Pasta con grano estero: come leggere le etichette e tutelarci dalle micotossine. Il parere degli esperti

La pasta in vendita in Italia prodotta con grano duro importato dall’estero è sicura? I consumatori possono stare tranquilli? Come possiamo fare per tutelarci e quali informazioni dovremmo ricercare in etichetta per scegliere una pasta di qualità? Le micotossine sono un problema? Abbiamo contattato alcune aziende e associazioni per approfondire l’argomento.

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La pasta in vendita in Italia prodotta con grano duro importato dall’estero è sicura? I consumatori possono stare tranquilli? Come possiamo fare per tutelarci e quali informazioni dovremmo ricercare in etichetta per scegliere una pasta di qualità? Le micotossine sono un problema? Abbiamo contattato alcune aziende e associazioni per approfondire l’argomento.

La questione della presenza di micotossine nel grano duro e nella pasta prodotta con grano proveniente dall’estero in vendita in Italia è tornata alla ribalta negli ultimi giorni per via di una netta presa di posizione della Coldiretti sull’argomento.

Le micotossine sono tossine di tipo naturale in grado di formarsi durante la crescita di alcune piante. La formazione delle micotossine può riguardare i cereali ma anche altri alimenti come spezie, caffè, frutta secca e semi oleaginosi. Ci si chiede se livelli troppo elevati di micotossine nei prodotti alimentari possano nuocere alla salute.

Secondo la Coldiretti 1 pacco di pasta su 3 in vendita in Italia è prodotto con grano straniero ma i consumatori non possono saperlo perché non è obbligatorio indicarne la provenienza in etichetta. La Coldiretti vuole difendere il Made in Italy agroalimentare dal campo alla tavola e ha appoggiato gli agricoltori italiani che hanno cercato di fermare durante una recente mobilitazione le navi provenienti dall’estero che scaricano mais, soia e grano al porto di Bari.

Inoltre, in 7 mesi (periodo luglio 2015 – febbraio 2016) è stato scaricato al Porto di Bari 1 milione di tonnellate di grano, arrivato da Canada, Turchia, Argentina, Singapore, Hong Kong, Marocco, Olanda, Antigua, Sierra Leone, Cipro e spesso triangolato da porti inglesi, francesi, da Malta e da Gibilterra. Gli agricoltori della Coldiretti chiedono trasparenza sulla provenienza e sulla qualità del grano che approda a Bari dall’estero, con particolare riferimento alla presenza di micotossine.

Pare, però, che per soddisfare le richieste di produzione di pasta in base al mercato nazionale la grande industria alimentare italiana abbia bisogno di importare grano dall’estero dato che i quantitativi coltivati nel nostro Paese non sono sufficienti a coprire l’intero fabbisogno. Si tratta probabilmente delle conseguenze di scelte che nel passato non hanno favorito la coltivazione di grano duro in Italia.

Ricordiamo che la tipica pasta italiana viene prodotta con la semola di grano duro.

Ecco 3 punti interessanti che i consumatori dovrebbero tenere presenti:

Etichette

In Europa e in Italia non è obbligatorio indicare in etichetta il Paese di provenienza del grano duro utilizzato per produrre la pasta.

Micotossine

In Italia il limite fissato per la micotossina DON come contaminante presente nel grano duro non trasformato è più elevato rispetto ad altri Paesi: il limite è 1750 ppb (parti per miliardo) in Italia e tra 750 e 1000 ppb nella maggior parte degli altri Paesi del mondo. Ad esempio questo limite è di 1000 ppb in Canada. La micotossina DON, nota anche come deossinivalenolo o vomitossina, è una delle micotossine più diffuse negli alimenti e nei mangimi, in particolare in cereali quali grano, orzo e mais. La dose tollerabile giornaliera per l’uomo di deossinivalenolo è stata fissata a 1 µg/kg. Sono ancora da chiarire le conseguenze per la salute di questa micotossina sugli animali e sull’uomo: si parla ad esempio di vomito, diarrea e anemia. Qui il parere dell’Efsa sulle micotossine negli alimenti.

Controlli sul grano

Le micotossine sono delle sostanze molto comuni nelle coltivazioni di grano sia in Italia che all’estero. Si sviluppano soprattutto a causa dell’umidità durante le stagioni piovose. Non è detto che qualitativamente e dal punto di vista dei livelli di micotossine tutto il grano prodotto in Italia sia migliore rispetto al grano coltivato all’estero e viceversa. Sta alle aziende produttrici di pasta scegliere il grano più adatto per la produzione, sempre nel rispetto delle normative vigenti. E soprattutto sta all’Italia eseguire sempre i controlli richiesti per verificare che il grano italiano o estero non contenga livelli di micotossine fuorilegge. Il grano da filiera 100% italiana può offrire delle garanzie importanti sia alle aziende che ai consumatori perché è controllato dal campo alla tavola.

Come leggere le etichette della pasta

Come già specificato, in Italia non è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza del grano duro o di altri cereali utilizzati per produrre la pasta. Dunque come possono orientarsi i consumatori?

Esiste uno stratagemma molto semplice: spesso le aziende che producono pasta utilizzando soltanto grano italiano ne fanno un vanto e riportano questa informazione in etichetta per comunicare ai consumatori che si trovano di fronte ad un prodotto davvero Made In Italy.

Dunque controllate bene quanto riportato sulle varie confezioni di pasta. E se la provenienza del grano duro non è specificata? In questo caso può essere utile, se siete interessati all’argomento, contattare il Servizio Consumatori dell’azienda via e-mail o tramite il rispettivo Numero Verde.

Per la pasta biologica la questione è più semplice: quando è certificata la riconosciamo dalla presenza sulla confezione del logo europeo del biologico e anche in questo caso possiamo chiedere maggiori informazioni alle aziende sulla provenienza del grano utilizzato o andare a verificare ciò che ci interessa nel loro sito web.

Pasta, grano duro importato e micotossine

Grano duro importato e micotossine: cosa ne pensano aziende e associazioni? Come riconoscere la pasta di qualità? Ecco le risposte alle nostre domande.

Pasta con grano importato e micotossine: le risposte di Barilla

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Barilla produce pasta sia con grano duro coltivato in Italia che con grano duro proveniente dall’estero. All’interno dell’offerta dell’azienda troviamo una linea di pasta (a marchio Voiello) che è prodotta solo con grano duro italiano.

Il grano duro importato dell’estero è sicuro?

Il grano duro italiano o proveniente dall’estero deve superare dei controlli molto rigorosi prima di essere utilizzato per produrre la pasta. I controlli sul grano riguardano sia le leggi europee che le leggi italiane. Solo dopo aver superato tali controlli, il grano può raggiungere il pastificio. A propria volta l’azienda esegue delle analisi: se i risultati sono irregolari il grano non viene utilizzato.

È davvero necessario importare grano duro dall’estero per produrre la pasta in Italia?

Barilla importa grano duro dall’estero per riuscire ad avere a disposizione nella giusta quantità e qualità il grano duro necessario per produrre la pasta. Ad esempio il grano duro proveniente dall’estero presenta un maggior tenore di glutine che è necessario per dare alla pasta la consistenza dopo la cottura a cui siamo abituati. Barilla utilizza comunque il 65-70% di grano italiano e tra i propri marchi ha una linea di pasta realizzata solo con grano italiano (questa informazione è specificata sulle confezioni).

Le micotossine sono un problema nella produzione della pasta?

I livelli di micotossine nel grano duro utilizzato per produrre la pasta devono essere sempre inferiori ai limiti di legge. Se questi limiti vengono superati, il grano in questione non viene utilizzato. I limiti per le micotossine, compresa la micotossina DON, vengono stabiliti a livello europeo e fanno riferimento alla tollerabilità delle micotossine stesse. Per quanto riguarda la pasta Barilla, i livelli di micotossine sono sempre risultati inferiori ai limiti. Queste precisazioni riguardano l’ultimo decennio, dato che fino al 2005-2006 non esisteva una legislazione europea sulle micotossine.

Pasta con grano importato e micotossine: le risposte di Girolomoni

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Girolomoni è un’azienda italiana che produce pasta a base di cereali coltivati secondo il metodo dell’agricoltura biologica. Utilizza esclusivamente grano e altri cereali bio e di provenienza italiana per tutti i tipi di pasta realizzati.

Il problema delle micotossine nel grano duro può riguardare anche le coltivazioni biologiche?

Il problema micotossine può riguardare anche le coltivazioni biologiche di grano duro e altri cerali come il farro. Se in passato nelle coltivazioni del centro-sud Italia non era un problema che sentivamo, oggi con i cambiamenti climatici i cereali sono sottoposti a condizioni particolari che richiedono maggiori controlli lungo tutta la filiera. È importante quindi dal nostro punto di vista avere approvvigionamenti di grano in cui possiamo verificare ogni fase della filiera, fin dalla coltivazione in campo.

I consumatori che scelgono la pasta bio realizzata con grano duro italiano hanno maggiori garanzie per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente e della salute?

Sì, dà maggiori garanzie. Non tanto per una questione di certificazione, un prodotto per essere etichettato bio deve rispettare le stesse normative ed è sottoposto ai medesimi controlli. Ma secondo noi gli aspetti salutistici e ambientali vanno visti in un’ottica che va oltre la semplice certificazione biologica. Importare cereali bio dall’estero ha un impatto ambientale sicuramente maggiore in termini di logistica, ma soprattutto significa perdere un’opportunità importante di riqualificazione del nostro territorio, di conversione di terreni dall’agricoltura chimica all’agricoltura biologica. La salute non passa solo in quello che mangiamo, ma anche dal territorio in cui viviamo e respiriamo.

Quali sono a vostro parere le caratteristiche di una vera pasta di qualità?

Biologico come punto di partenza, controllo della filiera per avere cereali sicuri e di qualità, una buona acqua, moderne tecnologie e una lenta essiccazione per rispettare le qualità del grano. Ultimo ma non meno importante, un giusto prezzo pagato agli agricoltori.

Pasta con grano importato e micotossine: le risposte di Coldiretti

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Coldiretti difende la pasta prodotta con grano italiano da filiera controllata di cui i pastifici possono conoscere tutte le caratteristiche, dalla coltivazione fino al prodotto vero e proprio da portare in tavola.

Il grano duro importato dall’estero è sicuro? Le micotossine sono un problema?

Pare che gli ultimi risultati delle analisi sui livelli delle micotossine nel grano duro arrivato al porto di Bari fossero superiori a qualsiasi limite di sicurezza. Le micotossine sono un problema che riguarda sia il grano coltivato all’estero che il grano italiano, sia il grano biologico che il grano non biologico. La presenza delle micotossine nei cereali è molto legata alle condizioni climatiche e di certo dovrebbe essere controllata sin dalla materia prima. Per le aziende produttrici di pasta è più semplice avere a disposizione del grano duro davvero di qualità grazie ai contratti di filiera con le realtà agricole italiane. Bisogna infatti tenere presente che le aziende che scelgono grano duro importato dall’estero o stoccato nei silos non stanno scegliendo una materia prima ‘di filiera’, cioè non ne conoscono fino in fondo le origini. Le aziende produttrici di pasta che prevedono dei contratti di filiera con i produttori di cereali italiani possono conoscere tutta la storia del grano che verrà utilizzato per realizzare la pasta. Un ultimo dubbio: non sarà che i livelli ammissibili per le micotossine nei cereali stabiliti per l’Italia sono più elevati per favorire le importazioni di grano duro dall’estero?

È davvero necessario importare grano duro dall’estero per produrre la pasta in Italia?

Le aziende produttrici di pasta compiono scelte diverse. Ci sono aziende che scelgono di produrre pasta solamente con grano italiano e aziende che abbinano il grano italiano a grano importato dall’estero, formando un mix tra queste due materie prime. Alcune aziende italiane dichiarano di importare grano duro dal Canada e dalla Francia – Paesi che nell’immaginario dei consumatori sono sinonimo di qualità e sicurezza – ma resta il dubbio che possano importare anche grano di scarsa qualità da altri Paesi, soprattutto per risparmiare sulle materie prime, senza che i consumatori lo vengano a sapere dato che l’indicazione di provenienza del grano non è riportata in etichetta.

Come possiamo orientarci per scegliere una pasta di qualità?

La questione non riguarda tanto la scelta di una pasta bio o non bio dato che il problema delle micotossine è presente sia nell’agricoltura convenzionale che nell’agricoltura biologica. I consumatori italiani possono dare la propria preferenza, se vogliono, alla pasta prodotta da pastifici nazionali che utilizzino grano della filiera produttiva Made In Italy di cui le aziende stesse possono conoscere tutte le caratteristiche per filo e per segno. Tra gli esempi virtuosi da questo punto di vista troviamo il pastificio Iris in provincia di Cremona e il pastificio Sgambaro in provincia di Treviso. I consumatori attenti all’impatto ecologico degli alimenti preferiranno probabilmente scegliere la pasta biologica, perché la sua produzione, a partire dai metodi di coltivazione del grano, è più rispettosa dell’ambiente. Senza dimenticare che la scelta della pasta può basarsi anche sulle qualità organolettiche del prodotto, a partire dalla consistenza e dal gusto.

Pasta con grano importato e micotossine: le risposte di Confagricoltura

pasta confagricoltura

Secondo Confagricoltura i consumatori possono stare sicuri sulla scelta sul consumo della pasta, perché per le aziende utilizzare grano duro di scarsa qualità o contaminato da livelli elevati di micotossine sarebbe un vero e proprio autogol.

Quali sono i consigli di Confagricoltura per leggere le etichette della pasta e per scegliere la pasta migliore?

In qualsiasi pacco di pasta secca venduto sul territorio nazionale l’etichettatura indica semplicemente gli ingredienti, che sono sempre e solo: semola di frumento duro (anche integrale) e acqua. Nel caso delle paste fresche, a questi ingredienti si può aggiungere l’uovo e nel caso delle paste “speciali” anche altri ingredienti (ad es. succo di pomodoro, di spinaci, ecc). Non si può definire “a priori” una pasta migliore di un’altra senza aver fatto prima un confronto di: parametri chimico-fisici, tempi e resistenza alla cottura e caratteristiche organolettiche. Perciò non crediamo che sia possibile attestare, senza queste prove, che una pasta sia migliore di un’altra.

Il timore è che il grano duro importato dall’estero sia contaminato da elevati livelli di micotossine. Come possono difendersi i consumatori?

Non è certo interesse dei molini e dei pastifici produrre semola e pasta con grano duro contaminato da micotossine, perché, nel caso fosse trovata in commercio pasta contaminata, l’impresa coinvolta subirebbe pesanti sanzioni penali e amministrative insieme ad un rilevante danno d’immagine che ne penalizzerebbe immediatamente le vendite. Perciò è interesse delle stesse imprese di trasformazione controllare scrupolosamente le forniture di frumento duro, sia in arrivo dall’estero che dal nostro Paese. I consumatori dovrebbero essere consapevoli che la pasta, come qualsiasi prodotto alimentare, è sottoposto a controlli severi, prima di tutto da parte di tutte quelle imprese industriali e commerciali che hanno un marchio affermato e una storia commerciale da difendere e poi dagli organismi di controllo istituzionali. Pertanto, pur non potendo escludere totalmente la possibilità di contaminazioni accidentali in un qualsiasi stadio della filiera produttiva (vedi il caso recente della plastica nelle barrette di cioccolato) il consumatore può essere ragionevolmente certo che la pasta che acquista è fatta con grano duro – nazionale e/o estero – sano e controllato.

In Italia e in Europa non è obbligatorio indicare in etichetta il Paese di provenienza del grano duro utilizzato per produrre la pasta. Cosa ne pensate?

Vero. Ma Confagricoltura è tra le organizzazioni che da molto tempo chiede che nell’etichetta degli alimenti sia indicata almeno la provenienza dell’ingrediente principale. Questa indicazione non dovrebbere presentare particolari difficoltà nel caso della pasta, dove l’ingrediente principale è il frumento duro.

Ci aiutate a chiarire la questione dei limiti per la micotossina DON?

Il limite massimo di 1750 ppb per il DON (deossinivalenolo) nel grano duro non trasformato è fissato con un regolamento dell’Unione Europea ed è valido in tutti i Paesi dell’UE. In termini più semplici, si tratta di 1,75 milligrammi per kilogrammo (1 milione di milligrammi). Questo limite massimo di contaminazione si applica sia al grano prodotto in Italia o in UE, che a quello proveniente da Paesi extra UE, come il Canada o il Messico. Il grano importato non deve superare questo limite di DON quando entra nel territorio italiano. Tuttavia molti Paesi extra UE stabiliscono a titolo cautelativo un limite più basso di micotossine nel prodotto che viene spedito all’estero, soprattutto per nave, in quanto durante il viaggio il tasso di contaminazione può aumentare a causa delle condizioni di trasporto (caldo eccessivo, umidità, scarsa ventilazione).

Scegliere pasta prodotta con grano duro italiano, magari da aziende biologiche, è l’unica soluzione per avere a disposizione una pasta di qualità?

Non è detto. La qualità del grano dipende da moltissimi fattori: dalla qualità e varietà della semente, dalle pratiche agronomiche utilizzate nella coltivazione e dall’andamento climatico primaverile-estivo, solo per citarne alcune. E dalla qualità del grano dipende quella della semola, da cui poi si ottiene la pasta. Perciò può capitare che la qualità a livello di pastificazione industriale sia ottenuta miscelando semole di grano duro di diversa provenienza. È una soluzione che ovviamente non ci piace, ma qui sta la differenza tra l’agricoltore che può vendere solo il grano che produce nei suoi campi, buono o cattivo che sia, e il molino o il pastificio che, potendo comprare grano o semola dovunque e da chiunque, possono ottenere sempre una determinata qualità.

I consumatori devono preoccuparsi per le micotossine nel grano duro?

La contaminazione del grano duro è, per fortuna, una eventualità abbastanza remota, che avrebbe qualche probabilità di verificarsi solo in caso di andamento climatico molto sfavorevole nei mesi che precedono il raccolto. Se tali condizioni dovessero verificarsi, i controlli condotti da stoccatori e trasformatori, prima ancora che dalle autorità sanitarie, sono comunque in grado di far scattare un’allerta rapida e i provvedimenti conseguenti.

Qual è la posizione di Confagricoltura sull’argomento micotossine e controlli?

I controlli sull’eventuale presenza di micotossine nel frumento duro sono necessari e, se la situazione lo richiede, vanno intensificati. Ma devono essere svolti dagli organismi di controllo competenti (polizia di frontiera presso le Dogane di terra e marittime, i vari Corpi di polizia sul territorio nazionale). Non si possono improvvisare con mezzi e strumenti inadeguati né i prelievi di campioni di grano né la successiva analisi, che va eseguita in laboratori autorizzati con i metodi ufficialmente riconosciuti dall’Unione Europea. In caso contrario si potrebbero ottenere facilmente risultati approssimativi su qualsiasi grano. Dopo il clamore mediatico suscitato dalle “analisi” condotte a Bari su grano importato, le analisi ufficiali hanno certificato la totale assenza di micotossine. Dobbiamo quindi valutare con molta attenzione certe iniziative, che spesso hanno volutamente, grazie a chi le “orchestra”, anche notevole impatto mediatico ma rischiano di arrecare un danno enorme ai nostri alimenti più tipici e alle loro filiere produttive, creando confusione e disinformazione tra i consumatori.

pasta grano

Ora avete le idee più chiare? Quali sono le vostre preferenze nella scelta della pasta? Di solito preferite la pasta biologica? Vi eravate mai posti la questione della provenienza del grano duro per la produzione della pasta in Italia?

Consulta qui una tabella utile con i limiti massimi ammessi per le micotossine nel grano e in altri cereali in Italia.

Marta Albè

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