Pfas nelle acque del Veneto, sarà maxi processo: rinvio a giudizio per avvelenamento acque, disastro innominato e inquinamento ambientale

Acque del Veneto contaminate da Pfas: finalmente parte il maxi processo con prima udienza l’1 luglio 2021.

Avvelenamento delle acque venete, disastro innominato (quello, cioè, di proporzioni straordinarie che costituisce un pericolo per la vita e l’incolumità fisica di un numero indeterminato di persone) e inquinamento ambientale: sono i capi di accusa in base ai quali 15 imputati tra ex manager e dirigenti – manager giapponesi della Mitsubishi Corporation, della lussemburghese Miteni Icig e della Miteni stessa – sono stati rinviati a giudizio. Il processo comincerà il 1° luglio.

È la notizia che tanto aspettavano i vari movimenti, Mamme no Pfas ed esponenti delle associazioni e dei gruppi, oltre ai cittadini veneti interessati dalla contaminazione de Pfas. Contaminazione che riguarda l’intera catena alimentare, dalle piante agli animali, tutti entrati a contatto con l’acqua contaminata.

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La presenza di Pfas a scopo industriale ha reso imbevibile l’acqua della falda si trova nel sottosuolo delle province di Verona, Vicenza e Padova. Diversi rischi per la salute connessi alla presenza di questi composti chimici, tra cui l’insorgenza di tumori e l’infertilità. Uno studio scientifico condotto in Veneto nel 2019 ha anche rivelato che gli Pfas minacciano gravemente la salute di donne in gravidanza e neonati. 

Insomma, un vero e proprio disastro. Ma qualcosa, per fortuna, si muove. E mentre due sentenze del TAR del Veneto hanno stabilito che entro il 7 giugno la Regione Veneto dovrà fornire i dati completi relativi alla presenza di Pfas, ora c’è quest’altra piccola grande vittoria: parte il maxi processo con prima udienza l’1 luglio 2021.

Esprimiamo la nostra soddisfazione per questa prima grande vittoria riguardante l’inizio del procedimento giudiziario sul caso PFAS, che darà il via a uno dei più grandi processi per reati ambientali del nostro Paese. Un caso di inquinamento delle acque che Legambiente ha denunciato pubblicamente sin dal 2014 e per il quale l’associazione non smetterà di chiedere il disinquinamento delle falde e l’applicazione del principio chi inquina paga, in base a quanto previsto dalla legge 68/2015 sugli ecoreati. La difesa delle falde e della salute dei cittadini è un elemento imprescindibile per liberare l’Italia dai veleni, obiettivo che non può non stare al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza che il Governo sta presentando in Parlamento prima dell’invio a Bruxelles”, hanno commentato in una nota congiunta il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro e Piergiorgio Boscagin presidente del circolo di Legambiente “Perla Blu” di Cologna Veneta.

Fonti: Mamme No Pfas / Legambiente

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