Sfruttamento dei ghiacci: gli iceberg per soddisfare il fabbisogno di acqua potabile?

Se, nel prossimo futuro, dovessimo trovarci in vacanza alle Canarie e vedessimo, in piena zona sub tropicale, un iceberg mezzo immerso nell'Oceano atlantico, l'ultima cosa alla quale bisognerà pensare sarà un clamoroso quanto improvviso mutamento climatico.

Se, nel prossimo futuro, dovessimo trovarci in vacanza alle Canarie e vedessimo, in piena zona sub tropicale, un iceberg mezzo immerso nell’Oceano atlantico, l’ultima cosa alla quale bisognerà pensare sarà un clamoroso quanto improvviso mutamento climatico.

Si tratterà, piuttosto, dell’esecuzione pratica di un curioso progetto di soddisfacimento delle esigenze di acqua potabile per decine di migliaia di persone.

 

E sì, perché secondo due ingegneri francesi, Georges Mougin (dell’Istituto Arts et Métiers di Parigi) e Francois Mauviel, con il trasporto dei giganteschi blocchi di ghiaccio dall’estremo nord del mondo fino alle Canarie, si potrà consentire un efficace apporto idrico in una delle zone più aride del mondo.

La “base di partenza” del progetto riporta a un dato oggettivo: le “montagne ghiacciate” della Groenlandia si trovano in movimento costante: si staccano dal continente antartico e iniziano una fase di deriva. In pratica: milioni di metri cubi che, in potenza, costituiscono delle reali fonti di approvvigionamento idrico e che, invece, finiscono per sciogliersi a contatto con l’acqua del mare e con il progressivo aumento delle temperature.

Non che sia una cosa facile da mettere in atto, anzi. Mougin e Mauviel ci lavorano da più di trent’anni. Per la precisione, dal 1975, e immediatamente prima della conferenza internazionale sullo sfruttamento degli iceberg che si tenne nel 1977 negli USA. A quell’epoca ci fu un tentativo, finanziato dal principe saudita Mohammed Al-Faisal Al-Saud, che prevedeva il traino di iceberg dall’Artide alle regioni del sud del mondo. Tuttavia, a causa delle tecnologie presenti allora, e degli enormi costi che si sarebbero dovuti sostenere per realizzare delle infrastrutture all’avanguardia, il progetto venne accantonato.

Ma non messo da parte del tutto: lo riprova la fase attuale. È stato, infatti, individuato il blocco di ghiaccio che potrebbe servire allo scopo: un iceberg, attualmente situato al largo di Terranova, dai fianchi pressoché verticali e dalla superficie piatta, che presenta una massa di 7 milioni di tonnellate e che dalle rilevazioni operate dai robot sottomarini dell’Istituto canadese Memorial University si spinge per 90 metri al di sotto del livello del mare.

A questo punto, non resterebbe che trovare il mezzo di trasporto adatto per il trasferimento dell’iceberg a destinazione, da Terranova alle Isole Canarie. Et voilà, reperito anche questo: il gigantesco rimorchiatore Argonaute, della Marina francese, un “bestione” di 70 metri già utilizzato per operazioni di soccorso e rifornimento.

Per impedire che l’iceberg si sciolga durante la rotta, la parte sottomarina sarà avvolta con un particolare telo, allo stesso modo di come si opera sulle Alpi. Per agevolare il lavoro del rimorchiatore, è stato calcolato che le correnti marine e gli Skysail, gli “aquiloni” che a 300 metri di quota sfruttano la forza del vento, potranno servire da valido supporto all’Argonaute.

Secondo i ricercatori, per l’operazione sarebbero necessarie circa 4mila tonnellate di carburante, e l’iceberg perderebbe circa tre milioni di tonnellate. Anche così, tuttavia, servirebbe per soddisfare le esigenze di acqua potabile annuali per 70mila persone.

Non manca che il reperimento dei fondi, visto che una prima simulazione al computer è stata condotta con successo. E, un domani, potremmo assistere allo spettacolo dell’iceberg che abbandona il continente artico per trasferirsi in un più ospitale sud.

Piergiorgio Pescarolo

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