrire la crescente popolazione mondiale, secondo quanto dichiarato da parte del dottor Tim Fox, tra i membri dell’istituto britannico che si è occupato di condurre lo studio.

Egli ha inoltre cercato di spiegare le motivazioni in base alle quali un simile spreco venga generato a livello mondiale. Molte falle sarebbero presenti nel sistema della produzione e della distribuzione alimentare ed anche gli stessi consumatori non sarebbero privi di colpe. Una parte degli alimenti vengono scartati e gettati all’origine, a causa di un sistema di conservazione non efficace e di un apparato di distribuzione non efficiente, nonché per via di una eccessiva produzione degli stessi, dal punto di vista della quantità.

Le abitudini di acquisto dei consumatori e le consuetudini di vendita all’interno dei supermercati giocherebbero una parte da non sottovalutare. Accade, infatti, in maniera frequente che la clientela di un supermercato, attirata dalle offerte presenti sugli scaffali, tenda ad acquistare una quantità di cibo superiore al proprio reale fabbisogno. Il surplus di alimenti, di conseguenza, non può che essere causa di sprechi.

Un dato che non può che spingerci a riflettere proviene dalla Gran Bretagna, dove il 30% dei prodotti agricoli coltivati sul territorio non viene raccolto, in quanto l’aspetto estetico imperfetto degli stessi non li renderebbe adatti alla vendita. Gli esperti, attraverso le loro ricerche, desiderano esortare i governi del mondo ad impegnarsi affinché la mentalità delle persone possa essere modificata in meglio, in modo che agricoltori, produttori, distributori e consumatori possano agire al fine di evitare ogni spreco.

Secondo quanto comunicato da parte dell’ONU, nel 2075 la popolazione del nostro pianeta raggiungerà i 9,5 milioni di individui. Vi saranno dunque rispetto ad oggi 2 miliardi di persone in più, bisognose di nutrirsi e di dissetarsi. Il risparmio di acqua dovrebbe dunque iniziare fin da subito, evitandone l’utilizzo per la produzione di un surplus alimentare che verrà inutilmente confezionato e sprecato. A quando degli interventi che possano generare un cambiamento radicale?

Marta Albè

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