Biancaneve e il bacio del Principe: il #politicallycorrect ci sta sfuggendo un po’ troppo di mano

Il Principe Azzurro non è nemmeno più libero di dare un bacio alla sua Biancaneve. Come ci sfuggendo di mano il "politically correct".

DISCLAIMER, NO QUESTA NON E’ UNA FAKENEWS: Cari tutti, ci teniamo a specificare che non abbiamo dato “la notizia di Biancaneve” (o non notizia, come ormai è stata definita), ma abbiamo scritto un pezzo di opinione, con tanto di intervista a una libraia, su un argomento di cui si stava discutendo anche a livello internazionale. Perché no, non è vero che il caso è scoppiato solo in Italia, come vogliono farvi credere. Seconda cosa, stabiliamo cosa è bufala e cosa no. Il post iniziale da dove è partito tutto è un fatto reale, che sia stato ripreso da testate all’estero (The Indipendent solo per citarne uno) e non solo in Italia, che abbia scatenato accesi dibattiti anche. Dove starebbe la fake news? Nel nostro pezzo, tra l’altro, Biancaneve è solo il pretesto per esprimerci su un argomento che abbiamo trattato diverse volte (Vedi cappuccetto e il lupo). Sono 12 anni che tutte le nostre notizie sono ampiamente verificate e corredate di fonti, in quanto il fack checking è una delle cose su cui abbiamo costruito la credibilità del nostro giornale. Non faremo scomparire un pezzo di opinione, perché la censura non è nel nostro DNA. Toglieteci solo una curiosità, il nostro pezzo lo avete letto? SE NON LO AVETE FATTO, VI INVITIAMO A FARLO, FINO ALLA FINE. Si parla dell’importanza delle fiabe, e non solo di Biancaneve

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Il caso Biancaneve e del bacio del Principe ci dimostra che l’onda del politically correct ci sta sfuggendo un po’ troppo di mano

Un bacio senza consenso è un bacio rubato e, come tale, potrebbe essere il preludio a qualcosa di ambiguo, molto ambiguo. E pure a qualcosa che potrebbe creare uno scompenso psicologico, una turba. E finanche, e attenzione qui: potrebbe essere qualcosa di turpe che porterebbe irrimediabilmente a uno stupro. Sipario.

Insomma, il Principe Azzurro adesso non è nemmeno più libero di dare un bacio alla sua Biancaneve.

Dopo che è passato quasi un secolo (il film d’animazione statunitense diretto da David Hand è del 1937), dopo che lei s’è mangiata una mela avvelenata, dopo che, sempre lei, ha tirato a lustro la casa di 7 improbabili minatori e ha parlato con degli uccellini, ora non può nemmeno riposarsi in santa pace ed essere svegliata dall’uomo che, tra l’altro, ha sempre desiderato accanto a sé.

Già, perché non dimentichiamoci che Biancaneve, così come tutto il cucuzzaro di Principesse appese alle labbra di un maschio in calzamaglia, era quella che bramava per tutta la durata di questa (sconsiderata) fiaba: un tizio che la baciasse e rompesse un sortilegio (e la portasse via con sé in groppa a un equino dalle sembianze inquietanti), mentre i 7 minatori di cui sopra, gli uccellini e i cerbiatti erano tutti felici e contenti che questa stralunata finalmente trovasse una via.

Ragazzi, qui siamo presi un po’ troppo dall’onda inarrestabile del politicamente corretto. Ma proprio non riusciamo a discernere un po’ di fatti?

Leggi anche: Vietata la fiaba di Cappuccetto Rosso, è sessista

Biancaneve e il bacio “rubato”, cosa è accaduto

Disneyland, il super mega galattico parco dei divertimenti, ha rinnovato una delle sue giostre originali, la Snow White’s Scary Adventure, un percorso attraverso la fiaba di Biancaneve. La sua scelta, però, ha smosso gli animi dei “politicamente corretti”. Come racconta l’Entertainment Weekly, il parco a tema ha scelto di adottare come finale della corsa lo stesso del film d’animazione, ossia quel tanto sospirato e agognato “bacio dell’eterno amore” del Principe mentre Biancaneve dorme, sostituendo così la morte della regina Grimilde presente nella prima versione dell’attrazione.

Uh e che scelta azzardata! Biancaneve dormiva e quel bacio “rubato” si è reso protagonista di mille polemiche, considerato “non consensuale“. Scalpore, insomma, da chi sostiene che così i bambini imparerebbero che “baciare senza consenso” non è normale. Ovvio, non lo è, ma perché non si contestualizza? Ditemi voi cos’è normale, allora. Conoscere una fiaba vecchia cent’anni e insegnare ai bimbi “il male” e “il bene” o la censura senza se e senza ma?

Ad aprire la polemica è stato il San Francisco Gate, secondo cui: “Il nuovo gran finale de “Snow White’s Scary Adventure è il momento in cui il principe trova Biancaneve addormentata sotto l’incantesimo della Regina Cattiva e le dà il bacio del vero amore per liberarla dall’incanto. Un bacio che lui le dà senza il suo consenso, mentre lei dorme, un bacio che può essere di vero amore solo se una persona sa che sta succedendo”.

Definitivo.

Non siamo già d’accordo sul fatto che il consenso nei primi film Disney sia una questione importante? Che insegnare ai bambini a baciarsi, quando non è stato stabilito se entrambe le parti sono disposte a impegnarsi, non va bene?”, ha continuato The San Francisco Gate. ”È difficile capire perché la Disneyland del 2021 scelga di aggiungere una scena con idee così antiquate su ciò che un uomo può fare a una donna, soprattutto considerando l’attuale enfasi della società sulla rimozione di scene problematiche da giostre come Jungle Cruise e Splash Montagna”, ha concluso il giornale.

Doppiamente definitivo.

Può, una scelta simile, provocare tanto scalpore?

Secondo noi no, non è più pensabile si stia ancora a ragionare sulle favole o sulle fiabe sulle quali tutti noi siamo cresciuti. Avete turbe? La maggior parte di voi risponderà sicuramente di no e avrà, tra le pagine di quei libri, solo piacevoli ricordi.

Come fare, allora, per scavallare il confine tra ciò che le fiabe classiche ci hanno raccontato finora e ciò che adesso, di questi tempi, la società ci impone (e cioè: uguaglianza dei diritti, rispetto per la donna e per i più deboli, inclusione sociale…)? Semplice: suscitare, creare, infondere senso di discernimento e spirito critico.

Questa roba qui, da sola, basta per stare tranquilli. Con buona pace di Disney, ma anche di Perrault o dei fratelli Grimm.

L’importanza delle fiabe (e delle favole)

Ne abbiamo parlato con Francesca Giuliani, libraia de L’ora di Libertà, esperta di letteratura per l’infanzia.

La letteratura per l’infanzia attuale offre una vastissima scelta di testi privi di stereotipi e con messaggi politically correct – ci dice. Ma non per questo dobbiamo mandare al macero tutte le fiabe classiche, che hanno comunque la loro valenza culturale e densa di significati simbolici. Stiamo eliminando dalle storie per bambini determinati elementi giudicati come violenti o politicamente scorretti, edulcorandoli. Proprio questi, invece, possono essere uno strumento prezioso per comprendere la realtà

Cosa significa? Che parlare del lupo cattivo non vuol dire per forza di cose che nell’immaginario del bambino l’animale lupo sarà poi sempre cattivo nella realtà. Invece, proprio quel bambino, si ricorderà che nella vita potrà incontrare persone cattive.

Di censure nel vero senso della parola ne è piena la storia della letteratura di infanzia da un po’ di anni a questa parte. Senza scomodare J.K. Rowling e il suo Harry Potter vietato in alcuni Paesi (in una comunità del Nuovo Messico i libri sono stati gettati in un rogo purificatore perché accusati di satanismo e incitamento alla stregoneria), spulciando qui e lì, si scopre – per esempio – che molti dei libri di Maurice Sendak sono stati censurati: nel suo “La cucina della notte” ci sono alcune tavole in cui il piccolo protagonista è raffigurato nudo. Un vero affronto al pudore che qualcuno non ha retto e ha pensato bene di disegnarci sopra un paio di mutande o di ritagliare la parte incriminata prima di mettere in mano il libro a un bambino.

Ma, andando a ritroso nel tempo, anche “Le avventure di Tom Sawyer” fu vietato negli anni ’30 in Unione Sovietica perché l’autore era troppo borghese e in Brasile perché era ritenuto un comunista e un sovversivo; negli stessi anni in Cina vietarono la diffusione di “Alice nel paese delle meraviglie” perché attribuire intelligenza umana agli animali “equivale a sminuire l’uomo e inoltre gli animali parlanti sono considerati blasfemi“, ci racconta Francesca.

Il cortocircuito

Chi si lamenta di queste favole e fiabe oggi in realtà proprio con queste storie è cresciuto. E il fatto che oggi non abbiano problemi a capire determinati concetti è una dimostrazione concreta che in realtà neanche loro sono stati segnati negativamente da quel tipo di letteratura o film Disney. Non è forse un cortocircuito?”.

Lasciamo, insomma, la classica letteratura d’infanzia al tempo che trova. Ci sarà sempre una favola che non sarà al passo coi tempi, sempre qualche elemento che – se letto con gli occhi di oggi – stonerà in qualche modo. E che vogliamo fare? Vogliamo togliere di mezzo il gatto con gli stivali perché è una tortura per gli animali o Robin Hood perché ruba? E la morale ce la siamo scordata? La funzione per la quale la favola è nata la gettiamo alle ortiche?

Il nostro compito è uno e uno soltanto: insegnare ai nostri piccoli a leggere, a leggere con senso critico, a capire attraverso quelle righe cosa è giusto e cosa no e magari, perché no, prendere spunto da una vicenda particolare per fornire quello che credete sia il giusto insegnamento.

Illustrazione in copertina di Alessandra Loreti 

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