Manovra, Robin Tax: ecco perché penalizza energie rinnovabili e ambiente

È previsto per oggi alle 20, in Senato, il voto di fiducia sulla Manovra che conferma anche la Robin Tax per le aziende del comparto delle energie rinnovabili. Il governo ha presentato il maxiemendamento e ha posto la fiducia sul nuovo testo e, mentre si attende l'esame di congruità della Commissione Bilancio, sono confermate anche altre misure

Il contributo di solidarietà del 3% per i redditi oltre 300mila euro scatterà dal primo gennaio 2011 al 31 dicembre 2013 e colpirà il reddito complessivo, con la tassazione aggiuntiva che andrà a colpire la parte di reddito eccedente i 300 mila euro. Confermato l’innalzamento dell’Iva al 21%, che dovrebbe portare all’Erario un surplus di gettito pari a 700 milioni di euro nel 2011 e di 4.236 dal 2012. Sì anche all’adeguamento delle pensioni delle donne dal 2014.

Sulla Manovra, tuttavia, continuano a piovere le critiche, da varie parti, anche all’indomani dello sciopero genrale promosso dalla CGIL. Sciopero appoggiato anche da Legambiente il cui presidente, Vittorio Cogliati Dezza, conferma a greenme.it le sue perplessità sulla manovra e, in generale, sulla politica del Governo in materia di ambiente e politica energetica: “La Robin Tax”- commenta Cogliati Dezza – ha oltretutto il demerito di penalizzare, sia pure indirettamente, il settore dellenergia elettrica e, più in generale, tutto il comparto delle energie rinnovabili“.Quello delle energie rinnovabili”-continua Cogliati Dezza, “È un settore che è più debole rispetto ad altri settori dell’economia italiana. la Robin Tax è solo l’ultimo provvedimento in ordine di tempo che lo penalizza duramente ma, nel corso dell’anno, già altre misure hanno colpito il settore delle rinnovabili, con accanimento”. Legambiente , infatti, aveva diramato lunedì scoro un lungo comunicato stampa con cui, nel ribadire la contrarietà alla manovra ed alla Robin Tax, si dava un dava appoggio allo sciopero di ieri e si passavano in rassegna tutti i provvedimenti del Governo che, secondo l’associazione ambientalista, sono andati a danno di una corretta politica ambientale, energetica, economica e di salvaguardia del territorio e del paesaggio. Secondo le dichiarazioni di Cogliati Dezza, riportate nel comunicato, infatti : “I contenuti della manovra predisposta dal Governo, appaiono del tutto inadeguati alla gravità della crisi che stiamo vivendo, che è parallelamente sociale, economica e ambientale. Questa manovra acuisce le disuguaglianze, aggrava la precarietà, riduce la sicurezza dei cittadini e aggredisce il territorio”.

Ma secondo Legambiente gli aspetti negativi della manovra economica sarebbero molteplici, a partire da quello che viene definito un vero e proprio “attacco” perpetrato a danno del territorio, causato dal via libera ad un’edilizia selvaggia e di rapina. Secondo Legambiente, infatti, nella manovra approvata a Luglio sono state introdotte modifiche al quadro normativo che guardano al passato, a una stagione di sviluppo senza regole e di degrado invece che verso una stagione di nuova qualità, attenzione al paesaggio e ai valori del delicato e fragile territorio italiano: dopo l’introduzione della Dia per larga parte delle opere edilizie e la successiva ulteriore semplificazione con la Scia , si è arrivati infatti ad introdurre il silenzio assenso anche per le operazioni edilizie più complesse, fino ad oggi soggette a permesso di costruire, col rischio – essendo ancora moltissimi i Comuni senza piani regolatori di nuova generazione o con regolamentazione ancora generica – di trasformare il territorio in un coacervo di interventi privi di disegno organico, che aggraverà il rischio idrogeologico, oltre ad allargare le maglie all’abusivismo senza dare alcuna risposta né ai bisogni abitativi né a quelli occupazionali e rendendo ingovernabile il territorio, con gravi rischi per la sicurezza dei cittadini.

Legambiente ritiene particolarmente gravi, poi, le diverse modifiche introdotte dal Codice dei beni culturali e del Paesaggio: con l’estensione da 50 a 70 anni della soglia temporale per la quale diventa possibile sottoporre il patrimonio immobiliare pubblico o di enti no profit o religiosi ad accertamenti per verificarne il grado di interesse culturale, si cancellano le limitazioni imposte da eventuali vincoli e da possibili interventi del Ministero dei Beni culturali; con l’abolizione dell’obbligo, previsto sin dai tempi della Legge Bottai (la 1089/1939), per cui il Ministero deve essere informato di qualsiasi trasferimento della proprietà dei beni vincolati, l’amministrazione non avrà più alcuna informazione su chi ha materialmente disponibilità di un bene vincolato ed è quindi anche responsabile del rispetto delle regole di corretta conservazione dello stesso. Infine, il parere che il Soprintendente è chiamato a dare per gli interventi da attuarsi in aree sottoposte a vincolo paesaggistico, passerà da vincolante ad obbligatorio con silenzio-assenso dopo 90 giorni dalla ricezione del progetto.

Pericolosi anche i provvedimenti che vorrebbero spingere la riqualificazione urbana: nonostante il fallimento del cosiddetto “piano casa” varato dal Governo nel 2009, infatti, vengono riproposte le misure di incentivazione volumetrica allargate ad ogni funzione, non solo quella residenziale, ma al di fuori di qualsiasi pianificazione comunale se da realizzarsi in aree urbane degradate con deroghe che non fanno che aggrovigliare ulteriormente la giungla normativa. Bocciatura su tutti i fronti, dunque. Così continua Cogliati Dezza: “Per Legambiente questi temi sono fondamentali per il futuro del Paese. Occorre una riflessione ponderata e provvedimenti urgenti per avviare una seria manutenzione e riqualificazione del patrimonio edilizio e del territorio italiano. È necessario avviare una profonda innovazione che abbia al centro gli obiettivi che riguardano il clima e la riduzione dei consumi energetici nelle abitazioni, come ci impongono le direttive europee, e la messa in sicurezza statica degli edifici. È a partire da qui che vanno sostenute nuove filiere industriali e rilanciata l’occupazione. Occorre, inoltre, avviare riforme profonde che permettano al nostro Paese di ridurre il debito pubblico facendo pagare chi non lo ha mai fatto, come le tante lobby che distruggono l’ambiente e il paesaggio italiano: chi sfrutta il demanio, le cave, le sorgenti idriche, le case sfitte”.

Molta preoccupazione viene sollevata anche dalla proposta, nella manovra di Luglio, di costituire fondi d’investimento immobiliari al fine di valorizzare o dismettere il patrimonio immobiliare di Regioni, Province e Comuni (art. 33), così come dalle ipotesi di condono, di sospensione degli abbattimenti delle costruzioni abusive in Campania e di reintroduzione del diritto di superficie sulle spiagge per 90 anni, riproposti con recenti emendamenti da alcuni deputati del Pdl.

Negativa anche la situazione in materia di politica energetica. Anche in questo caso, infatti, per Legambiente si sono fatti dei passi indietro: il Decreto di luglio ha dato il via libera alla riconversione a carbone della mega centrale di Porto Tolle, assicurando una deroga alle disposizioni di Legge nazionali e regionali, in barba alla sentenza del Consiglio di Stato sull’inidoneità ambientale e al rischio sanitario per la popolazione, mentre la Manovra di agosto ha previsto anche di allargare la cosiddetta “Robin hood tax” alle fonti rinnovabili, con una tassazione che risulta incomprensibile visto il ruolo positivo che questo tipo di impianti stanno avendo in termini energetici e occupazionali, e schizofrenica perché quegli stessi impianti beneficiano di incentivi che verrebbero ulteriormente tassati.

Non poteva mancare una stoccata anche sulle alterne vicende del Sistri, il sistema di telematico di tracciabilità dei rifiuti: “Si è tentato anche di abolire i Sistri”, sostengono quelli di Legambiente-“Nonostante il Paese sia devastato dalle discariche, dai riifuti pericolosi e dalle attività dell’ecomafia. Del resto questo Governo ha perso anche l’ennesima occasione, offerta dal recepimento della direttiva europea sui reati ambientali, per introdurre questi delitti nel codice penale. Cosicché, i reati ambientali continuano a rientrare tra le contravvenzioni, le sanzioni rimangono scarsamente deterrenti e i tempi di prescrizione bassissimi, a tutto vantaggio dei disonesti.”

Ci sarebbe, poi, un tentativo di riproporre norme contrarie all’esito dell’ultimo referendum sui servizi pubblici: con la manovra economica in fase di discussione e già approvata con DL n. 138 del 13 agosto scorso, il Governo ha riproposto (negli articoli del Titolo II) la sostanza delle norme abrogate con volontà popolare nel referendum, nfatti, l’articolo 4 ripresenta il vecchio Decreto Ronchi e persino nuove date di scadenza per le prossime privatizzazioni dei servizi pubblici locali, mentre l’articolo 5 arriva a dare un premio in denaro agli enti locali per convincerli a lasciare al mercato delle privatizzazioni i propri servizi essenziali per le comunità. Tagli indiscriminati, inoltre, anche per i beni e le attività culturali al posto di riforme ed investimenti lungimiranti per lo sviluppo del Paese, mentr il MIBAC potrebbe perdere un quinto del personale, circa 4mila dipendenti, rischiando così di non essere più in condizione di esercitare molte delle sue funzioni di salvaguardia del nostro patrimonio.

Quello di Legambiente, dunque, è un vero e proprio “cahier de doléances“: “In tutti i Paesi europei si cerca di capire come spostare il peso della fiscalità dal lavoro al consumo delle risorse ambientali e alle emissioni di CO2, in modo da premiare gli investimenti virtuosi, e si punta ad aggredire le speculazioni finanziarie internazionali attraverso la Tobin Tax. Ed è questa la prospettiva cui l’Italia dovrebbe guardare – conclude Cogliati Dezza -, perché può consentire di recuperare risorse, creare occupazione immediata e duratura, e costruire le condizioni per una crescita reale e sostenibile. Sbaglia, infatti, chi pensa che la risposta alla gravissima crisi che ha inciso profondamente nell’economia e nella società italiana, possa venire dalle solite ricette e dalla concorrenza sul costo del lavoro o dall’abbattimento dei controlli ambientali. Deve essere chiaro a tutti che quella che stiamo attraversando non è una ciclica situazione di difficoltà dopo la quale ripartiranno le solite produzioni industriali fatte di automobili e produzioni inquinanti, di palazzoni energivori e seconde case, di turismo d’agosto, di contratti e forme di lavoro sempre più precarie e una rinnovata capacità di arrangiarsi. Quell’idea di sviluppo appartiene ormai al passato e non avrà spazio nel futuro. Per tutto questo riteniamo inaccettabile la manovra del governo”.

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