Quarant’anni di solitudine: la romantica storia della coppia di anziani che vive nel borgo abbandonato di La Estrella

Una vita senza televisione, senza elettricità, senza telefono e senza acqua corrente: è quella di Juan Martin Colomer e Sinforosa Sancho, marito e moglie ottantenni, che da oltre quarant’anni sono gli unici abitanti del borgo fantasma di La Estrella, in Spagna.

Una vita senza televisione, senza elettricità, senza telefono e senza acqua corrente: è quella di Juan Martin Colomer e Sinforosa Sancho, marito e moglie ottantenni, che da oltre quarant’anni sono gli unici abitanti del borgo fantasma di La Estrella, in Spagna.

Non siamo tra le pagine di un romanzo di Gabriel Garcia Marquez, ma in un villaggio abbandonato, a circa venticinque chilometri di curve, alture e solitudine dal centro abitato più vicino, il piccolo borgo di Mosqueruela, in Aragona.

Le giornate di Sinforosa e Martin (protagonisti di un documentario breve ma intenso, The Last Two) iniziano con il sorgere del sole e finiscono al tramonto, e sono occupate dalle passeggiate verso la fonte, per procurarsi l’acqua, e dalla cura dell’orto e dei loro animali – tre cani, quattro galline, un gallo, circa venticinque gatti e alcune api. Fino ad alcuni anni fa, la coppia possedeva anche una ventina di cavalli: Martin, infatti, ha sempre lavorato come allevatore e agricoltore, sin da bambino.

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Occasionalmente, a bordo di una vecchia auto, i coniugi Colomer si recano alla cittadina di Villafranca del Cid, per fare visita alla famiglia del figlio e per effettuare qualche acquisto o qualche controllo medico. Proprio a Villafranca Sinforosa e Martin possiedono una casa: ma per il momento, sentendosi ancora in salute e in grado di badare a se stessi, preferiscono continuare a vivere a La Estrella, nonostante il parere contrario del figlio.

“Siamo cresciuti qui e non abbiamo motivo di vivere altrove.” – spiega Sinforosa – “Qui stiamo stupendamente, ci prendiamo cura l’uno dell’altra e dei nostri animali. Non assumiamo farmaci e mangiamo quello che vogliamo.”

Le loro giornate trascorrono in larga parte nel silenzio e nella solitudine, rotti solo, di tanto in tanto, dalla voce di una radio, che rappresenta il loro unico legame con il mondo esterno. Sinforosa e Martin sembrano vivere una vita di altri tempi: semplice, frugale ma, tutto sommato, felice.

Il declino del borgo di La Estrella, che poco più di un secolo fa era popolato da diverse centinaia di persone e contava case, scuole, taverne e caffè, è iniziato alla fine del XIX secolo, quando una violenta alluvione ha ucciso numerosissimi abitanti e distrutto decine di case. Da allora, il villaggio ha iniziato lentamente a spopolarsi, anche a causa della sismicità dell’area e del suo isolamento, che spingevano i più giovani a cercare lavoro e fortuna nelle città.

Quando Sinforosa e Martin si sono conosciuti, dopo la Guerra Civile spagnola, la popolazione di La Estrella si era già ridotta a 150 o 200 abitanti. Inizialmente, Martin avrebbe voluto seguire l’esempio dei suoi coetanei e trasferirsi altrove, ma Sinforosa era fermamamente contraria all’idea di lasciare il borgo in cui era nata e cresciuta. E alla fine Martin ha deciso di restarle accanto, rinunciando alla possibilità di una vita diversa e diventando con lei una sorta di eremita quando, oltre quarant’anni fa, sono rimasti gli unici abitanti del paese.

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Nella loro storia, che parla di amore – non solo di amore coniugale, ma anche di amore per la terra, per le proprie radici, per la propria storia – c’è anche la tragedia di una figlia morta a soli dodici anni, a causa di un’embolia: una ferita che sembra aver rafforzato il loro legame con il piccolo borgo abbandonato e con il passato.

E chissà che anche per Sinforosa e Martin non valgano le parole con cui, in Cent’anni di solitudine, Gabriel Garcia Marquez descriveva la vita degli ultimi due superstiti della stirpe dei Buendia.

“In quella Macondo dimenticata perfino dagli uccelli, dove la polvere e il caldo si erano fatti così tenaci che si faceva fatica a respirare, reclusi dalla solitudine e dall’amore e dalla solitudine dell’amore in una casa dove era quasi impossibile dormire per il baccano delle formiche rosse, Aureliano e Amaranta Ursula erano gli unici esseri felici, e i più felici sulla terra.”

Lisa Vagnozzi

Photo Credits

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