Terremoto L’Aquila: a 7 anni dalla tragedia a che punto siamo?

Sono passati 7 anni dal terremoto che il 6 aprile del 2009 distrusse L'Aquila. Oggi si commemerano le 309 persone scomparse ma a distanza di anni chi è sopravvissuto al violento sisma deve ancora fare i conti con una realtà che riporta ancora forti i segni del disastro

Terremoto L’Aquila: nuovi crolli alla vigilia del 7° anniversario (FOTO)

Sono passati 7 anni dal terremoto che il 6 aprile del 2009 distrusse L’Aquila. Oggi si commemerano le 309 persone scomparse ma a distanza di anni chi è sopravvissuto al violento sisma deve ancora fare i conti con una realtà che riporta ancora forti i segni del disastro.

Le polemiche non si sono mai sopite e oggi a L’Aquila le case (anche le nuove) continuano a crollare. Il terremoto divenne un affare per molti e all’indomani vennero a galla alcune vergognose situazioni che contribuirono ai crolli, come errori di progettazione strutturale e maldestri interventi postumi, ma anche impiego di materiali non conformi alle indicazioni di progetto: cemento armato contenente o sabbia marina e staffe di ferro posizionate a distanze non a norma di legge.

Processo Grandi Rischi. Ne nacque il processo alla Commissione Grandi Rischi che lo scorso novembre ha visto assolvere 6 dei 7 imputati. Venne confermata solo la condanna a due anni per De Bernardinins, l’ex vice-capo della Protezione Civile, il quale dichiarò pubblicamente che non c’era alcun pericolo nonostante le scosse che si avvertivano nel territorio. Ancora in attesa il processo a Bertolaso, molto vicino alla prescrizione e oggi in lizza per la poltrona di sindaco di Roma.

Per approfondire: Terremoto de l’Aquila: la Commissione Grandi Rischi assolta. Alessandro Martelli si dichiara perplesso

Ancora crolli. All’indomani del terremoto venne avviato il progetto Case che prevedeva la “progettazione e realizzazione, nei comuni terremotati, di moduli abitativi destinati ad una utilizzazione durevole e rispondenti a caratteristiche di innovazione tecnologica, risparmio energetico e protezione dalle azioni sismiche, nonché delle opere di urbanizzazione e dei servizi connessi, al fine di garantire adeguata sistemazione alle persone le cui abitazioni sono state distrutte o dichiarate non agibili”.

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Ma i balconi non reggono. Suona come una beffa ma nei giorni scorsi, alla vigilia dell’anniversario del terremoto, a L’Aquila è di nuovo crollato un balcone del progetto Case. Fortunatamente l’appartamento era già stato sgomberato ma è stata avviata un’inchiesta.

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A riferirlo è il Giornale della protezione civile:

“Un balcone in legno si è staccato dal terzo piano finendo su quello sottostante. Un crollo avvenuto ‘per cedimento strutturale’ in un appartamento del progetto “Case” di Cese di Preturo (L’Aquila). Si tratta di un complesso già sgomberato e sequestrato in seguito all’inchiesta della Procura aquilana scattata dopo episodio analogo accaduto nel settembre 2014 in un alloggio vicino. Il fatto è avvenuto nei giorni scorsi nella piastra 20 e ha avuto una dinamica molto simile all’episodio che circa un anno e mezzo fa interessò la piastra 19, in palazzine a quei tempi abitate”.

A dare l’allarme è stato un passante, in giro col suo cane in una delle zone sfollate delle 19 new town costruite dopo il sisma del 2009 (e costate circa un miliardo di euro). L’uomo ha sentito il tonfo e ha avvisato le autorità del Comune.

Probabilmente l’ennesima prova delle carenze strutturali e dell’utilizzo di materiali scadenti non solo nella realizzazione dei balconi, ma anche degli alloggi post sisma.

“L’inchiesta di un anno e mezzo fa portò al sequestro di circa 800 balconi in circa 500 appartamenti del progetto nelle frazioni aquilane di Sassa, Arischia, Cese di Preturo, Collebrincioni e Coppito. Sui balconi crollati di recente è stato aperto un filone parallelo nei riguardi di funzionari del Comune” spiega.

Intanto ieri si è svolta una fiaccolata per commemorare le vittime del terremoto. Sono stati letti i loro nomi uno ad uno, per ricordare che dietro le losche vicende aquilane tante persone hanno perso la vita, tante famiglie hanno perso i loro cari.

Lunedì è stata recapitata a Bertolaso una petizione con 3000 firme raccolte a L’Aquila in cui viene chiesto all’ex capo della Protezione Civile di lasciarsi processare, rinunciando all’imminente prescrizione del processo relativo alla riunione del 31 marzo 2009 della commissione Grandi Rischi.

La richiesta arriva dal Comitato Familiari Vittime della Casa dello Studente e prevede che la rinuncia alla prescrizione venga effettuata formalmente entro oggi 6 aprile.

Antonietta Centofanti, rappresentante del Comitato Familiari Vittime della Casa dello Studente, che durante il terremoto ha perso il nipote ha detto:

“Chiediamo a Guido Bertolaso di sottoporsi al giudizio della magistratura : se è tranquillo come sostiene, non capiamo perché non si riesca ad averlo in un’aula di tribunale né a fargli pervenire una citazione per il processo civile. Vive al quartiere Parioli in un’abitazione sprovvista di campanello, è visibile all’intero Paese con presenze in tutte le reti televisive pubbliche e private, ma non è rintracciabile da un messo giudiziario che gli consegni una convocazione affinché si presenti in tribunale. Ci sembra una contraddizione enorme, una grave mancanza di rispetto per la città e nei confronti dei nostri morti. Si faccia processare come un qualsiasi comune mortale”.

Polemiche che vogliono far rumore nel silenzio calato sulle macerie che ancora ricoprono la città abruzzese.

E i social non hanno dimenticato:

Francesca Mancuso

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