Junk food generation: cibi spazzatura vs dieta mediterranea

Che cosa preferiscono mangiare giovani e giovanissimi? Spesso cibo spazzatura, merendine confezionate e tutto ciò che porta, insieme a una drastica riduzione dell’attività fisica, a un aumento dei rischi dovuti ad obesità e malattie cardio-vascolari.

Un fenomeno ormai diffuso, nonostante il tentativo delle Istituzioni di sensibilizzare i giovani ad un corretto comportamento civico e al rispetto dell’ambiente e delle tradizioni alimentari italiane.

Oltre ai discorsi riguardanti la salute, infatti, c’è da considerare l’abbandono massiccio da parte degli adolescenti della dieta mediterranea. Che, a differenza di quello che molti pensano, non è una dieta vegetariana, ma essendo basata sul consumo di prodotti dei nostri campi, dei nostri allevamenti e dei nostri mari, include un equilibrato consumo di alimenti sia di origine vegetale che animale.

Oggi, prodotti trasformati come ad esempio quelli da forno industriali, invece che un utile complemento alla dieta diventano il pasto principale, e il cosiddetto “junk food” soppianta molte tradizioni culinarie nostrane. Sarebbero meglio un panino con la frittata o una polpetta al sugo dei cibi grassi e ricchi di zucchero. E invece questi ultimi, insieme alle bibite gassate, hanno invaso le nostre tavole. Tanto da portare, con la complicità di tv e videogiochi, ad avere ormai un terzo dei ragazzi fra i 6 e gli 11 anni in sovrappeso.

Il peso che aumenta è un fattore di rischio da non sottovalutare, in quanto indica il possibile insorgere di diabete, ipertensione, infarto, problemi cardiocircolatori e certi tipi di cancro. Malattie nei confronti delle quali la dieta mediterranea, appunto, come più volte dimostrato scientificamente, può essere particolarmente efficace nella prevenzione.

Dopo secoli di conquiste in campo medico e farmaceutico che hanno permesso un progressivo aumento della durata media della vita, insomma, a causa delle malattie provocate dal peso eccessivo i giovani di queste ultime generazioni potrebbero essere i primi a vivere meno (e peggio) dei propri genitori.

Forse è meglio evitare di crescere i propri figli a patatine e coca cola, e per quanto ci si senta tutti così insicuri del mondo là fuori, meglio portare i nostri figli a socializzare e muoversi all’aperto, invece che farli crescere in lungo e in largo sul divano davanti ad uno schermo e a cibi pronti, pieni di coloranti e conservanti.

E riscoprire le nostre ottime tradizioni alimentari, che includono piatti a base di carne, pesce e verdure provenienti da tempi in cui il cibo era ancora considerato un bene prezioso, può farci andare oltre le lamentele quando si fa un viaggio all’estero perché non mangiamo pasta da due giorni. Magari contribuendo a scelte che possono portare benefici per motivi di salute, culturali, ambientali e perché no, anche economici.

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