Il villaggio cinese che ha usato i tetti verdi per la ricostruzione post terremoto

Rinascere dalle proprie ceneri, chiedendo aiuto a Madre Natura. È quello che ha fatto un villaggio cinese, dopo che il terremoto di magnitudo8.0 lo devastò nel 2008. Adesso le case sono state ricostruite sfruttando anche le potenzialità dei tetti verdi

Rinascere dalle proprie ceneri, chiedendo aiuto a Madre Natura. È quello che ha fatto un villaggio cinese, dopo che il terremoto di magnitudo 8.0 lo devastò nel 2008. Adesso le case sono state ricostruite sfruttando anche le potenzialità dei tetti verdi.

Dopo il terremoto che lasciò senza casa quasi 5 milioni di persone, Rural Urban Framework, ente di ricerca non-profit, ha pensato di vedere la costruzione come un’opportunità per migliorare la vita degli abitanti delle campagne attraverso nuove tipologie di edifici. Il loro progetto recentemente completato prende il nome di Jintai Village ed è un prototipo socialmente ed ecologicamente sostenibile per la ricostruzione.

Il progetto mette insieme l’agricoltura su tetto e le tecnologie più avanzate legate al biogas, il tutto sfruttando materiali locali in una comunità ormai del tutto autonoma.

Il villaggio di Jintai si trova vicino a Guangyuan, nella provincia di Sichuan, una delle zone più colpite dal devastante terremoto di Wenchuan del 2008. La zona subì anche inondazioni e frane nel 2011, che contribuirono a distruggere molte delle case ricostruite.

Con il sostegno del governo locale e delle ONG, Rural Urban Framework ha sviluppato questa soluzione architettonica che fornisce alloggi adeguati alle persone che improvvisamente si sono ritrovate senza una casa.

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Lo studio di ricerca e design non a scopo di lucro – guidato da John Lin e Joshua Bolchover e con sede presso l’Università di Hong Kong – ha portato avanti fino in fondo il progetto, che ormai è realtà.

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Gli architetti hanno sviluppato quattro tipi di abitazioni, di varie dimensioni e con diverse destinazioni d’uso. In totale si tratta di 22 case con facciate in mattoni, strutture in cemento e tetti terrazzati dove gli abitanti del villaggio possono coltivare il cibo a loro necessario per il sostentamento.

I vantaggi dei tetti verdi, ormai, li conosciamo: dalla ventilazione naturale ai sistemi di raccolta dell’acqua piovana fino all’isolamento grazie alla paglia, che ripara sia d’inverno che d’estate. Gli edifici sono disposti lungo strade strette, con i piani superiori incastrati su un portico riparato che consente alle persone di sedersi fuori e vendere i loro prodotti o interagire con i passanti.

Incoraggiare l’autosufficienza è stata una preoccupazione fondamentale per gli architetti che hanno pianificato le case post sisma. E il villaggio è diventato un modello da seguire, sia nelle aree vicine che in molte altre zone del mondo.

“Poiché la terra disponibile per l’edilizia è limitata, il villaggio combina la vita urbana in un contesto ruralespiega Rural Urban Framework. “Con decine di migliaia di villaggi recentemente pianificati in Cina, la sfida è quella di realizzare i villaggi come luoghi autentici dove l’organizzazione spaziale e l’espressione fisica derivino direttamente dalla loro relazione con l’ambiente naturale”.

John Lin e Joshua Bolchover hanno istituito il Rural Urban Framework nel 2005 per aiutare le organizzazioni di beneficenza e le ONG a migliorare la vita delle persone che vivono nelle comunità rurali, a seguito dell’annuncio del governo cinese di un piano per urbanizzare la metà dei 700 milioni di cittadini rurali entro il 2030.

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Attraverso lo sviluppo e l’esecuzione di 15 progetti in Cina, tra cui scuole, centri comunitari, ospedali, alloggi e infrastrutture, lo studio è stato in grado di esplorare i processi sociali, economici e politici coinvolti nella trasformazione di questi villaggi.

Un esempio da seguire, lontano anni luce da noi.

Francesca Mancuso

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