Salone del Mobile di Milano: ricominciare dal cartone

Tirando le somme al Salone del Mobile, uno dei protagonisti è stato il cartone come materiale ecosostenibile da costruzione e per tavolini, mobili, sedie

Come ogni anno si sono appena concluse le 5 giornate del Salone del Mobile di Milano. Meno scoppiettanti di quel ’48 di due secoli fa ma altrettanto storiche, dal momento che ogni anno questa manifestazione segna il passo intorno a tutto quanto fa tendenza nel mondo del design, raccogliendo 300.000 visitatori. In sintesi lo si può descrivere come un labirinto di allestitori, spazi e prodotti dietro il quale ogni volta si cerca di decifrare le linee guida della progettualità contemporanea. Un compito non facile se si considera che sono migliaia le proposte e le soluzioni presentate.

Come cani da tartufo siamo andati in cerca di idee che portassero avanti soluzioni in grado di parlare di sostenibilità. Non nel senso di quella parolina “trendy” che tanto piace essere appiccicata qua e là giusto per dire che si è al passo con i tempi, in linea con Obama o semplicemente politicamente corretti. Piuttosto, nel senso di progetti capaci di rispettare criteri qualitativi come la riduzione dei materiali, il riuso, il basso impatto ambientale.

Impresa non facile dal momento che la prima accezione di sostenibilità è molto più semplice. Qua e là però non sono mancati i tentativi e le soluzioni. In particolare abbiamo notato come l’interpretazione che molti designer danno del concetto di “progettare green” passa attraverso il recupero di materiali originari e per certi aspetti originali come ad esempio il cartone.

Niente di nuovo in realtà se si pensa che già nel 1972 Frank Gehry, l’architetto che per intendersi è autore del Museo Guggenheim di Bilbao, aveva progettato un set di poltrone e tavoli chiamati Easy Edge. Allora il progetto naufragò perché privo di un mercato sensibile in grado di accoglierlo. Oggi il contesto è notevolmente cambiato.

In particolare sono soprattutto le scuole di design del Nord-Europa quelle che, tracciando i percorsi del futuro del design, portano avanti questi progetti.

All’interno dello spazio super chic di Rossana Orlandi, per esempio, il Designhuis ente che raccoglie le principali Accademie di Design olandesi esponeva i suoi migliori talenti in una mostra intitolata “Archeology of the future” in cui il materiale grezzo e arcaico la faceva da padrone. Ma se il ritorno al legno non desta stupore, tavolini e sofa realizzati in cartone scatenano ancora un certa curiosa leggera meraviglia.

All’interno di That’s Design, area dedicata alle migliori scuole internazionali di design, vengono soprattutto da Rotterdam le proposte di mobili realizzati componendo legni di scarto in compensato e pezzi di cartone ondulato oppure oggetti ricavati da fogli di lavoro fatti di cartone. Sono idee semplici e dalla forte componente ludica che nel loro essere fai-da-te ritrovano quel senso della misura e dell’essenziale che nel tempo si è perso dietro a mirabolanti grandeur estetiche.

Ma non solo dalle scuole, ambienti spesso liberi dalle esigenze del mercato, vengono le suggestioni all’uso del cartone come materiale da costruzione.

Skitsch, un nuovo brand italiano che proprio durante il salone ha aperto il suo mega showroom dietro Via Montenapoleone, ha inserito nella sua collezione in vendita numerosi pezzi realizzati in cartone. Tavolini, poltroncine e addirittura armadi in cartone ondulato o stratificato spesso incollato o semplicemente incastrato.

Anche ai designer nazionali comunque non sono sfuggite le potenzialità del cartone. Dagli sgabelli di cartone arrotolato realizzati dalla Lago, azienda leader del made in Italy, ai cestini porta rifiuti in cartone proposti per il concorso “Dismettiamola“, ai numerosi piccoli studi di designer italiani che si propongono come specializzati nell’uso del cartone: tra questi Giorgio Caporaso e lo Studio Uroboro di Pisa.

Una creazione di Giorgio Caporaso

Il cartone come soluzione reale o specchietto per le allodole? Di certo un tentativo per riportare l’attenzione del design alle matrici essenziali del progetto e dell’oggetto, e per pensare concretamente a quella sostenibilità preventiva di cui parla la giovane designer Angela Ponzini (guarda su Vimeo l’intervista realizzata per greenMe.it da Michele Clausi).

Indipendentemente dalle motivazioni, il cartone si dimostra essere un materiale che, al contrario dell’immagine di povertà che si trascina dietro, propone una nuova dimensione estetica priva di eccessi, semplice, leggera, trasformabile e riutilizzabile in qualsiasi momento del suo ciclo di vita.

Le strutture a nido d’ape o la particolare caratteristica ondulata del cartone in aggiunta a colla e adesivi o a resine protettive, rende questo materiale realmente resistente. E se proprio decidiamo che non sia il miglior modo per costruirci la nostra nuova cucina, può sicuramente trovare utilizzo per sedie, tavolini, poltroncine, porta-oggetti spesso crogioli di plastiche e materiali molto lontani dall’essere sostenibili.

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