Pomada: mobili di cartone dal riciclo dei tubi

Pomada è uno studio di design con sede a Buenos Aires (Argentina) che sperimenta nuove forme di arredamento con l'uso del cartone. La filosofia del riciclaggio e soprattutto del “riutilizzo” è alla base del lavoro di Antonela Dada e Bruno Sala Conill, i quali pensano, compongono e creano attraverso gli scarti di produzione che altrimenti rimarrebbero inutilizzati, dando un senso a quel rapporto per tanti ancora ostico che lega una certa imprenditoria alla sostenibilità.

Pomada è uno studio di design con sede a Buenos Aires (Argentina) che sperimenta nuove forme di arredamento con l’uso del cartone. La filosofia del riciclaggio e soprattutto del “riutilizzo” è alla base del lavoro di Antonela Dada e Bruno Sala Conill, i quali pensano, compongono e creano attraverso gli scarti di produzione che altrimenti rimarrebbero inutilizzati, dando un senso a quel rapporto per tanti ancora ostico che lega una certa imprenditoria alla sostenibilità.

Parafrasando il discorso che il duo argentino propone sul sito ufficiale, lo spirito di Pomada nasce dall’incontro/scontro di quattro principali caratteristiche: essenza, intelligenza, coscienza e ricerca. Con l’impiego di materiali biodegradabili e riciclabili (coscienza) e la riutilizzazione degli scarti (intelligenza) si può creare qualcosa il cui impatto visivo (ricerca) non debba necessariamente comportare la compromissione dell’equilibrio ambientale a scapito della collettività (essenza).

Il loro brand – se cosi si può chiamare – ha come target diverse tipologie di clienti, dai più piccoli, per i quali propone tavoli e sedie per i momenti ricreativi, fatti di tubi di cartone assemblati con altri rimasugli di carta o legno, ad un arredamento per “adulti” sempre giocoso ma con un occhio di riguardo alla creatività green, con mobili che affascinano visivamente il consumatore per il loro aspetto approssimativo, pur mantenendo una sempre gradita comodità.

Reposera

I tipi di mobili, quindi, variano in base alle esigenze del target di riferimento mantenendo però immutata la caratteristica madre, quell’unione di forme essenziali dove i tubi di cartone disegnano sagome fermate da truciolati, tavole in fibra di legno sapientemente curate. Questi oggetti dal design piacevolmente sintetico vengono a volte ricoperti con avanzi recuperati dal settore cartario, come accade con i “Chupitos”, sgabelli impilabili realizzati con bobine di cartone.

Bancos

Chupitos

Un esempio concreto del modus operandi di Pomada e del risultato di tanto ingegno, il duo argentino lo ha dato durante l’ultima edizione dell’evento di design Casa FOA, tenutosi presso il CMD (Centro Metropolitano di Design, n.d.r.) di Buenos Aires, dove il team ha ricreato un ambiente che fungesse da studio e nel quale, attraverso un separé di tubi di cartone a mo’ di muro, è stato ricavato uno spazio utilizzato come “angolo del verde”.

Casa_FOA_photo_by_Paula_Alvarado

Anche le pareti sono state ricoperte con questo materiale di scarto, assemblando i cartonati con la tecnica degli “encastrables” (“incastrabili”). Una volta ottenuta una superficie piana, è stato intagliato su di essa il testo promozionale, poi chiuso con pannelli di luce (Led), evitando così – come spesso accade in fiere ed eventi di promozione aziendale – l’utilizzo di materiali sintetici e striscioni in PVC, che oltre a risultare freddi sono difficili da smaltire.

La mission di Pomada dimostra come la produzione a senso unico, ad esempio quella dell’industria di stampa che non riutilizza o non rivende i suoi scarti, faccia parte del passato, almeno negli obiettivi dei più attenti ai problemi dell’ambiente. Da una bobina di carta si può creare uno sgabello che è un pezzo unico, da tubi di cartone un tavolo da gioco per bambini; la parola d’ordine è “riutilizzare”, perché ogni cosa si trasforma senza necessariamente esaurire la propria utilità col ruolo attribuito in produzione.

E possibile trovare questi mobili anche online su questo sito e qui. Trattandosi di pezzi di design, non sperate di trovare nulla a meno di 300 dollari. Anche gli scarti a volte costano caro P

Sebastiano Piras

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