Referendum nucleare in Sardegna: oltre il 60% di votanti. Stravince il SI per dire NO all’atomo

E’ stata una valanga di Sì. Un vero e proprio plebiscito. Nonostante la poca informazione sul referendum consultivo sul nucleare che si è svolto in Sardegna, il popolo sardo non solo ha superato di gran lunga il quorum del 33% necessario affinché la consultazione fosse valida, ma dai primi scrutini di queste ore il risultato contro l’atomo è schiacciante: il 98,14% dei cittadini sardi che si sono recati alle urne ha risposto SI al quesito: Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?

È stata una valanga di Sì. Un vero e proprio plebiscito. Nonostante la poca informazione sul , il popolo sardo non solo ha superato di gran lunga il quorum del 33% necessario affinché la consultazione fosse valida, ma dai primi scrutini di queste ore il risultato contro l’atomo è schiacciante: il 98,14% dei cittadini sardi che si sono recati alle urne ha risposto SI al quesito: Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?

L’affluenza definitiva è stata del 59,34%, 877.982 persone, si sono espresse sul nucleare. Più della metà degli aventi diritto che avrebbe reso valido anche un referendum abrogativo, come sarà quello nazionale previsto per giugno 2011.

Secondo i dati comunicati dai Comuni alla chiusura dei seggi al Servizio elettorale della direzione generale della presidenza della Regione, infatti, e secondo quanto riportato dall’AGIin provincia di Cagliari e’ andato alle urne il 61,39 per cento degli elettori, nel Nuorese il 59,12 per cento, nell’Oristanese il 57,83 per cento, nel Medio Campidano il 61,59 per cento, nella provincia di Carbonia-Iglesias il 65,91 per cento, in provincia di Sassari il 59,34 per cento, in Ogliastra il 58,67 per cento e nella provincia di Olbia-Tempio il 56,73 per cento”.

Di questi, oltre il 98% ha detto NO alle centrali nucleari in Sardegna rispondendo SI. Un segnale importante che dovrebbe far riflettere tutti in vista del prossimo referendum di giugno 2011. Anche perché era dal 2006 che un referendum in Italia non raggiungeva il quorum necessario.

LE REAZIONI

Piena soddisfazione per la partecipazione al voto sul referendum consultivo regionale contro il nucleare è stata espressa prima di tutto dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci:Con questo pronunciamento il Popolo Sardo dice che intende scegliere, che la nostra Isola non accetta scelte calate dall’alto e che intende invece proporsi come modello da seguire a livello nazionale e internazionale

“Il popolo sardo ha vinto” – esulta Bustianu Cumpostu, coordinatore del movimento indipendenti Sardigna natzione Indipendentzia (Sni), fra i promotori del referendum regionale sul nucleare – “Il popolo sardo ha deciso di decidere il proprio futuro, ha detto no all’ultima servitu’-schiavitu’ che lo stato italiano, mediante il suo governo, voleva imporre ai sardi“, aggiunge Cumpostu. “Il comitato promotore-Sardigna Natzione, come a suo tempo ha interpretato le aspettative di riscatto antinucleare, ha raccolto le firme e promosso il referendum, con la stessa umiltà e referenza verso il suo popolo, oggi ne coglie, con grande piacere, la grande maturità e senso di condivisione collettiva che ha dimostrato nella partecipazione al voto referendario“, dichiara l’esponente indipendentista, e, riferendosi al risultato, si tratta di “grande messaggio che parte da un piccolo popolo dalla grande storia“.

”Il superamento del quorum con oltre la meta’ degli aventi diritto al voto nel referendum sul nucleare in Sardegna conferma la truffa tentata ai danni dei cittadini dal governo Berlusconi”. Commentano i senatori Ecodem Roberto Della Seta e Francesco Ferrante i quali, in riferimento al dietrofront del governo sul nucleare dichiarano ‘‘i cittadini sardi recandosi in gran numero alle urne hanno dimostrato che gli elettori non hanno bisogno di essere messi sotto tutela, e hanno invece rivendicato il diritto di decidere sul proprio futuro e sulla tutela della propria salute”. ”A questo punto – concludono i due senatori ecodem – e’ tanto più importante impedire lo scippo del referendum e contrastare il silenzio imposto sui temi referendari in gran parte di media”.

Adesso possiamo festeggiare davvero“. Fa eco la segreteria del PD Per il Pd il quorum da superare non era il 33% ma il 50%, quello del referendum abrogativo nazionale, perché dalla partecipazione di oltre la meta’ dei sardi sarebbe arrivato il primo segnale democratico di questo mese di maggio al Governo. Adesso la Sardegna ha parlato a nome di tutto il Paese. Il nostro no al nucleare e’ un no di tutta l’Italia se non sara’ consentito il voto al referendum abrogativo a giugno“. “Ho appena informato Bersani del risultato e il ringraziamento ai sardi viene da tutti i democratici italiani“, annuncia il segretario del Pd sardo, Silvio Lai. “Siamo felici che dai sardi non arrivi solo un no per la Sardegna”, commenta il capogruppo in Consiglio regionale, Mario Bruno, “ma un sì alle energie rinnovabili e agli investimenti sul futuro in tutta Italia“.

La prima spallata all’arroganza del potere” Così commenta l‘Italia dei ValoriI nostri militanti hanno raccolto, contro tutto e contro molti, le firme per i tre referendum nazionali del 12 giugno assieme a quelle per la consultazione promossa dal Comitato SiNoNucle, e i 50.000 elettori di Idv hanno contribuito in maniera determinante al quorum (e, pensiamo, al soverchiante SI’) di quello regionale”, sostiene Idv. “Non dobbiamo assolutamente far cadere la tensione anche sul referendum abrogativo del 12 giugno, perché e’ quello che, cancellando le leggi, puo’ dare un colpo mortale contro il nucleare (neutralizzando i trucchi del governo che ora rallenta per poi farlo), la privatizzazione dell’acqua e il legittimo impedimento

Il ‘no’ al nucleare ha stravinto. Un segnale chiaro a chi pensa che gli italiani si faranno prendere per il naso. Dalla Sardegna arriva una vittoria eclatante, e non solo per i cittadini dell’isola. Ogni italiano voterebbe allo stesso modo. Il Parlamento nazionale, che domani si appresta a decidere sul finto stop al nucleare proposto dal governo, ne prenda atto”. Le oltre 80 associazioni del Comitato ‘Vota Sì per fermare il nucleare’ esultano all’esito del referendum consultivo: “Un risultato eclatante vista la scarsissima presa degli ultimi referendum. E tanto più forte perché arriva dopo mesi di disinformazione e boicottaggio sul nucleare”. Il comitato, poi, sottolinea la portata del voto: “In Sardegna il quorum è stato calcolato sul totale degli aventi diritto al voto,circa 1.480.000 persone. Solo il 25% dei quali è stato interessato anche dalle amministrative (93 comuni su 377). Segno che il no degli italiani al nucleare vince anche sui trucchetti come il mancato accorpamento alle amministrative – che ci costa 400 milioni di euro circa – e la disinformazione: dalla moratoria sulle centrali al regolamento Rai approvato con un mese di ritardo fino al finto stop in discussione domani alla Camera”. Proprio ai deputati il le associazioni rivolgono un appello: “Non si prestino alla presa in giro contenuta nel decreto Omnibus: non basta mettere in pausa il nucleare, bisogna cancellarlo e aprire le porte ad un futuro libero da scorie e radiazioni”.

“Nonostante il silenzio assordante di molti media sul tema del referendum sul nucleare e l’oblio che ormai cela la sciagura – ancora drammaticamente in corso – di Fukushima, l’enorme affluenza al voto in Sardegna conferma la volontà dei cittadini di partecipare concretamente alle scelte per il proprio futuro non solo energetico”. Il superamento del quorum – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezzarappresenta il raggiungimento di un obiettivo per nulla facile. Questo successo ci esorta, quindi, a continuare con più forza la nostra battaglia per un futuro pulito, sicuro e partecipato perché, senza possibilità di equivoco, il primo risultato ottenuto oggi è quello della volontà dei cittadini”.

Il dato che arriva dall’Isola – dichiara invece il WWF – è la dimostrazione della voglia dei cittadini di riappropriarsi del diritto di decidere della tutela del proprio territorio all’insegna della sostenibilità ambientale e che, quando gliene viene data la possibilità, non si sottraggono al dovere di esprimersi su questioni così importanti, come il rischio che la propria terra possa ospitare centrali nucleari o siti di scorie radioattive. “Si tratta di un vero e proprio plebiscito che spazza via dall’isola l’incubo nucleare. Se qualcuno voleva la dimostrazione che i cittadini non vogliono ritornare all’atomo, il segnale è arrivato fortissimo e chiaro. Ora l’incubo nucleare va abbandonato, insieme ai trucchetti per riproporlo tra due anni: gli italiani hanno il diritto di votare al referendum del 12 e 13 giugno per spazzare via davvero ogni velleità di riaprire le centrali. Chiediamo pertanto che i cittadini finalmente siano adeguatamente informati“. Commenta il presidente dell’associazine del Panda Stefano Leoni “Il risultato del referendum in Sardegna è andato ben oltre le aspettative. Siamo certi che questo risultato sarebbe analogo in tutte le Regioni se si votasse sulla collocazione delle centrali. Di questo i legislatori e il Governo non possono non tener conto, rispettando la volontà popolare e chiudendo definitivamente con il ritorno al nucleare che non solo mette a rischio la sicurezza, la salute e l’ambiente, ma ci sta facendo perdere tanto tempo e denaro“.

E infine vogliamo sottoporvi una voce fuori dal coro: il comunicato che ci è giunto poco prima della chiusura del voto da parte di Circoli dell’Ambiente che, alla luce del risultato finale, fa ancora più sorridere per la faziosità della loro posizione: “Il dato definitivo di una Sardegna chiamata al voto per le amministrative ci dice che meno del 50% degli aventi diritto si è espresso al referendum consultivo sul nucleare: se queste sono le premesse, il 12 e 13 giugno l’astensione consapevole prevarrà a larghissima maggioranza e doppierà il numero dei votanti. Sarebbe interessante capire quanti, trovandosi in mano la scheda per votare il proprio Sindaco ed il proprio Presidente della Provincia, avevano la necessaria consapevolezza per esprimersi anche sull’energia atomica: sono sicuro che, dato il monopolio mediatico dell’ambientalismo estremista e fondamentalista, neanche l’80% dei votanti era in condizione di scegliere con lucidità”. Sono le dichiarazioni di Alfonso Fimiani, che conclude: “Cosa avranno da esultare gli anti-nuclearisti? Anche in Sardegna, dove l’election-day aveva di fatto favorito la partecipazione al voto, hanno perso a favore degli astensionisti, che trovano nei Circoli dell’Ambiente e nei Comitati dell’Astensione i loro rappresentanti. E poco importa se il quorum per l’inutile referendum consultivo regionale era abbassato al 33%: quel che conta è che il 12 e 13 giugno la maggioranza degli Italiani si asterrà”.

E come i numeri hanno smentito Fimiani in Sardegna, siamo certi che anche a giugno i fatti faranno altrettanto. Sempre che ci sia un referendum sul nucleare da votare. Per il momento si rimane in attesa del voto da parte della Camera sull’emendamento incriminato che renderebbe inutili le consultazioni in quanto sopprimerebbe tutte le norme sulla costruzione di nuove centrali stando anche alle parole di Paolo Romani secondo cui “con l’emendamento vengono abrogate esattamente le norme che sono oggetto del quesito referendario“.

Almeno per il momento come ci ha tenuto a precisare nei giorni scorsi Berlusconi, uscendo allo scoperto. Dopo il voto alla Camere, spetterà alla Corte di Cassazione dire se il voto del Parlamento sia sufficiente o se si dovrà tenere, come tutti speriamo, il referendum abrogativo i prossimi 12 e 13 giugno.

Simona Falasca

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