Condotte rotte a Messina e batteri nell’acqua di Agrigento: la paradossale emergenza idrica della Sicilia

Interruzione della erogazione idrica: oggi verrà dichiarato lo stato di emergenza a Messina. Intanto anche Agrigento è senza acqua per via di alcuni valori batteriologici non conformi ai parametri stabiliti dalla legge

Emergenza idrica in Sicilia: nel mare magnum delle corresponsabilità e nelle vertigini morbose dello scaricabarile, Messina e Agrigento, Catania e Caltanissetta e provincie limitrofe continuano a fare i conti con l’acqua che non c’è. Danni alle condotte o acqua inquinata, il risultato è solo uno: l’interruzione dell’erogazione idrica in più di un comune.

Vale a dire che i cittadini sono senza acqua da giorni e che la situazione sociale e sanitaria di intere aree rischia di andare al collasso.

STATO DI EMERGENZA A MESSINA – Nei giorni scorsi una frana nel territorio di Calatabiano, nel catanese, ha rovinosamente danneggiato la condotta di Fiumefreddo determinando l’interruzione dell’erogazione idrica. La situazione è critica a Messina, dove le parti alte della città, scuole e ospedali sono serviti con autobotti.

Il consiglio dei Ministri dichiarerà oggi lo stato di emergenza. La costruzione del by-pass tra l’acquedotto di Fiumefreddo e quello dell’Alacantara, infatti, non ha migliorato di molto la situazione in città, dal momento che non si riesce ancora a soddisfare il fabbisogno giornaliero. I lavori della messa in sicurezza della collina di Calatabiano ancora non hanno preso inizio e dovrebbero durare almeno venti giorni, per questo motivo si sta paventando l’ipotesi di realizzare un altro by-pass di un chilometro nella condotta di Fiumefreddo per aggirare la collina e la frana e aumentare il volume dell’acqua.

Intanto, per cercare di fare fronte all’emergenza, al porto di Messina è arrivata una nave cisterna di 5.450 metri cubi d’acqua di capacità, che sono stati immessi direttamente nella rete cittadina. Un approvvigionamento che avverrà anche domani 7 novembre, il 10 e il 13. In città operano anche 5 autobotti da 8mila litri ciascuno dell’esercito, il cui intervento è stato richiesto dalla prefettura.

GELA – La situazione è critica anche qui. Da quando è stato chiuso il dissalatore regionale gestito dall’Eni l’approvvigionamento idrico è garantito da più fonti (dighe Dirillo, Disueri, Cimia e Blufi), ma la popolazione continua a ricevere l’acqua ogni due o tre giorni, quasi sempre di colore giallastro. L’azienda di distribuzione è Caltaqua, che, nove anni fa, si è assicurata l’appalto per la gestione trentennale del servizio idrico in tutta la provincia di Caltanissetta. I cittadini che hanno firmato decine di petizioni popolari per ritornare alla gestione pubblica dell’acqua e l’ultima, è quella lanciata sul web “Gela come Messina”, con 2.500 firme in cinque giorni, per chiedere l’intervento dei vertici dello Stato e della Regione.

I BATTERI AD AGRIGENTO – Come se non bastasse, in provincia di Agrigento la Girgenti Acque ha stabilito “in via precauzionale” e in attesa di ulteriori analisi lo stop all’erogazione a causa “di valori batteriologici non conformi ai parametri stabiliti dalla legge”. L’emergenza riguarda i comuni di Ravanusa, Campobello di Licata (qui in una settimana sono state riscontrate due volte tracce di inquinamento nella condotta idrica, per la presenza di batteri coliformi), Canicattì e Agrigento, quelli in cui l’acqua viene distribuita da Girgenti Acque attraverso le condotte del Fanaco di proprietà di Siciliacque.

Germana Carillo

Photo Credit

LEGGI anche:

Acqua pubblica in Sicilia: approvato il DDL in commissione ARS

Acqua pubblica: la corte costituzionale restituisce la voce ai cittadini e la democrazia

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook