Bioshopper boomerang: pur di non pagare, gli Italiani comprano frutta e verdura confezionata

Sacchetti bio a pagamento. L’introduzione dei sacchetti biodegradabili a pagamento in Italia alla fine sta avendo come conseguenza ciò che non avremmo mai voluto: un aumento dell’acquisto di ortofrutta confezionata, ai danni di quella sfusa. Cosa significa? Che al posto di ridurre la plastica, ne produciamo sempre più e non risparmiamo affatto.

Sacchetti bio a pagamento. L’introduzione dei sacchetti biodegradabili a pagamento in Italia alla fine sta avendo come conseguenza ciò che non avremmo mai voluto: un aumento dell’acquisto di ortofrutta confezionata, ai danni di quella sfusa. Cosa significa? Che al posto di ridurre la plastica, ne produciamo sempre più e non risparmiamo affatto.

A stabilirlo sono i risultati del panel Ismea sui consumi domestici delle famiglie italiane condotto con il supporto di Nielsen. Ma in realtà, l’avevamo previsto in tempi non sospetti anche noi di greenMe.it e i nostri lettori che da quando abbiamo lanciato la campagna #svestilafrutta contro gli imballaggi inutili, ci hanno mandato tantissime segnalazioni sull’aumento della frutta confezionata.

I reparti dell’ortofrutta sono letteralmente sommersi dalle confezioni. Banane, mele e perfino avocado o cocco vengono imballati. E a quanto pare gli italiani preferiscono mettere nel loro carrello, vaschette già pronte che però paradossalmente hanno un costo finale superiore a quello della frutta sfusa messa in un sacchetto bio (tranne naturalmente quando ci sono le offerte che spesso e volentieri lasciano dubbi sulla freschezza e qualità del prodotto stesso).

“Si registra una flessione delle vendite di “sfuso” e un’impennata senza precedenti degli acquisti di ortofrutta fresca confezionata”, si legge nel rapporto.

Come sappiamo l’obbligo dei sacchetti biodegradabili in Italia è stato introdotto dalla legge 123/2017, emanata anche per recepire una direttiva dell’Unione europea in tema di materiali di imballaggio. Una direttiva che fissa come obiettivo la riduzione della plastica e non certo l’aumento, come sta purtroppo accadendo.

La ricerca evidenzia che nei primi tre mesi del 2018, le vendite di ortofrutta fresca confezionata sono cresciute rappresentando il 32% del totale contro il 29% del primo trimestre 2017, a discapito dei prodotti sfusi diminuiti del 3,5% e del 7,8% nella relativa spesa.

Frutta sfusa contro frutta confezionata

Come spiega in una nota la Coldiretti:

“La frutta e la verdura sono la principale voce di spesa per le famiglie italiane per un importo pari a circa 1/4 del totale. Il sensibile calo si è verificato a seguito dell’entrata in vigore della legge che regola l’uso dei sacchetti di plastica leggeri e ultraleggeri utilizzati per imbustare frutta, verdura e altri prodotti freschi stabilendo che il costo sia a carico dei consumatori”.

Sulla nuova “tassa” che pesa sulle tasche degli italiani, non sono mancate le polemiche. E in ultimo, secondo Coldiretti, per risolvere la questione, il consumatore cambia il modo di fare la spesa e sceglie di fare acquisti dove gli conviene di più, rinunciando alla freschezza e alla qualità dell’ortofrutta che i produttori mettono in vendita non confezionata.

“Il calo dei consumi del prodotto sfuso colpisce l’ortofrutta nel primo trimestre dell’anno e arriva dopo il record italiano del decennio, con 8,52 miliardi di chili acquistati nel 2017 e un aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente ed una storica inversione di tendenza rispetto al passato”.

Conad in Valtellina! #svestilafrutta @greenme_it

Un post condiviso da Anna Scaramelli (@anna_la_fata) in data:

Come diciamo spesso l’alternativa è quella di comprare frutta e verdura dal contadino, a km zero che ne garantisce la qualità e aiuta la filiera produttiva. Nei supermercati, invece, anche se c’è in principio c’era stato l’ok del Consiglio di Stato sulla possibilità di portare la sporta da casa, il Ministero della Salute ha detto no.Un vero paradosso dello spreco. Quindi, no alle retine, che si vedono in altri Paesi europei, e che qui sembrano causare problemi di igiene e di sicurezza.

#svestilafrutta

Ancor prima di questa notizia, greenMe.it aveva lanciato la campagna #svestilafrutta, proprio perché c’eravamo resi conto di quanti imballaggi inutili esistono nei supermercati. Chiaramente parliamo dei paradossi: ovvero di cipolle, banane, cocco etc che non hanno bisogno di plastica perché di per sé sono protetti dalla buccia.

PER ADERIRE ALLA CAMPAGNA CLICCA QUI

Leggi anche: Le assurde foto dell’eccesso degli imballaggi in plastica su frutta e verdura

Dominella Trunfio

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