I sacchetti di plastica hanno le ore contate. Dal 2011 è tutta un’altra busta!

I sacchetti di plastica hanno letteralmente le ore contate. Gia da domani, 1° gennaio, le inquinanti bustine andranno definitivamente in pensione, sostituite da quelli biodegradabili o dalle sporte in tela o iuta.

I sacchetti di plastica hanno letteralmente le ore contate. Gia da domani, 1° gennaio, le inquinanti bustine andranno definitivamente in pensione, sostituite da quelli biodegradabili o dalle sporte in tela o iuta.

Un ritorno al passato, guardando al futuro dell’ambiente, con le tradizionali sporte in fibre naturali, ma anche con i nuovi ecoshopper realizzati in bioplastica ricavata da mais e da altre materie vegetali. Supermercati e negozi italiani dovranno adeguarsi alla nuova norma prevista all’interno del decreto milleproroghe, ma la confusione regna sovrana.

Dal canto suo, il Ministero dell’Ambiente, in un comunicato diffuso ieri ha precisato che “il divieto di commercializzazione dei sacchi da asporto merci non conformi ai requisiti di biodegradabilità indicati dagli standard tecnici europei vigenti sarà in vigore dal 1° gennaio 2011“.

Tuttavia, spiegano dal ministero, sarà consentito “lo smaltimento delle scorte in giacenza negli esercizi artigianali e commerciali alla data del 31 dicembre 2010, purché la cessione sia operata in favore dei consumatori ed esclusivamente a titolo gratuito“.

Quindi troveremo ancora, fino ad esaurimento scorte, le buste di plastica, ma non dovremo più pagarle. Il Ministero precisa infine che saranno effettuati anche dei controlli per verificare il rispetto della normativa.

Secondo Coldiretti si tratta di un momento epocale: “Una vera rivoluzione nel modo di fare la spesa a poco più di cento anni dall’invenzione della plastica che nasceva nel 1907 per opera del chimico belga Leo Baekeland che inventò la bakelite, la prima plastica completamente sintetica prodotta su scala industriale“.

Gli italiani – continua Coldiretti – sono tra i massimi utilizzatori in Europa di shoppers in plastica con un consumo medio annuale di 300 sacchetti a testa. In Italia arriva un quarto dei 100 miliardi di pezzi consumati in Europa dove vengono importati per la maggioranza da paesi asiatici come la Cina, Thailandia e Malesia. Il 28% di questi sacchetti diventa rifiuto e va ad inquinare l’ambiente in modo pressoché permanente poiché occorrono almeno 200 anni per decomporli“.

Un circolo vizioso che sta ormai per concludersi, o almeno lo speriamo.

Francesca Mancuso

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